Utente:Peppo/Sandbox

https://www.search.com.vn/wiki/en/Battle_of_Corregidor_(1945)

Battaglia di Manila
parte della campagna delle Filippine della seconda guerra mondiale
La USS Claxton mentre dà supporto navale alla fase di sbarco su Corregidor
Data16 - 26 febbraio 1945
LuogoIsola di Corregidor, Filippine
EsitoVittoria statunitense
Schieramenti
Comandanti
George M. Jones
Edward M. Postlethwait
Rikichi Tsukada
Effettivi
7 000 uomini6 700 uomini
Perdite
207 morti
684 feriti
6 600 morti
50 feriti
19 prigionieri
20 arresisi dopo la guerra
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La battaglia per la riconquista di Corregidor (in filippino: Labanan para sa Corregidor), avvenuta tra il 16 e il 26 febbraio 1945, vide contrapporsi le forze statunitensi contro la guarnigione giapponese a difesa dell'isola fortezza. Lo stesso bastione che, nel 1942, i nipponici avevano sottratto agli americani.

La ricattura dell'isola, nota ufficialmente come Fort Mills, assieme alla sanguinosa battaglia di Manila e la precedente battaglia di Bataan, segnò la redenzione delle forze statunitensi e filippine arresisi il 6 maggio 1942 e della conseguente caduta delle Filippine.

La resa di Corregidor nel 1942 e il conseguente destino dei suoi 11 000 difensori statunitensi e filippini causò un particolare senso di spinta morale nel generale Douglas MacArthur e, come visto in altre campagne per la liberazione dell'arcipelago filippino, non mostrò alcuna esitazione nell'impiegare il grosso delle truppe al suo comando. Per soldati statunitensi, Corregidor era più di un obiettivo militare. Ben prima della sua ricattura, la Rocca era diventata un importante simbolo per la storia militare degli Stati Uniti, essendo stato l'ultimo avamposto americano a cadere in mani giapponesi nella fase iniziale della guerra del Pacifico.

Gli antefatti

La cattura di Corregidor

Il 29 dicembre 1941, i giapponesi diedero il via al loro attacco su Corregidor con un bombardamento aereo, diversi giorni dopo che MacArthur aveva spostato il suo quartier generale lì, ma gli attacchi più pesanti, durante l'assedio, provennero dall'artiglieria posizionata nella vicina provincia di Cavite e successivamente dalla provincia di Bataan. Alla resa degli ultimi soldati a difesa della penisola, il 9 aprile 1942, i giapponesi erano stati in grado di ammassare artiglieria per un attacco totale alla Rocca e le sue antiquate batterie.

Tra le colline dell'isola era presente un intricata rete di tunnel, la Manlita Tunnel, in grado di fornire protezione alla guarnigione difensiva, anche se la maggior parte delle attività dovevano essere svolte all'aperto. Per il 4 maggio, molti cannoni era stati resi inutilizzabili, le scorte idriche scarseggiavano e le vittime continuavano a crescere. Un pesante bombardamento d'artiglieria precedette un tentativo di sbarco giapponese la notte del 5 maggio, a cui gli statunitensi risposero con forza, stupendo i giapponesi, affondando due terzi delle imbarcazioni da sbarco e causando 900 morti e 1 200 feriti tra i nipponici, contro i loro 800 morti e 1 000 feriti.

La strategia per la riconquista

Corregidor vista dal satellite

Sebbene Corregidor, nel 1945, per i giapponesi non avesse l'importanza strategica che aveva avuto per gli statunitensi tre anni prima, rimaneva una formidabile posizione a guardia dell'ingresso alla baia di Manila. Di conseguenza, i pianificatori statunitensi ritennero che l'isola meritasse un attacco separato dal resto delle operazioni per la conquista della capitale filippina.

La strategia di MacArthur per riprendere l'isola prevedeva un assalto anfibio combinato con uno aviotrasportato, una combinazione di manovre militari tra le più complesse dell'epoca. Nonostante tali manovre avessero avuto successo durante lo sbarco su Luzon, l'impiego di paracadutisti su Corregidor era molto rischioso. Con una superficie di 6,5 per 2 chilometri, l'isola a forma di girino era un obiettivo estremamente complesso per un lancio di paracadutisti.

A complicare la situazione, i paracadutisti avrebbero dovuto sbarcare sul pendio dominante l'intera isola. Lo staff di MacArthur esitò inizialmente, ma infine decisero che non vi era altra scelta. Dal pendio, i giapponesi potevano controllare ogni luogo utile per uno sbarco anfibio e gli statunitensi ritenevano che essi non ipotizzassero neppure un lancio di paracadutisti su un terreno così irregolare.

Il compito di conquistare la Rocca fu affidato alla 503ª Squadra da Combattimento Reggimentale, del tenente colonnello George M. Jones, e a elementi della 24ª Divisione di Fanteria del maggior generale Roscoe B. Woodruff, la stessa unità che aveva preso l'isola di Mindoro. La 503ª Squadra includeva la Compagnia C del 503º Reggimento di Fanteria Aviotrasportato, il 161º Battaglione Paracadutista del Genio ed elementi del 462º Battaglione Paracadutista di Artiglieria Campale, con obici da 75 mm.[1] Essi furono trasportati su C-47 del 317º Gruppo di Trasporto Truppe, mentre l'assalto anfibio sarebbe avvenuto per mano del 3º Battaglione del 34º Reggimento di Fanteria, trasportato a riva da mezzi da sbarco LCM del 592º Reggimento del Genio Navale.[2][3]

La battaglia

Il bombardamento

Il 23 gennaio 1945, iniziò il bombardamento aereo per indebolire le difese di Corregidor. Gli attacchi quotidiani dei bombardieri pesanti delle Forze Aeree dell'Esercito degli Stati Uniti continuarono fino al 16 febbraio, con quasi 550 tonnellate di bombe complessivamente sganciate sull'isola. Stime sui bombardamenti lungo l'intera campagna fino al 24 febbraio riportano oltre 2 000 missioni effettive con quasi 3 000 tonnellate di bombe sganciate su Corregidor.

Il 13 febbraio, la Marina degli Sati Uniti aggiunse il bombardamento navale da parte di incrociatori e cacciatorpediniere poco al largo della costa, a cui si contrapposero brevi e sporadici colpi d'artiglieria giapponese, mentre i dragamine operavano attorno all'isola a partire dal giorno seguente. La fase di bombardamento per indebolire le difese durò per altri tre giorni.

Il 14 febbraio, mentre assisteva alle operazione dei dragamine, il cacciatorpediniere USS Fletcher venne colpito da un proiettile d'artiglieria giapponese che causò un incendio. Il marinaio Elmer Charles Bigelow lottò contro le fiamme, contribuendo grandemente a salvare la nave ma, ferito gravemente, morì il giorno seguente. Per il suo valore e il sacrificio personale ricevette postumo la Medal of Honor. Pure il dragamine USS YMS-48 fu colpita e dovette essere affondata, con tre membri dell'equipaggio rimasti dispersi.[4] La USS Hopewell venne anch'essa colpita ed ebbe delle vittime tra l'equipaggio.

All'alba del 16 febbraio, gli sbarchi furono preceduti da attacchi di B-24 e da un'ora di bombardamenti a bassa quota e mitragliamenti da parte di DB-7.

Il lancio dei paracadutisti

Paracadutisti sopra Corregidor, 16 febbraio 1945

Alle ore 08:33 del 16 febbraio, appena tre minuti dall'orario previsto e con un vento di 16-18 nodi sopra le zone di lancio, il primo dei mille soldati della 503ª Squadra da Combattimento Reggimentale si lanciò dai C-47 della 5ª Forza Aerea sui difensori giapponesi, parte del Gruppo Kembu del maggior generale Rikichi Tsukada, nella parte occidentale del pendio. Alcuni paracadutisti finirono sulle posizioni controllate dai giapponesi, nessuno di loro annegò anche se alcuni non furono in grado di risalire il declivio oppure finirono sulle rocce, vicino Wheeler Point e dovettero essere salvati.

Nonostante gli estenuanti bombardamenti aerei e navali avessero lasciato le truppe in difesa frastornate e disperse, i giapponesi riuscirono a riorganizzarsi e quasi subito iniziarono una strenua resistenza. Ad un certo punto della mattinata, rischiarono di prendere il controllo di un intero saliente respingendo indietro i paracadutisti.

I paracadutisti e i fanti ingaggiarono una dura battaglia contro i difensori giapponesi ben asserragliati. Il soldato Lloyd G. McCarter, un esploratore assegnato alla 503ª, nelle prime fasi degli scontri del 16 febbraio, attraversò uno spiazzo lungo una trentina di metri sotto il fuoco giapponese e riuscì a mettere fuori uso una mitragliatrice nipponica con bombe a mano. Nei giorni successivi, inflisse dure perdite ai giapponesi ma venne gravemente ferito. In seguito ricevette la Medal of Honor.

La battaglia del Banzai Point

Lo scontro più feroce per il possesso di Corregidor avvenne a Wheeler Point nella notte del 18 febbraio e nelle prime ore del mattino seguente, dove le Compagnie D e F del 2º Battaglione della 503ª Squadra era appostate sulla difensiva, presso Battery Hearn e Cheney Trail. Alle ore 22:30, in una notte senza luna, 500 marine giapponesi uscirono dall'armeria Battery Smith e caricarono le postazioni statunitensi. La Compagnia F respinse gli attacchi mentre i giapponesi tentavano di rompere le fila americane a sud. Sotto la luce di razzi luminosi sparati dalle navi da guerra, gli scontri durati tre ore furono decisi dai 50 paracadutisti che bloccarono l'assalto giapponese causando 250 vittime sparse lungo 200 m di Cheney Trail. La Compagnia F perse 14 uomini e 15 rimasero feriti. Questo fu il primo significativo attacco giapponese su Corregidor e, per tal motivo, gli storici della 503ª Squadra si riferiscono a Wheeler Point come Banzai Point.

La presa della collina Malinta

Il 34º Reggimento sbarca a San Jose Point

Nello stesso momento in cui i paracadutisti della 503ª Squadra toccavano terra, la prima ondata del 3º Battaglione, agli ordini del tenente colonnello Edward M. Postlethwait, del 34º Reggimento dell'allora colonnello Aubrey Newman, 24ª Divisione di Fanteria, sbarcò lungo la costa e stabilì una testa di ponte presso San Jose Point sul fianco orientale di Corregidor, su una spiaggia denominata Black Beach. Le ondate di truppe subirono gli effetti di una difesa giapponese disorganizzata e diversi mezzi da sbarco e soldati finirono sulle mine. Il battaglione riuscì comunque a spingersi nell'entroterra essendo i contrattacchi sporadici, per lo più da gruppi usciti da passaggi sotterranei con l'intento di tendere agguati alle truppe statunitensi in avanzata.




Two 3rd Battalion units—K and L Companies under Captains Frank Centanni and Lewis F. Stearns, respectively—managed to secure the road and both northern and southern entrances to Malinta Hill, while Capt. Gilbert Heaberlin's A Company stationed itself near the waterline. I Company—under 1st Lt. Paul Cain—occupied the North Dock and guarded the harbor. They intended to keep the Japanese troops inside the tunnel as other units moved inland, accompanied by tanks and flamethrowers; weapons that devastated pillboxes and tunnels in the surrounding areas held by the Japanese. For eight straight days until 23 February, these units staved off successive banzai charges, mortar attacks, and a suicide squad of soldiers with explosives strapped to their bodies; they killed over 300 Japanese.

On 21 February at 21:30 near Malinta Hill, a few dozen Japanese survivors were killed attacking US positions following a large explosion. Two nights later, a similar attack happened. Subsequently, American engineers poured and ignited large quantities of gasoline down the tunnels. The lack of Japanese activity afterwards implied that the Japanese garrison had been wiped out.

There were no more organized Japanese attacks for the rest of the campaign. Only isolated pockets of resistance continued to fight on until 26 February, when Corregidor was declared secured.

Note

Bibliografia

  • (EN) Robert Ross Smith, Triumph in the Philippines (PDF), U.S. Army in World War II: The War in the Pacific, Washington D.C., United States Army Center of Military History, 1963.
  • (EN) Shelby L. Stanton, World War II Order of Battle, Galahad Books, 1991, ISBN 0-88365-775-9.