Alfonso de la Cerda

nobile

Alfonso Fernandez, detto il Diseredato (el Desheredado). Alfonso anche in spagnolo e in asturiano, Alfons in catalano, Afonso in galiziano e in portoghese, Alifonso in aragonese e Alfontso in basco.Adefonsus o Alfonsus in latino (Valladolid, 1270Piedrahíta, 1325 circa), fu erede al trono del regno di Castiglia e León. Fu anche re nominale di Castiglia e León (1288-1304). Fu barone di Lunel dal 1303 e Signore di Alba, Béjar e Gibraleón dal 1304 alla morte.

Alfonso di Castiglia
Sepolcro di Alfonso di Castiglia nel monastero di Las Huelgas a Burgos
Re di Castiglia e León
contestato
Stemma
Stemma
In carica1288-
1304
Altri titoliBarone di Lunel (1303-1325)
Signore di Alba (1304-1325)
Signore di Béjar (1304-1325)
Signore di Gibraleón (1304-1325)
NascitaValladolid, 1270
MortePiedrahíta, 1325 circa
Casa realeAnscarici
PadreFerdinando di Castiglia
MadreBianca di Francia
ConsorteMatilde di Narbona o Matilde di Brienne
ReligioneCattolicesimo

Origine

Era figlio primogenito di Ferdinando de la Cerda[1][2][3] e di Bianca di Francia (12531320).[4]

Biografia

Gli Annali toledani[5] riportano nascita di Alfonso, nel 1270 (Dñs Alfonsus primogenitus Dñi Fernandi et Dñæ Al--- soror is filii Regis Francorum apud Valleoletum)[1].

Nel 1275 il padre Ferdinando, reggente del regno di Castiglia in assenza del re, Alfonso X, si mise alla testa dell'esercito per far fronte alle truppe dei Merinidi che, dopo aver conquistato il Maghreb, erano sbarcate sulle coste andaluse per attaccare il regno di Castiglia. Prima ancora di scontrarsi coi musulmani però Ferdinando, come riportato dagli Annali toledani[5] trovò la morte, per una forte febbre; allora il fratello di Ferdinando e zio di Alfonso, Sancho gli subentrò alla testa delle truppe e riportò la vittoria sull'esercito invasore.
La morte di Ferdinando creò un problema di successione, perché Alfonso X, ignorando i diritti di Alfonso de la Cerda e del suo fratello Ferdinando, nato postumo, nominò nuovo erede al trono il suo figlio maschio secondogenito e zio di Alfonso, Sancho. Secondo la Cronaca di Guglielmo di Nangis[6], il nonno, Alfonso X il Saggio (avi sui Alphonsi regis), privò Alfonso e il suo fratellino, Ferdinando (Alphonsum et Ferrandum), figli dell'erede al trono (Ferrandus regis Castellæ primogenitus), di tutti i loro diritti alla successione al trono di Castiglia.

Sua madre, vedova di Ferdinando, Bianca di Francia, dopo la morte del marito, fu addirittura imprigionata[1] e chiese aiuto al fratello, il re di Francia, Filippo III l'Ardito, che inviò ambasciatori per protestare e, nello stesso tempo, per invadere la Castiglia, mise assieme un esercito che in Castiglia tuttavia non arrivò mai, fermandosi a Pau, mentre Alfonso e Ferdinando de la Cerda, furono protetti solo dalla nonna paterna, Violante.
Bianca, nel 1277, riuscì a raggiungere la Francia, mentre la nonna paterna, Violante d'Aragona, aveva portato al sicuro i due nipoti, Alfonso e Ferdinando, in Aragona dal fratello Pietro III, che li custodì nella fortezza di Játiva, dove a tutti gli effetti furono prigionieri del prozio Pietro III[1].

Quando Alfonso X propose a Sancho di creare un piccolo regno per Alfonso de la Cerda nella città di Jaén, Sancho si ribellò al padre ed iniziò una guerra civile che relegò Alfonso X nel sud del regno di Castiglia, in Murcia e in parte dell'Andalusia, la zona di Siviglia; nonostante la vittoria Sancho, l'8 novembre 1282, fu diseredato e Alfonso fu designato erede al trono dal nonno, Alfonso X[1], ma, alla sua morte, il 4 aprile del 1284, Alfonso fu ritenuto troppo giovane per la successione[1] e il trono fu confermato allo zio Sancho, che così usurpò il trono al nipote e divenne re di Castiglia e León col nome di Sancho IV, detto el Bravo.

Dopo la morte di Pietro III, nel 1285, il nuovo re di Aragona, Alfonso III, in quello stesso anno, liberò Alfonso ed il fratello dalla fortezza di Játiva, secondo il cronista Raimondo Muntaner Alfonso III liberò don Alphonse et don Ferdinand, figli dell'infant Ferdinand de Castille dal castello di Játiva[1],

Nel settembre del 1288, a Jaca, il re di Aragona, Alfonso III organizzò la proclamazione di Alfonso de la Cerda a re di Castiglia; ciò portò i due regni di Castiglia e di Aragona ad una guerra di frontiera, con battaglie che si svolsero nell'aprile e luglio del 1289, nel settembre del 1290 e nel febbraio del 1291.
Ma dopo la morte di Alfonso III, nel giugno del 1291, dato che i re di Castiglia, Sancho IV, ed il nuovo re di Aragona, Giacomo II, si erano riavvicinati[1], Alfonso si rifugiò in Francia, dove il cugino, il re di Francia, Filippo il Bello, nel 1303 gli fece dono della baronia di Lunel nel Rossiglione.

Alfonso, dopo essere stato fidanzato[1] con Isabella di Castiglia (1283-1328), la figlia primogenita di Sancho IV[7], prima del 1290 aveva sposato Matilde di Brienne (1272-ca. 1350), figlia del conte Giovanni II di Brienne e di Beatrice di Châtillon[1], mentre per genealogy la moglie era Mafalda, Signora di Lunel (?- dopo il 1348) figlia del visconte Amalrico IV di Narbona[2].

Nel 1304, l'8 agosto, col trattato di Torrellas, a cui partecipò anche il re del Portogallo, Dionigi dove il re di Castiglia e León, Ferdinando IV e quello di Aragona, Giacomo II, si accordavano sulla spartizione della Murcia, fu anche concordato che Alfonso de la Cerda rinunciava a tutti i suoi diritti sul trono di Castiglia in cambio delle signorie di Alba, Béjar e Gibraleón.

Alfonso si stabilì in Francia[1], senza rinunciare a far visita ai suoi possedimenti castigliani. Morì nella provincia di Avila, nel 1325 circa.

Discendenza

Alfonso e Matilde (o Mafalda) di Narbona[8] ebbero otto figli:[1][2]

  • Alfonso de la Cerda (Francia, 1289 - Gentilly, Francia, 15 aprile 1327), detto "el de España", Barone di Lunel, nel 1325, sposò la figlia del signore d'Antoing et d'Epinoy, Ugo IV, Isabella d'Antoing et d'Epinoy, che gli diede un figlio:
  • Enrico de La Cerda (Francia, 1290 - dopo il 1327), arcidiacono a Parigi.
  • Luigi de la Cerda (Francia, 1291 - Lamotte-du-Rhône, 5 luglio 1348), principe di Fortunia, titolo concessogli da papa Clemente VI, che gli concedeva in proprietà le Canarie, Conte di Clermont e Talmont, Ammiraglio di Francia. Sposò, nel 1306, Eleonora di Guzman[9], che gli diede otto figli:
    • Alfonso, morto giovane
    • Maria, morta giovane
    • Bianca, morta giovane
    • Fernando, morto giovane
    • Maria, morta giovane
    • Luigi (Siviglia 1325-15 ottobre 1383), successe al padre come principe delle Isole Canarie e Conte di Talmont
    • Giovanni (Siviglia 1327- ucciso a Siviglia 1357), signore di Huelva, si sposò con Maria di Coronel, che dopo la morte del marito si fece suora. Giovanni si schierò contro Pietro I di Castiglia, che lo catturò e lo fece uccidere
    • Isabella (Siviglia [1329]-dopo il 1383), che sposò prima, nel 1346, Rodrigo Perez Ponce e poi, nel 1370, Bernardo di Foix, figlio illegittimo del conte di Foix, Gastone III
  • Margherita de la Cerda (1293 - dopo il 1328), Signora di Lemos e Sarría, sposò il principe Filippo di Castiglia, figlio del re di Castiglia, Sancho IV e di Maria di Molina.
  • Giovanni Alfonso de la Cerda (Francia, 1295 - 7 agosto 1347), Signore di Gibraleón, Huelva, Real de Manzanares e Deza. Sposò, nel 1310, in prime nozze[10] Maria Alfonso del Portogallo, figlia illegittima del re Dionigi del Portogallo, che gli diede due figli, mentre altri due figli li ebbe da un'amante sconosciuta:
    • Beatrice (in Portogallo 1311-ca. 1325), fu fidanzata col conte di Ribagorza e di Empúries Pietro IV (13051381), figlio del re d'Aragona, Giacomo II
    • Alfonso (in Portogallo 1313- Quimperlé 1342)
    • Maria, illegittima, che sposò Pedro Nunez de Guzman
    • Alfonso, illegittimo (?-dopo il 1393), sposò, in prime nozze, Luisa de Meneses, che gli diede un figlio e poi, in seconde nozze, Alfonso sposò Mayor Martínez de Sousa, figlia di Giovanni Martínez de Sousa Signore di la Vega de Armijo, che gli diede un altro figlio:
      • Giovanni (?-dopo il 1393), di primo letto, Signore di Puñete y Sardoal, che sposò la signora di Villoria, Maria de Albornoz, figlia di Álvaro García de Albórnoz e nipote del cardinale Gil de Albórnoz, che gli diede tre figli:
        • Luigi che successe alla madre, come signore di Villoria, che sposò Isabella de Rojas, figlia di Fernando de Herrera signore di Ampudia, che gli diede un figlio:
          • Luigi (?-1469), che successe al padre, come signore di Villoria, che sposò Francesca de Castañeda signora di Penalba, figlia di Giovanni Rodríguez de Castañeda signore di Hormaza, che gli diede una figlia:
            • Giovanna (?-1503), che successe al padre, come signora di Villoria, che sposò Diego de Zúñiga Duca di Bejar
        • Giovanni
        • Antonio (?- ucciso in battaglia, nel 1415)
      • Leonora, di secondo letto, signora de la Vega de Armijo, che sposò Luigi Mesia (?-8 ottobre 1427)
  • Maria de La Cerda (Spagna, 1305 - prima del 1355), Signora di Villafranca di Valcarcel, che, nel 1330, sposò Alfonso Melendes di Guzman (?- Gibilterra, 1342)
  • Ines de La Cerda (Spagna, 1307 - circa 1362), Signora di Bembibre, fondò il Monastero di Santa Clara a Villalobos, che sposò Fernando Rodriguez di Villalobos (?-1349)
  • Isabella de la Cerda, che sposò Rodrigo Alvarez di Asturia (?-1334), signore di Noroña, Girón e Trastámara.

Ascendenza

GenitoriNonniBisnonniTrisnonni
Ferdinando III di CastigliaAlfonso IX di León 
 
Berenguela di Castiglia 
Alfonso X di Castiglia 
Beatrice di SveviaFilippo di Svevia 
 
Irene Angela 
Ferdinando de la Cerda 
Giacomo I d'AragonaPietro II d'Aragona 
 
Maria di Montpellier 
Violante d'Aragona 
Iolanda d'UngheriaAndrea II d'Ungheria 
 
Iolanda di Courtenay 
Alfonso de la Cerda 
Luigi VIII di FranciaFilippo II di Francia 
 
Isabella di Hainaut 
Luigi IX di Francia 
Bianca di CastigliaAlfonso VIII di Castiglia 
 
Eleonora d'Inghilterra 
Bianca di Francia 
Raimondo Berengario IV di ProvenzaAlfonso II di Provenza 
 
Garsenda di Provenza 
Margherita di Provenza 
Beatrice di SavoiaTommaso I di Savoia 
 
Margherita di Ginevra 
 

Note

Bibliografia

  • Hilda Johnstone, Francia: gli ultimi capetingi, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 569–607

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni