Gaio Calvisio Sabino (console 26)
Gaio Calvisio Sabino (in latino: Gaius Calvisius Sabinus; 7 a.C. circa – 39) è stato un magistrato romano, console dell'Impero romano.
Gaio Calvisio Sabino | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Gaius Calvisius Sabinus |
Nascita | 7 a.C. circa |
Morte | primi mesi del 39 |
Consorte | Cornelia |
Figli | Publio Calvisio Sabino Pomponio Secondo?? |
Gens | Calvisia |
Padre | Gaio Calvisio Sabino |
Consolato | gennaio-giugno 26 (ordinario) |
Legatus Augusti pro praetore | Pannonia, 37-39 |
Biografia
Appartenente alla gens Calvisia, recentemente ascesa al potere con il nonno di Sabino, l'omonimo console del 39 a.C. e vigoroso partigiano di Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto[1], Sabino era figlio del meno noto Gaio Calvisio Sabino, console del 4 a.C.[2]: Tacito celebra la sua generis claritudo[3].
La carriera di Sabino dovette essere promossa dalla fama della sua famiglia, ma anche dai suoi legami matrimoniali, essendo sposato con Cornelia[4], figlia del grande generale e amicus di Tiberio Cosso Cornelio Lentulo e sorella del console del 25 Cosso Cornelio Lentulo e di Gneo Cornelio Lentulo Getulico (che aveva sposato una Apronia e la cui figlia era stata promessa al figlio del potente Seiano)[2][5].
Degli inizi della carriera di Sabino, nulla è noto: il suo primo incarico attestato è il consolato, come ordinario, del 26, che egli ricoprì verosimilmente per il primo semestre dell'anno insieme al cognato Getulico per poi essere sostituiti a luglio da Lucio Giunio Silano, nobile reintegrato dopo l'esilio del padre, e l'homo novus Gaio Velleo Tutore.[6][7][8][9][10][11][12][13]. Il consolato di Getulico e Sabino vide la conclusione della ribellione di Tracia e il conferimento delle insegne trionfali a Gaio Poppeo Sabino[14], la condanna di Claudia Pulcra, amica di Agrippina maggiore[15], il rifiuto di Tiberio di concedere alla stessa Agrippina un nuovo marito[16] e l'inasprimento dei loro rapporti[17], le dispute in senato tra gli ambasciatori della città d'Asia per decretare la sede del tempio per Tiberio e la scelta finale di Smirne[18], e la partenza del princeps per la Campania, con il conseguente rafforzamento di Seiano e i primi dissidi con Nerone e Druso Cesari[19].
Tuttavia, dopo la caduta di Seiano nell'ottobre del 31, i suoi affiliati si trovarono in gravi difficoltà: Getulico riuscì a sopravvivere grazie ad un accordo con Tiberio[20], mentre Sabino fu accusato, insieme ad altri consolari e nobili, di maiestas nel 32 venendo salvato dalla testimonianza del tribuno delle coorti urbane Celso[21]. A quel tempo, Sabino era considerato uno dei principali senatori[21], status che mantenne sotto il successore di Tiberio[4].
Sabino dovette quindi recuperare credito, giacché Tiberio, nei suoi ultimi mesi[22], o Caligola, nei suoi primi mesi di principato[23], lo destinò al governo, come legatus Augusti pro praetore, della Pannonia, al comando delle sue tre legioni[4]. Durante il suo mandato, il futuro partigiano di Galba, Tito Vinio, sedusse la moglie di Sabino, Cornelia, e la fece entrare nell'accampamento vestita da soldato facendole fare ronde e altre attività militari del genere, per poi giacere con lei nei principia[4][24][25].
Il comportamento poco casto di Cornelia portò non solo all'incarcerazione di Vinio[24][25], ma anche ad un'accusa contro lo stesso Sabino e lei al loro ritorno a Roma nei primi mesi del 39: Sabino e Cornelia, per salvare il loro patrimonio, si suicidarono prima della fine del processo[4]. La critica moderna ha però cercato di andare oltre la superficie dei resoconti storiografici: sembra che Sabino e la moglie Cornelia fossero coinvolti dall'inizio in quella che si sarebbe configurata come la congiura del 39 contro Caligola, in cui morirono il cognato ed ex-erede del princeps, Marco Emilio Lepido, e il cognato di Sabino, Getulico, e vennero esiliate le sorelle del princeps Giulia Livilla e Agrippina minore, e che il loro suicidio coatto abbia sgomentato il senato e quindi spinto all'azione gli altri congiurati[26].
Allo stato attuale delle nostre conoscenze, è impossibile sapere se sia proprio Sabino ad aver adottato Publio Calvisio Sabino Pomponio Secondo, console suffetto del 44[27].
Note
Bibliografia
- PIR2 C 354 (Edmund Groag, 1936).
- W. Reidinger, Die Statthalter des ungeteilten Pannonien und Oberpannoniens von Augustus bis Diokletian, Bonn 1956, pp. 34-35.