Yi Ok-seon

attivista sudcoreana

Yi Ok-seon[4] (이옥선?; Busan, 1927[3]Gwangju, 26 dicembre 2022) è stata un'attivista sudcoreana, tra le 240 donne di conforto sopravvissute alla schiavitù sessuale imposta dall'esercito giapponese durante la Seconda guerra mondiale.

Biografia

Nata nel 1927 a Busan in una famiglia operaia molto povera con altri otto figli,[5] da adolescente venne adottata da alcuni conoscenti della madre originari di Ulsan con la promessa di finanziare la sua educazione: la fecero invece lavorare come bambinaia per due anni, dopodiché la vendettero a un locale di intrattenitrici come donna di servizio.[6] Nel 1942 due uomini la rapirono mentre camminava per strada e la portarono a Yanji per metterla a disposizione dell'esercito giapponese di stanza in Manciuria come donna di conforto.[7][8] Provò a scappare, ma venne ricatturata, picchiata e pugnalata ai piedi con una spada affinché non ritentasse.[9] Durante la permanenza nel bordello, che durò fino all'intervento delle truppe americane tre anni dopo, divenne sterile a causa delle ripetute iniezioni di salvarsan contro la sifilide e dell'esposizione a vapori di mercurio. Si trasferì quindi a Badaozhen (Jilin) con il marito, un coreano costretto ad arruolarsi nell'esercito giapponese, che scomparve durante la Guerra di Corea.[7][8][10]

Nel 2000, dopo la morte del secondo marito, tornò in Corea del Sud, andando a vivere a Gwangju in una casa comune per donne di conforto e diventando un'attivista per i diritti umani, battendosi insieme ad altri sopravvissuti affinché fosse fatta giustizia.[7][8][10] Tra i principali denunciatori dei maltrattamenti subiti dalle donne di conforto,[11] partecipò regolarmente ai sit-in settimanali di protesta davanti all'ambasciata giapponese a Seul.[1] Nell'agosto 2013, insieme ad altre 11 vittime, denunciò il governo giapponese per danni, vincendo la causa nel 2020,[12] mentre nel 2015 si oppose alla rimozione della statua di una donna di conforto esposta davanti all'ambasciata giapponese a Seul, oltre che al risarcimento offerto dal governo del Giappone agli schiavi di guerra.[13] Morì per sepsi causata da una polmonite acuta alle 21:40 del 26 dicembre 2022, facendo scendere il numero delle donne di conforto sopravvissute a 10.[1][11]

Impatto culturale

Un busto in bronzo che la raffigura, opera dell'artista Yoon Jeong-i, venne esposto nella piazza dell'House of Sharing History Museum di Toechon-myeon, Gwangju, nell'agosto 2023, accanto a quelli di altre diciotto vittime della schiavitù sessuale giapponese.[14]

La sua storia è raccontata nel fumetto Le malerbe di Keum Suk Gendry-Kim.[15]

Note

Collegamenti esterni

  • Yi Ok-seon, su enciclopediadelledonne.it, Enciclopedia delle donne.
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