Filangieri

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Filangieri
D'argento alla croce azzurra.
Stato Regno di Sicilia
Regno di Napoli
Regno delle Due Sicilie
Regno d'Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Casata di derivazioneDuchi di Normandia
Titoli
FondatoreRiccardo "Angerio" Filangieri
Data di fondazioneXI secolo
EtniaItaliana
Rami cadetti
  • Candida
  • Candida Gonzaga
  • Conti di Avellino
  • Duchi di Pino
  • Principi di Arianello
  • Principi di Cutò
  • Principi di Mirto
  • Principi di Santa Flavia
  • Principi di Satriano
  • Signori di Lapio
  • Signori di Vietri

La famiglia Filangieri (o Filangeri o Filingeri) è una famiglia nobile italiana di origine normanna[1]. Radicatasi in gran parte del Mezzogiorno d'Italia nella seconda metà dell'XI secolo, occupò un ruolo chiave nella storia del Regno di Sicilia e del Regno di Napoli dopo la caduta degli Altavilla, avvenuta alla fine del XII secolo per mano degli Hohenstaufen[1].

Storiamodifica wikitesto

Famiglia di origine normanna, giunta nel 1045 in Italia, nel Principato di Salerno, al seguito di Roberto d'Altavilla, detto il Guiscardo, con il cavaliere Riccardo di Arnes, figlio di Ruggero, detto Tichel, a sua volta figlio di Crispino, signore di Arnes, appartenente alla stessa famiglia di Rollone, duca di Normandia, e parente stretto del duca Roberto I[2]. Figli di Ruggero "Tichel" di Arnes e fratelli di Riccardo furono Turgisio, Silvano e un altro fratello, il cui nome è ignoto, dai quali discesero rispettivamente le famiglie Sanseverino, Gravina e Sambiase[3]. Riccardo di Arnes partecipò nel 1096 alla prima crociata in Terrasanta sotto il comando di Goffredo di Buglione, col quale era imparentato, che, per l'occasione, lo creò falangiero, ossia capitano delle falangi, da cui il soprannome "Angerio", col quale fu poi identificato e che sostituì definitivamente la dicitura "di Arnes" che seguiva il suo nome[4]. Nel 1099, a seguito della vittoria nell'assedio di Gerusalemme che lo portò a diventare Difensore del Santo Sepolcro, Goffredo volle cambiare nel suo stemma la croce rossa in campo d'argento, concessale da papa Urbano II, con la croce d'oro di Gerusalemme, e lo stesso fece Riccardo, sostituendo la sua con una croce azzurra, il cui colore, lo stesso del cielo, voleva dimostrare come lui avesse partecipato a tale impresa solo in onore e gloria di Dio[5]. Riccardo di Arnes, ossia Riccardo "Angerio", spesso denominato semplicemente Angerio, fu quindi creato conte e signore di Candida, Lapio, Nocera dei Pagani, Pietrastornina e Sant'Adiutore, e sposò Urania, sorella del cavaliere normanno Lamberto[5]. Morì poco prima del novembre del 1104, venendo sepolto nell'abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni[6]. I suoi discendenti furono detti "filii Angerii", cioè "figli di Angerio", e tale dicitura divenne poi il loro cognome e, con i mutamenti della lingua avvenuti nel corso degli anni, assunse infine la forma definitiva di "Filangieri"[7]. Riccardo "Angerio" è quindi considerato il capostipite della famiglia Filangieri[7]. Si vuole che le famiglie Egidio, Molise e Senerchia abbiano avuto origine da un ramo collaterale della famiglia Filangieri[8].

Riccardo "Angerio" Filangieri, capostipite della famiglia Filangieri

Riccardo "Angerio" aveva avuto da sua moglie Urania quattro figli, Roberto, Guglielmo, Ruggero (così denominato in onore di suo padre Ruggero di Arnes) e Tancredi, al primogenito dei quali aveva lasciato la signoria di Sant'Audiore, mentre al secondogenito anche quelle di Candida, Cortimpiano, Lapio, Nocera dei Pagani e Pietrastornina[9]. Da quest'ultimo proseguì la discendenza di Angerio: suo figlio Giordano generò Guglielmo, che ebbe due figli, Giordano e Guidone[9]. Questi ebbe – tra gli altri – Riccardo Filangieri, uno dei più celebri membri della famiglia Filangieri.

Riccardo Filangieri, uno dei più celebri membri della famiglia Filangieri

Signore di Pozzuoli, maresciallo e balì del Regno di Gerusalemme, Riccardo è noto per aver partecipato nel 1228 alla sesta crociata in Terrasanta sotto l'imperatore Federico II di Svevia e per essere diventato in seguito guelfo ed oppositore alla dinastia sveva.

Riccardo Filangieri attacca col suo esercito i pellegrini durante la sesta crociata in Terrasanta

Col passare degli anni la famiglia arrivò a ricoprire le più alte cariche politiche e militari del Regno di Sicilia prima e del Regno di Napoli poi, arrivando infine a possedere un totale di 6 principati, 8 ducati, 2 marchesati, 16 contee e oltre 120 baronie[10]. Fu inoltre insignita del Grandato di Spagna, dell'Ordine del Toson d'oro e di altri illustri Ordini Cavallereschi e nel 1444 fu ricevuta nell'Ordine di Malta[2]. Tra le altre, ha goduto di nobiltà a Benevento, Messina, Napoli nei Seggi di Capuana e Nido, Palermo e Trani nel Seggio di Campo[3]. La famiglia arrivò infine a ramificarsi nelle seguenti linee: principi di Arianello, principi di Satriano, conti di Avellino, signori di Lapio e signori di Vietri nel Regno di Napoli, principi di Cutò, principi di Mirto, principi di Santa Flavia e duchi di Pino nel Regno di Sicilia, e Candida Gonzaga[11]. Anche il suo stemma si diversificò sempre più: i Filangieri aggregati al Seggio di Nilo vi aggiunsero un lambello rosso a tre pendenti per concessione del re Carlo I d'Angiò; i Filangieri di Sicilia usarono nove campane d'oro o d'azzurro rispettivamente in una croce d'azzurro in campo d'argento o in una croce d'argento in campo rosso per essere stati incaricati di suonare, durante i Vespri siciliani, le campane come segnale di allarme in caso di rivolta; i Candida Gonzaga usarono prima una sirena di carnagione coronata d'oro e dalla doppia coda, nuotante in un mare verde, in campo d'argento e poi inquartato con lo stesso identico carico e campo nel 1º e nel 4º quarto e con una croce d'argento in campo d'azzurro nel 2º e nel 3º quarto[12]. Usarono come ornamenti esterni una sirena o un cigno che ciba i suoi piccoli come cimiero, e un'aquila bicipite imperiale d'Asburgo d'Austria racchiudente lo stemma e cimata dalla corona imperiale, aggiunta nel 1720 per concessione dell'imperatore Carlo VI d'Asburgo[13]. La casata è fiorente ed annovera tra i suoi ultimi esponenti l'attrice Christiane Filangieri.

Albero genealogicomodifica wikitesto

Di seguito è riportato l'albero genealogico della famiglia Filangieri dal capostipite Riccardo "Angerio", vissuto nell'XI secolo, fino al XVII secolo, secondo le ricostruzioni degli storici e genealogisti Carlo Padiglione, Filiberto Campanile e Scipione Ammirato[14]:

 Riccardo "Angerio"[A 1]
 
    
 Roberto[A 2]
Guglielmo[A 3]
Ruggero
Tancredi
 
 
 Giordano[A 4]
 
 
 Guglielmo[A 5]
 
  
 Giordano[A 6]
 Guidone[A 7]
  
         
Guglielmo
Matteo
Guidone[A 8]
 Guglielmo[A 13]
Agaluzio[A 14]
Giordano[A 15]
Enrico[A 16]
Riccardo[A 17]
Lottiero
  
         
 Ruggero[A 9]
Pietro
Riccardo[A 10]
Guglielmo
Roberto
Migliore
Giordano[A 18]
 Lottiero[A 19]
 Alduino[A 20]
   
       
 Ilaria "Chilonia"[A 11]
Isabella[A 12]
 Riccardo "il Giovane"[A 21]
Abbo[A 22]
Riccardo[A 23]
 Ruggero[A 24]
Angela[A 25]
  
   
 Filippo[A 26]
Martuccio
 Francesco[A 36]
  
        
 Jacopo/Giacomo[A 27]
Antonio
 Riccardo
Bartolomeo
 Giovanni[A 28]
Petruccio[A 29]
Riccardo[A 37]
Arrigo[A 38]
  
       
 Giacomo Nicola[A 30]
 Lancillo[A 31]
 Riccardo[A 32]
Filippo "il Prete"[A 33]
Maria "Mariella"[A 64]
 Nicolò[A 39]
Petruccio
   
       
 Covello/Gurrello[A 34]
Alduino
Giannuccio
Urbano
Caterina[A 35]
Matteo[A 52]
 Francesco[A 40]
  
       
 Berardino[A 53]
 Filippo[A 54]
Berarda[A 55]
...[A 56]
Giovanni Berardino[A 41]
Luigi
Francesco[A 42]
   
       
 Giulia[A 57]
Lucrezia[A 58]
Cola Antonio[A 59]
 Ferrante[A 60]
 Giacomo Antonio[A 43]
Annibale
 Giovanni Martino "il Vecchio"[A 44]
    
       
 Giovanni Tommaso[A 61]
Giovanni Battista[A 62]
Pirro[A 63]
 Fabio[A 45]
Scipione[A 46]
 Cesare[A 47]
Pompeo
   
       
 Filippo
Marco Antonio
 Giovanni Martino
Pompeo[A 48]
Giovanni Tommaso[A 49]
Annibale[A 51]
Francesco
 
      
 Scipione
Giovanni
Marcello
Fabio
Marco Antonio
...[A 50]

Ramificazionimodifica wikitesto

Principi di Cutòmodifica wikitesto

Alessandro Filangieri del ramo dei principi di Cutò

Il primo ad essere investito del principato di Cutò fu Alessandro Filangieri, marchese di Lucca Sicula, che sposò nel 1706 Giulia Platamone, erede del feudo. Tra i principi di Cutò si annovera un altro Alessandro, capitano e giustiziere di Palermo nel 1726 e un Girolamo, anch'egli capitano e giustiziere nel 1743 e gentiluomo di camera del re Carlo III di Spagna. Il ramo vantò vari viceré e luogotenenti, tra cui Alessandro Filangieri (1803-1806) e il figlio Niccolò (1816-1817 e 1812-1824). Le loro principali dimore furono il Palazzo Cutò sito a Bagheria in Via Maqueda, opera di Giacomo Amato, con uno scalone realizzato dall'architetto Giovanni Del Frago, e il Palazzo Cutò di Corso Vittorio Emanuele, di fronte alla Cattedrale, il cui prospetto si deve all'architetto Emmanuele Palazzotto nel 1836. Appartennero a questo ramo Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangieri di Cutò, madre del poeta Lucio Piccolo, barone di Calanovella, figlio di Giuseppe, e sua sorella Beatrice, madre dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Candida Gonzagamodifica wikitesto

Da un ramo dei Filangieri ebbero origine i Candida, il cui capostipite fu Alduino Filangieri[15]. Il ramo napoletano, per essere succeduto al duca Ferdinando Carlo Gonzaga (1652-1708), aggiunse il cognome Gonzaga al proprio[15]. Tra i membri illustri di questo ramo si annovera Giovanni Candida, vescovo di Bovino nel 1477[15].

Membri principalimodifica wikitesto

Carlo Filangieri, principe di Satriano

Varianti dello stemmamodifica wikitesto

Architetture legate ai Filangierimodifica wikitesto

Campaniamodifica wikitesto

Basilica di Sant'Antonio a Nocera Inferiore, architettura in Campania legata ai Filangieri

Siciliamodifica wikitesto

Palazzo Cutò di Bagheria, architettura in Sicilia legata ai Filangieri

Notemodifica wikitesto

Annotazioni
Riferimenti

Bibliografiamodifica wikitesto

Riferimenti
Approfondimenti
  • Ulisse Diligenti, Storia delle famiglie illustri italiane, vol. 5, Firenze, Ulisse Diligenti, 1890, ISBN non esistente.
  • Filadelfo Mugnos, Teatro genologico delle famiglie nobili titolate fevdatarie ed antiche nobili del fidelissimo Regno di Sicilia viventi ed estinte, vol. 1, Palermo, Pietro Coppola, 1647, ISBN non esistente.
  • Erasmo Ricca, Discorso genealogico della famiglia Filangieri, Napoli, Agostino De Pascale, 1863, ISBN non esistente.
  • Erasmo Ricca, Disegni, tavole e stemmi di appendice al Discorso genealogico della famiglia Filangieri, Napoli, Agostino De Pascale, 1863, ISBN non esistente.

Altri progettimodifica wikitesto

Collegamenti esternimodifica wikitesto

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