Vitalij Gerasimov
Vitalij Petrovič Gerasimov (in russo Виталий Петрович Герасимов?; trascritto anche come Vitaly Petrovich Gerasimov; Kazan', 9 luglio 1977) è un generale russo.
Vitalij Gerasimov | |
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Nascita | Kazan', 9 luglio 1977[1] |
Etnia | Tatara |
Dati militari | |
Paese servito | |
Forza armata |
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Arma | |
Corpo | Stato maggiore |
Specialità | Carrista |
Unità | 41ª Armata combinata |
Reparto | Comandante in capo |
Anni di servizio | 1999- |
Grado | ![]() |
Guerre | |
Campagne |
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Battaglie | Battaglia di Charkiv |
Comandante di |
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Studi militari | Scuola avanzata comando carristi, a Kazan' |
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Capo di stato maggiore e primo vicecomandante della 41ª Armata combinata, apparentemente ucciso durante l’assedio della città ucraina di Charkiv.[2][3]
Biografia
Diplomatosi nel 1999 a Kazan' presso la succursale della scuola avanzata comando carristi di Čeljabinsk, ha percorso la propria carriera da comandante di un plotone di carri armati a capo di stato maggiore di un battaglione corazzato, prendendo parte alla seconda guerra cecena, alle operazioni militari nel Caucaso Settentrionale e prestando servizio in Estremo Oriente. Successivamente, dal 2005 al 2007 ha frequentato l'Accademia militare interforze e l'Accademia dello stato maggiore generale interforze dal 2017 al 2019.
Promosso colonnello nell'ottobre 2013, come tale viene messo al comando della 15ª Brigata fucilieri motorizzata. Gerasimov partecipa all'annessione della Crimea alla Russia nel 2014, venendo decorato e in seguito prende parte anche all'intervento militare russo nella guerra civile siriana. Dal 2019 al 2020 è al comando della 90ª Divisione corazzata delle guardie.
Secondo le autorità ucraine Gerasimov sarebbe stato ucciso il 7 marzo 2022 vicino a Charkiv, durante l'invasione russa dell'Ucraina, insieme a diversi altri militari russi, alcuni dei quali rimasti feriti. Il gruppo olandese d'inchiesta Bellingcat, specializzato in OSINT, ha asserito di aver confermato la morte accedendo a un'intercettazione telefonica ucraina di comunicazioni russe, nonché tramite "una fonte russa.[4] Il quotidiano britannico The Guardian, l'8 marzo, ha riferito che il Ministero della difesa ucraino «ha trasmesso quella che sosteneva essere una conversazione tra due ufficiali russi del FSB che discutevano della morte e si lamentavano che le loro comunicazioni sicure non funzionavano più all'interno dell'Ucraina».[5]La sua morte però è stata smentita da Mosca: il 23 maggio è stato insignito dell'Ordine del coraggio.[6][7]