Attore bambino

chi durante l'infanzia interpreta un ruolo in un film, in uno spettacolo teatrale o in una fiction televisiva

Attore bambino è in generale chi durante l'infanzia interpreta un ruolo in un film, in uno spettacolo teatrale o in una fiction televisiva. Più specificamente la locuzione - in particolare l'equivalente inglese "child actor" - designa attori cinematografici e televisivi che raggiungono il successo in tenera età. In questi casi si parla talvolta di divo bambino[1] o anche genericamente di enfant prodige,[2] mentre il termine "teenage actor" è riservato a un adolescente.

Shirley Temple (1928-2014), la più celebrata attrice bambina della storia del cinema
Carl Switzer (1927-1959), interprete del personaggio di Alfalfa nella serie Simpatiche canaglie.

L'attore bambino, specie nello star system hollywoodiano e al pari di altri giovanissimi artisti, è una figura che un diffuso luogo comune considera problematica: capace di progredire in una brillante carriera ma anche di finire in rovina, al punto che i media parlano talora enfaticamente di "maledizione dei divi bambini".[3]

Nella realtà tuttavia, sebbene solo un piccolo numero di attori bambini - come ad esempio Jackie Cooper, Jodie Foster e Drew Barrymore - riesca a costruirsi una carriera adulta,[2] la maggior parte di essi approda comunque a una vita del tutto normale, perlopiù al di fuori del mondo dello spettacolo o anche al suo interno ma con ruoli diversi.[4]

Storia

William Betty come Amleto (1805)

L'impiego di bambini nello spettacolo (nel teatro, nel circo, nelle piazze e nelle fiere) è molto antico. Fino a quando alle donne era precluso il palcoscenico era comune che le parti femminili fossero affidate a giovani adolescenti. Nel Teatro elisabettiano si trovano attori adolescenti di sesso maschile che danno vita a intere compagnie, assai di moda all'epoca di Shakespeare ("boy players").[5]

Pubblicità della Marsh Troupe (1857)
Gustave Doré, Les Saltimbanques (1874)
Elsie Leslie come Little Lord Fauntleroy (1888)

La presenza sempre più massiccia di attrici a partire dal XVII secolo riduce la presenza di attori bambini, in quanto i ruoli di bambino/a nel teatro e nell'opera sono ora di regola interpretati da giovani attrici e cantanti.[6] Ai bambini rimangono parti secondarie e di carattere che servono alla loro formazione e introduzione alla carriera scenica, secondo un percorso di apprendistato che di norma avveniva all'interno di compagnie professionali di attori, cui i bambini si aggregavano per legami familiari o per sfuggire alla fame e alla miseria. Se l'esperienza della crescita sul palcoscenico è comune a quasi tutti gli attori e attrici del tempo, delle loro esperienze di interpreti bambini non rimane memoria nelle cronache; solo al bambino prodigio è eccezionalmente dato un pubblico risalto come nel caso di William Betty[7] che nei primi anni dell'Ottocento si esibisce tredicenne nei principali teatri della Gran Bretagna in ruoli da attore adulto, incluso l'Amleto di William Shakespeare, celebrato nei dipinti dei pittori contemporanei come Margaret Sarah Carpenter, James Northcote, e John Opie.

Nel 1805, all'età di 13 anni, John Howard Payne, destinato egli stesso ad una brillante carriera di attore, pubblica su "The Thespian Mirror" una serie di note di critica teatrale che per la prima volta includono le biografie di alcuni bambini attori del tempo.[8] Se ne ricava che nel teatro in lingua inglese i giovani attori e attrici dell'epoca si perfezionavano in parti come quella del Duca di York in Riccardo III di Shakespeare o del giovane Norval in Douglas di John Home, per poi affrontare ruoli da protagonisti come quella del piccolo Pickle in The Spoiled Child (che rappresentata per la prima volta nel 1790 resta la più famosa opera teatrale per l'infanzia per tutta la prima metà dell'Ottocento).[9]

La situazione è in rapido mutamento. Con la Rivoluzione industriale i bambini escono dalla famiglia e dall'anonimato per diventare forza lavoro e soggetto sociale.[10] Nella società dell'Ottocento si dà sempre più spazio alle problematiche dell'infanzia, dalla crescita, al lavoro e all'istruzione. Pubblico e critica ora segnalano con maggior rilievo il contributo dato dagli attori bambini al successo di importanti produzioni teatrali: Kate Terry in King John (Londra, 1852), Cordelia Howard ne La capanna dello zio Tom (New York, 1852), Ellen Terry in The Winter's Tale (Londra, 1856), Fay Templeton in A Midsummer Night's Dream (New York, 1873). Specialmente negli Stati Uniti, dove il teatro è più libero da censure e regole formali, si aprono nuove opportunità per i giovani interpreti di uscire dall'anonimato con la formazione di compagnie itineranti di attori bambini, come la "Marsh Troupe", attiva tra il 1855 e il 1863,[11] e il grande sviluppo del vaudeville, dove emerge il talento di Lotta Crabtree.[12]

Ma è soprattutto il successo commerciale dei racconti per l'infanzia a imprimere la svolta. Lo sviluppo di una letteratura che ha al centro le esperienze e i sogni di ragazzi o ragazze - da Oliver Twist (1837-39) di Charles Dickens, a Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (1865) di Lewis Carroll, fino al Peter Pan (1902) di J. M. Barrie[13] - produce una tradizione di adattamenti teatrali destinati al grande pubblico, che hanno per protagonisti bambini. Il bambino prodigio si trasforma nel moderno attore bambino, al quale non si chiede di ricoprire in età precoce ruoli di adulto, ma di interpretare ruoli protagonistici di bambino, senza che essi debbano essere affidati come di regola ad attori e attrici di età più matura.[14] È il caso di Bijou Heron in Oliver Twist (New York, 1874) e di Isa Bowman in Alice in Wonderland (London, 1888), ma soprattutto di Elsie Leslie, la prima piccola attrice a raggiungere la celebrità (e i compensi) di una star come protagonista a New York ne Il piccolo Lord (1888) e Il principe e il povero (1890).[15]

L'avvento del cinema: i primordi (1895-1914)

Marie Eline nel 1910

La nascita del cinema si colloca quindi in un'epoca in cui l'interesse ai bambini attori è già vivo. Tutte le arti prendono parte a questa riscoperta, dai romanzi di Hector Malot alla pittura di Pablo Picasso con la sua celebre serie sui saltimbanchi. Da parte loro, "i bambini si rivelano subito dotati di una naturale inclinazione a lasciarsi riprendere e, in un misto di incoscienza e narcisismo, appaiono attratti dall'idea di entrare nell'inquadratura, propensi a mostrarsi sullo schermo con lo stesso istintivo desiderio di esibizione che mostrano nella vita reale."[16]

Fin dai suoi esordi, il cinema si dimostra uno strumento tecnicamente adatto a cogliere le capacità espressive peculiari dell'infanzia, assai di più del teatro di prosa e dell'opera lirica. Da un lato "il bambino, non ancora preda dei turbamenti, delle crisi e delle contraddizioni dell'adolescenza, si offre alla macchina da presa così com'è, senza alcun filtro. Con le sue emozioni, le sue paure e le sue propensioni ludiche."[16] Dall'altro, il bambino acquista sullo schermo una presenza scenica diversa che sul palcoscenico: la macchina da presa è capace di coglierne in primo piano le espressioni anche più intime e di trasmetterle direttamente agli spettatori. Da subito i bambini saranno nel cinema una presenza familiare e costante.[16]

Gladys Hulette in Alice's Adventures in Wonderland (1910)

Già i primissimi cortometraggi realizzati dai fratelli Louis e Auguste Lumière contengono immagini delle figlie di Auguste (Andrée e Suzanne Lumière) e dei nipoti (Marcel e Madeleine Koehler), i quali vengono ripresi in azioni di vita quotidiana. Filmati semi-documentari che ritraevano singoli bambini,[17] o gruppi di bambini,[18] furono da subito molto popolari, in Francia e Germania come negli Stati Uniti. Alcuni filmati ritraggono alcuni di quei tanti bambini che allora si esibivano come danzatori o saltimbanchi per le strade, nei circhi o nei teatri.[19] Occasionalmente si comincia a richiedere ad alcuni bambini di interpretare alcune scenette. Il primato di essere il primo attore bambino, chiamato a interpretare una storia davanti alla macchina da presa secondo un copione prestabilito, spetta a Benoît Duval, il quale nel filmato L'innaffiatore innaffiato (L'arroseur arrosé, 1895) inaugura il filone dei "bambini dispettosi" che con tanto successo sarà ripetuto nella storia del cinema.[20] Alla dimensione ludica del gioco e dello scherzo si affianca ben presto quella della fantasia, del sogno, della magia, della fiaba e dell'avventura.[21] I bambini al tempo stesso costituiscono anche il segmento più vulnerabile della società; ci si rese conto ben presto che essi erano particolarmente adatti a suscitare negli spettatori forti sentimenti di compassione qualora fossero presentati come vittime di sofferenza, povertà o abuso.[22] Vi è infine la dimensione del sacrificio e dell'eroismo di cui i bambini dimostrano di essere capaci tanto nella finzione che nella realtà.[23]

Adele DeGarde a 13 anni (1912)

Nella maggior parte dei casi i piccoli interpreti di questi filmati rimangono anonimi e per loro si tratta dell'unica esperienza di fronte alla macchina da presa, anche quando essi vi abbiano un ruolo di protagonisti. I primi bambini a recitare con qualche continuità sono i maggiori tra i fratelli Williamson (Alan e Colin), figli del regista scozzese James Williamson, ai quali il padre affida la parte di due ragazzini pestiferi in una serie di cortometraggi tra il 1898 e il 1902,[24] e Harold e Dorothy Smith, figli del regista inglese George Albert Smith, anch'essi coinvolti dal padre nella realizzazione di alcuni cortometraggi tra il 1898 e il 1903.[25]

Nel giro di soli pochi anni, da impresa familiare e artigianale il cinema si trasforma in industria. In Inghilterra, i minori tra i fratelli Williamson (Tom e Stuart), Kenneth Barker e i fratelli Potter (Hetty, Gertie e Bertie) sono già dei piccoli attori professionisti che lavorano all'interno di aziende complesse. Ben presto, in Europa e negli Stati Uniti, gli studi cinematografici si strutturano come le compagnie teatrali del loro tempo. Ogni studio ha i suoi piccoli attori, impiegati nei ruoli più vari in decine e decine di cortometraggi e con orari e ritmi di lavoro intensissimi. Sono soprattutto bambine, considerate più affidabili, disciplinate e mature, capaci di interpretare all'occorrenza sia parti maschili che femminili e di conservare per più anni fino all'adolescenza un aspetto infantile. Nella loro carriera di attrici bambine Gladys Egan, Adele DeGarde, e Marie Eline, negli Stati Uniti, e Maria Fromet in Francia, compaiono ciascuna in un centinaio di cortometraggi, alternando parti da protagoniste con ruoli di supporto. Sono le più attive in una folta schiera di giovani interpreti, che include anche Edith Haldeman, Yale Boss, Kenneth Casey, Dolores e Helene Costello, Edna May Weick, Curt Bois, Madeline e Marion Fairbanks e molti altri piccoli professionisti.

Si dà inizio anche alle prime serie di cortometraggi comici con bambini come personaggi protagonisti.[26] La moda comincia in Europa, dove in Francia hanno grande successo René Dary (Bébé, 1910-15), e René Poyen (Bout-de-Zan, 1912-16). In Italia troviamo Maria Bay (Firuli, 1911-16), Ermanno Roveri (Frugolino, 1913-14), e Eraldo Giunchi (Cinessino, 1913-15); in Gran Bretagna Willie Sanders (Willy, 1910-16). Gli Stati Uniti rispondono con Billy Jacobs ("Little Billy", 1913-17) e Bobby Connelly ("Sonny Jim", 1914-15).

La tradizione del teatro fa ancora sentire fortemente il suo peso. Specie per le parti drammatiche e più impegnative, alcune delle grandi attrici del cinema muto si cimentano con grande successo in ruoli di bambino/a, come Mary Miles Minter e Marguerite Clark.[27] La situazione però è in rapida evoluzione. Sia a Hollywood che a Broadway, non pare più così improprio o eccezionale che parti importanti siano ora affidate a attori bambini come Gladys Hulette, John Tansey, Magda Foy, Paul Kelly, e Reginald Sheffield.

Il cinema e il teatro non fanno che riflettere la sempre maggiore attenzione che l'intera società dedica ai bambini, visti ora anche dal punto di vista giuridico come persone dotate di diritti e da essere difese contro lo sfruttamento degli adulti. Negli anni in cui negli Stati Uniti il National Child Labor Committee incarica il fotografo Lewis Hine di documentare le drammatiche condizioni del lavoro minorile, il cinema di Hollywood contribuisce alla causa con film come Children Who Labor (1912), diretto da Ashley Miller (con la piccola Shirley Mason), e The Cry of the Children (1912) diretto da George Nichols (con protagonista la piccola Marie Eline), nel quale si includono immagini documentarie di bambini lavoratori.[28] Ci si comincia a preoccupare anche delle condizioni di lavoro dei tanti attori bambini ora impiegati nel mondo dello spettacolo. A New York nel 1914 viene aperta la Professional Children's School, la prima scuola specificatamente modellata per dare un'educazione ai bambini che lavoravano nel cinema, nel teatro e nel vaudeville, a New York e "on the road".[29]

L'epoca d'oro del muto (1915-1929)

Jackie Coogan con Charlie Chaplin ne Il monello (1921)
Marie Osborne (Baby Marie), considerata la prima star bambina del cinema muto
Diana Serra Cary (Baby Peggy) nel 1922
Allen Hoskins nel 1923

Intorno alla metà degli anni dieci, il lungometraggio si impone come la misura standard della programmazione nelle sale e gli attori bambini, già affermati interpreti in cortometraggi, vi trovano sempre più spazio. Tra di essi emergono Lina Basquette, Mae Giraci, Ben Alexander, Frankie Lee, Virginia Lee Corbin, Zoe Rae, Peaches Jackson, Mary Jane Irving, e altri ancora.

Permangono ancora forti remore ad affidare a bambini parti considerate troppo impegnative e rinunciare al richiamo di un nome noto come protagonista. Il mezzo cinematografico, con l'uso di primi piani, impone tuttavia un maggior "realismo" rispetto al teatro. Si ricorre così a giovani attori e attrici adolescenti dal fisico minuto e dall'aspetto fanciullesco, che "sembrino" bambini, come Jack Pickford, Mary Pickford e Lillian Gish. Potendo essi interpretare con naturalezza anche ruoli di età notevolmente inferiore alla loro, li si usa per i ruoli di protagonista, mentre agli attori bambini sono riservate le parti di supporto. Mary Pickford in particolare si specializza in parti di bambino/a, con una lunga serie di film di grande successo commerciale: Una povera bimba molto ricca (1917), Rebecca of Sunnybrook Farm (1917), Papà Gambalunga (1919), Pollyanna (1920), Little Lord Fauntleroy (1921) (in cui l'attrice recitò sia la parte della madre che del figlio), fino a Sparrows (1926).

Gli attori bambini intanto dimostravano di poter aver pubblico e successo anche senza la tutela di attori adulti. Nel 1915 Gordon Griffith fu il primo attore bambino protagonista in un lungometraggio (Little Sunset). Marie Osborne Yeats ("Baby Mary Osborne") è la prima star bambina del cinema muto americano con una serie di film diretti da Henry King, tra cui Little Mary Sunshine (1916).[30] Nel 1918 ancora Gordon Griffith riscuote grande successo come Tarzan bambino nel primo film sul personaggio della giungla, tanto da essere chiamato a ripetere il ruolo, questa volta come "figlio di Tarzan", nel 1920, anno in cui diventa anche il primo "Tom Sawyer" bambino della storia del cinema.[31] In Europa intanto l'ungherese Tibor Lubinszky è il primo attore bambino a interpretare i ruoli classici di Il piccolo Lord (1918), Oliver Twist (1919) e The Prince and the Pauper (1920), fino ad allora tradizionalmente riservati a giovani attrici.[32] In quegli stessi anni ricevono ruoli importanti anche Rolf Lindau in Germania e Palle Brunius in Svezia.

Nel 1921 il film Il monello (The Kid) segna un momento di svolta radicale.[16] Charlie Chaplin è il primo regista a intuire e a sfruttare fino in fondo le capacità protagonistiche che i bambini potevano avere davanti alla macchina da presa. A sei anni Jackie Coogan era già un attore consumato sia nel vaudeville sia sul set cinematografico.[33][34] All'indomani della prima guerra mondiale, segnata dal dramma di migliaia e migliaia di orfani, Coogan commuove con il suo personaggio di bambino povero, abbandonato, desideroso di affetto e al tempo stesso pieno di vita, di intraprendenza e di speranza nel futuro. Il suo stile realistico di interpretazione si ripete con successo negli anni seguenti, da My Boy (1921), a Oliviero Twist (1922) e The Rag Man (1925), ed offre un modello per un'intera generazione di attori bambini, a cominciare da Diana Serra Cary ("Baby Peggy"), l'altra stella emergente dei primi anni venti negli Stati Uniti.[35] Ma l'impatto è ancora più profondo.

Da un lato, l'esperienza della serie delle Simpatiche canaglie, vera fucina di giovani talenti dal 1922 al 1944, conferma che c'è un mercato vasto e remunerativo per film interpretati da bambini. Negli anni venti la serie lancia al successo bambini come Peggy Cartwright, Mary Kornman, Mickey Daniels, Jackie Condon, Joe Cobb, Jean Darling e Mary Ann Jackson, ed è fra l'altro la prima ad includere nel gruppo dei protagonisti con un ruolo di assoluto rilievo anche i piccoli attori afro-americani Ernie "Sunshine Sammy" Morrison, Allen "Farina" Hoskins, e Eugene "Pineapple" Jackson.[36] Il contratto firmato tra la Kellogg e la produzione delle Simpatiche canaglie segna anche l'ingresso degli attori bambini nel mercato della pubblicità in una simbiosi che al tempo stesso sfrutta la loro popolarità e la rinforza, contribuendo ad una loro presenza sempre più diffusa nella società intera.[37]

D'altro lato, a differenza di quanto avveniva nel teatro, i registi sono ora più propensi ad impiegare attori bambini non solo come protagonisti in film per ragazzi (Wesley Barry, Virginia Davis), ma anche per parti di primo piano in importanti produzioni per adulti. È questo il caso di Philippe De Lacy[38] negli Stati Uniti; Jean Forest e André Heuzé in Francia; Martin Herzberg in Germania, ma soprattutto del quindicenne russo-francese Nicolas "Vladimir" Roudenko che nei panni del giovane Napoleone nel capolavoro di Abel Gance offre nel 1925 quella che da molti critici viene considerata la più memorabile interpretazione data da un attore bambino nel cinema muto in un ruolo drammatico.[39] Anche nella ristretta schiera di coloro che si affermano come affidabili interpreti in numerosi ruoli di comprimari (Frankie Darro, Muriel Frances Dana, Mickey McBan, Pat Moore), può capitare l'occasione della vita, come a Michael D. Moore in Il re dei re (1927) e a Robert Gordon in The Jazz Singer (1927).

Anche gli attori bambini del cinema vedono ora riconosciuta la loro professionalità. Come già a New York per i piccoli interpreti di Broadway, si apre nel 1925 anche in California la prima scuola specificamente dedicata ai piccoli interpreti di Hollywood (The Hollywood Conservatory of Music and Arts, poi Hollywood Professional School).[40]

La presenza di bambini, come co-protagonisti delle vicende narrate, è un'importante componente anche per il successo dei primi grandi documentari etnografici negli anni Venti, da Nanuk l'esquimese (1922) e L'ultimo Eden (1926) di Robert J. Flaherty ai film di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack: Grass: A Nation's Battle for Life (1925) e Chang: la giungla misteriosa (1927).[41]

L'avvento del sonoro: gli anni trenta

Jackie Cooper
Freddie Bartholomew and Mickey Rooney in Lord Fauntleroy (1936)

Con il passaggio dal muto al sonoro, si rafforza la presenza e il ruolo degli attori bambini. Il primo di essi ad acquisire notorietà nel sonoro è il piccolo Davey Lee (Sonny Boy), che lanciato al successo da Al Jolson è protagonista tra il 1928 e il 1930 di sei lungometraggi nei quali può far mostra anche delle proprie doti canore.

Il cinema scopre di essere ora in grado di utilizzare pienamente, e meglio di ogni altro mezzo, la recitazione "naturale" dei bambini, cogliendo le loro espressioni e la loro voce senza alcuna forzatura. Il gruppo delle Simpatiche canaglie raggiunge l'apice della sua notorietà negli anni trenta, grazie all'apporto di attori come Jackie Cooper,[42] Norman "Chubby" Chaney, Donald Haines, George "Spanky" McFarland,[33] Tommy "Butch" Bond, Scotty Beckett,[42] Dickie Moore,[33][42] Carl "Alfalfa" Switzer, Darla Hood ed Eugene "Porky" Lee. La serie, fra l'altro, continua ad essere la sola dove attori afroamericani (ora Matthew "Stymie" Beard e Billie "Buckwheat" Thomas) lavorino integrati nel gruppo come co-protagonisti, mentre a Dorothy Dandridge, Sammy Davis Jr. e Harold Nicholas, giovanissimi e talentuosi interpreti del vaudeville, il cinema offriva solo qualche cortometraggio o brevi sequenze che potessero essere tagliate quando i film erano distribuiti nelle sale del Sud segregazionista.[43]

A riprova che gli attori bambini ad Hollywood non sono più presenza marginale, il film Skippy (regia di Norman Taurog, 1931) è il primo film interpretato da bambini ad essere premiato con un Oscar e tre nominations. Il protagonista Jackie Cooper, che ha lasciato le Simpatiche canaglie per entrare nel grande cinema, diventa a 9 anni il più giovane interprete ad essere nominato all'Oscar come miglior attore.[44] Famosi rimangono i suoi film in coppia con Wallace Beery: Il campione (1931), The Bowery (1933), L'isola del tesoro (1934) e Il circo (1935).[33][45]

Se Jackie Cooper è l'erede di Jackie Coogan, Freddie Bartholomew lo è di Philippe De Lacy, del quale ripete il ruolo del figlio di Anna Karenina nella versione sonora del 1935 sempre interpretata da Greta Garbo. Per alcuni anni, Bartholomew è l'attore bambino più pagato di Hollywood, con una serie importante di successi, da David Copperfield (1935) a Lord Fauntleroy (1936) e Capitani coraggiosi (1937).[33][46]

Shirley Temple con un'ammiratrice di eccezione, First Lady Eleanor Roosevelt
Bobby Breen con Louise Beavers in Rainbow on the River (1936)

Ma gli anni trenta sono soprattutto il decennio di Shirley Temple,[16] la quale ottiene una notorietà (e una retribuzione) da grande star del cinema con una serie di film di grande successo popolare, da Bright Eyes (1934) a The Little Colonel (1935), Riccioli d'oro (Curly Top, 1935), Wee Willie Winkie (1937), Heidi (1937), The Little Princess (1939). Nel 1935 riceve un Oscar speciale in riconoscimento del suo talento e come segno di gratitudine per aver largamente contribuito con gli incassi dei suoi film alla sopravvivenza dell'industria cinematografica nei difficili anni della grande depressione.[44] Temple è un'attrice completa, il cui precoce talento, manifestatosi sin dai primi cortometraggi, trova piena espressione nel sonoro. La bambina recita, balla, canta e si mostra perfettamente a suo agio nell'interagire anche con le più celebrate star del cinema americano, così come lo è di fronte alle numerose personalità della società e della politica che incontra al di fuori del set.[47]

Bobby Breen è in quegli anni il corrispettivo maschile di Shirley Temple. Nato in Canada, dotato di buona presenza scenica ma soprattutto di una voce eccezionale, è uno dei cantanti più popolari degli anni '30 in America e protagonista tra il 1936 e il 1939 di ben 8 film di grande successo commerciale, da Let's Sing Again (1936) a Way Down South (1939).[48]

Judy Garland ne Il mago di Oz (1939)

Anche Mickey Rooney, Deanna Durbin e Judy Garland raggiungono grande fama negli anni trenta con un lungo apprendistato di attori e cantanti bambini nel teatro e nel cinema, che vale a ciascuno di loro il riconoscimento dell'Oscar giovanile tra il 1939 e il 1940.[44] Mickey Rooney e Judy Garland, da soli e spesso in coppia, continueranno per anni anche da giovani attori ad interpretare parti di bambini e adolescenti, in film di grande successo come Il mago di Oz, La città dei ragazzi, la serie di Andy Hardy, e i musicals Piccoli attori, Musica indiavolata e I ragazzi di Broadway.[49]

Fuori dal coro, Bonita Granville viene nominata all'Oscar per una parte che si distacca dallo stereotipo imperante dell'infanzia come era dell'innocenza e della bontà. Nel film La calunnia (1936) è una bambina perfida e viziata pronta a rovinare la vita di due sue insegnanti con le proprie calunnie.[42][44]

Il divismo degli attori bambini a Hollywood è all'origine delle prime pubblicazioni celebrative,[50] ma anche di una serie infinita di cause legali, che oppongono famosi attori bambini come Jackie Coogan e Freddie Bartholomew a membri delle loro stesse famiglie, circa l'usufrutto dei loro consistenti profitti. Nel 1939 si giunge finalmente in California all'approvazione di una legge (la cosiddetta "Coogan Law") che salvaguardia una porzione degli introiti per la maggiore età del minore e regolamenta le condizioni di lavoro spesso massacranti cui i bambini erano spesso sottoposti, offrendo loro la possibilità di conciliare studio e lavoro e di avere maggiore tempo libero.[51].

Il fenomeno degli attori bambini dall'America si espande ad altri paesi, pur senza raggiungere forme comparabili di divismo.[16] La Francia ha Robert Lynen (Pel di carota, 1932), la Germania risponde con Inge Landgut, Hans Richter e Hans Joachim Schaufuß. L'indiano Sabu è il primo attore bambino non di origine europea ad acquisire notorietà nel cinema con la sua interpretazione di La danza degli elefanti (1937), Il principe Azim (1938) e Il ladro di Bagdad (1940).[52] Nella Germania nazista (Rolf Wenkhaus in S.A.-Mann Brand, 1933; Jürgen Ohlsen in Hitlerjunge Quex, 1933; Klaus Detlef Sierck in Kadetten, 1939), così come nell'Italia fascista (Franco Brambilla in Vecchia guardia, 1934) e nella Russia sovietica (Aleksej Ljarskij ne L'infanzia di Maxim Gorky, 1938), gli attori bambini sono sfruttati dalla propaganda ideologica diretta alle giovani generazioni come efficaci simboli e modelli di eroismo e idealismo. A questi giovani attori, prigionieri del loro ruolo, non resterà altra alternativa nella loro vita futura che di cadere in disgrazia (Ohlsen) per non essersene dimostrato all'altezza o di identificarsene fino in fondo (Ljarskij, Brambilla, Sierck, Wenkhaus), fino alla morte sul campo di battaglia.[53]

Gli anni quaranta: l'impatto del neorelismo

Johnny Sheffield con Johnny Weissmuller
Dean Stockwell
Franco Interlenghi e Rinaldo Smordoni in Sciuscià (1946)
Margaret O'Brien con Judy Garland
Enzo Staiola in Ladri di biciclette (1948)
Ivan Jandl in Odissea tragica (1948)
Bobby Driscoll

La serie delle Simpatiche canaglie giunge alla sua conclusione nei primi anni quaranta, non prima di aver lanciato altri giovani talenti come Mickey Gubitosi e Billy Laughlin. I gusti erano cambiati ma soprattutto gli attori bambini erano divenuti una presenza ormai radicata e diffusa nell'industria dell'intrattenimento. Dal 1939 al 1947 Johnny Sheffield è il popolarissimo "Boy", figlio adottivo di Tarzan e Jane, in una lunga serie di film.[33][54] Margaret O'Brien,[33] Dean Stockwell[42] e Bobby Driscoll[33] sono i più prolifici e richiesti tra gli attori bambini professionisti del periodo, con una lunga serie di film di successo. Anche Elizabeth Taylor[55] e Natalie Wood[33] raggiungono i loro primi successi già da bambine rispettivamente nei film Gran Premio (1944) e Il miracolo della 34ª strada (1947).

Il cinema è continuamente alla ricerca non solo di nuovi talenti ma di nuove prospettive. Alcuni registi non si accontentano di raccontare storie di bambini ma cercano di esplorare la realtà (anche nei suoi aspetti più crudi e drammatici) attraverso gli occhi dei bambini. È così con Roddy McDowall in Com'era verde la mia valle (1941),[33][42] Luciano De Ambrosis in I bambini ci guardano (1942), e Peggy Ann Garner in Un albero cresce a Brooklyn (1945). È il preludio alla grande svolta neorealistica del cinema italiano del dopoguerra che nei film di Vittorio De Sica e Roberto Rossellini si afferma a livello internazionale anche in larga misura attraverso l'interpretazione spontanea di bambini attori non professionisti come Franco Interlenghi e Rinaldo Smordoni in Sciuscià (1946); Alfonsino Pasca in Paisà (1946); Enzo Staiola in Ladri di biciclette (1948); e Edmund Meschke in Germania anno zero (1948).[16] Con l'unica eccezione di Franco Interlenghi (destinato poi ad una lunga carriera di attore da adulto), per questi bambini la notorietà resta legata a un solo film nel quale è stato loro chiesto di interpretare se stessi.[16]

La lezione del neorealismo si fa sentire nella produzione di film documentari o semi-documentari che mettono al centro le sofferenze dei bambini nell'immediato dopoguerra (e in cui per la prima volta si fa riferimento esplicito al dramma dell'Olocausto), come The Children of Europe (regia di Theodore Andrica, 1947), Our Children (Unzere Kinder, regia di Natan Gross e Shaul Goskind, 1948) o È accaduto in Europa (Valahol Európában, regia di Géza von Radványi, 1948). Il cinema di Hollywood risponde con Ivan Jandl in Odissea tragica (1948), la storia di un bambino e di sua madre che, sopravvissuti ai campi di concentramento ma separati l'uno dall'altra, si cercano in una Germania distrutta dalla guerra. L'influenza del neo-realismo si avverte anche in generi distanti, come il racconto storico di Oliver Twist (1948), che nell'interpretazione di John Howard Davies diventa cruda denuncia dello sfruttamento minorile, o i thriller Idolo infranto (1948) con Bobby Henrey e La finestra socchiusa (1949) con Bobby Driscoll.

All'innocenza dei bambini è associata una sensibilità particolare che li porta ad essere protagonisti di storie che li pongono al contatto con il soprannaturale. Ann Carter ne Il giardino delle streghe (The Curse of the Cat People, 1944) e Dean Stockwell ne Il ragazzo dai capelli verdi (1948) offrono i primi esempi di bambini la cui innocenza e sensibilità li rende capaci di esperienze paranormali, cui gli adulti sono esclusi.

Nel decennio Hollywood premia questi giovanissimi talenti con uno speciale Oscar giovanile assegnato a Margaret O'Brien, Peggy Ann Garner, Claude Jarman (Il cucciolo, 1946), Ivan Jandl, e Bobby Driscoll.[44]

La televisione e il ritorno agli attori professionisti (gli anni '50)

La giovane Lauren Chapin con il cast di Papà ha ragione (1954-60)
Tina Apicella con Anna Magnani in Bellissima (1951)
Brandon De Wilde
Patty McCormack in Il giglio nero (1956)
Lee Aaker in Le avventure di Rin Tin Tin (1954-59)
Jerry Mathers

In Bellissima (Italia, 1951) Luchino Visconti erge una bambina (Tina Apicella) a simbolo della ricerca ossessiva di piccoli talenti naturali da sacrificare all'illusione del successo. La grande stagione del Neorealismo italiano si chiude così con un personaggio che "sembra criticare l'illusione creata proprio dai film neorealisti: quella di giovanissime star passate come meteore nell'universo cinematografico."[16] Il modello neorealista rimane comunque vivo, negli anni cinquanta, a livello internazionale, dove si continuano a preferire interpreti non professionisti come Georges Poujouly e Brigitte Fossey (Giochi proibiti, Francia, 1952), Pablito Calvo (Marcelino pan y vino, Spagna, 1955), Subir Bannerjee (Pather panchali, India, 1955; Il lamento sul sentiero); Pascal Lamorissee (Il palloncino rosso, Francia, 1956); Pavel Boriskin (Il destino di un uomo, URSS, 1959) e Jean-Pierre Léaud (I 400 colpi, Francia, 1959).

Il cinema americano, con l'unica notevole eccezione di Richie Andrusco in Little Fugitive (1953), torna invece a privilegiare attori bambini che abbiano ricevuto un apprendistato più formale. Sia Brandon De Wilde (Il membro del matrimonio, 1952) che Patty McCormack (Il giglio nero, 1956) arrivano al cinema ripetendo la parte che li ha resi celebri a Broadway. Entrambi affronteranno altri film importanti, De Wilde ne Il cavaliere della valle solitaria (1953) e Addio, lady (1956),[33][42] and McCormack in All Mine to Give (1956); entrambi riceveranno la nomina all'Oscar per loro interpretazioni. L'unico Oscar giovanile del decennio è assegnato agli inglesi Jon Whiteley e Vincent Winter in I confini del proibito (1953).[44] Notevole impressione suscitano anche George Winslow[56] opposto a Marilyn Monroe in Gli uomini preferiscono le bionde (1953); Michel Ray in La più grande corrida (1954); Richard Eyer in La legge del Signore (1956); e in particolare Billy Chapin in La morte corre sul fiume (1956).

La televisione comincia a offrire le prime parti importanti a molti giovani attori e la prospettiva non solo di un valido apprendistato o di qualche impiego occasionale, ma di una continuità di lavoro che cinema e teatro non potevano loro garantire. Lavorare nel cast di una popolare serie televisiva significava essere impiegati per lunghi anni, talora per l'intera durata della loro carriera. Gli attori bambini trovano spazio anzitutto in popolari "serie per famiglia": Judy Nugent e Jimmy Hawkins in The Ruggles (1949-52); Sheila James in Mio padre, il signor preside (1950-55); Ricky Nelson in The Adventures of Ozzie and Harriet (1952-66); Rusty Hamer, Sherry Jackson e Angela Cartwright in Make Room for Daddy (1953-65); Lauren Chapin in Papà ha ragione (1954-60); Paul Petersen in The Donna Reed Show (1958-66). Oppure in western: ancora Jimmy Hawkins in Annie Oakley (1953-57), Anthony Numkena, primo attore bambino professionista nativo americano, in Brave Eagle (1955-56), e soprattutto Johnny Crawford in The Rifleman (1958-1963). Presto i bambini diventano protagonisti, dapprima in popolarissime serie per ragazzi: Lassie (1954-57) con Tommy Rettig (giunto alla televisione dopo i successi cinematografici di Le 5000 dita del Dr. T nel 1953 e La magnifica preda nel 1954);[57] Le avventure di Rin Tin Tin (1954-59) con Lee Aaker;[58] Furia cavallo del West (1955-60) con Bobby Diamond;[59] Le avventure di Campione (1955-56) con Barry Curtis. Con Il carissimo Billy (1957-63) per la prima volta una serie per famiglie è vista interamente dal punto di vista di un bambino, impersonato da Jerry Mathers, anch'egli giunto alla televisione dopo la positiva esperienza al cinema ne La congiura degli innocenti (1955) di Alfred Hitchcock.[60]

Il piccolo schermo contribuisce al tempo stesso ad ampliare le possibilità espressive degli attori bambini. Nel 1951 l'opera lirica "Amahl and the Night Visitors" di Gian Carlo Menotti, la prima prodotta espressamente per la televisione, mostra come grazie alla ripresa televisiva i bambini potessero proporsi come protagonisti anche nell'opera lirica, portando al successo giovani interpreti come Chet Allen e Bill McIver.[61] Dal 1955 al 1959, Il club di Topolino (The Mickey Mouse Club) svolge una funzione analoga a quella esercitata dalle Simpatiche canaglie nei decenni precedente, offrendo una importante vetrina per un'intera generazione di giovani attori e cantanti, come Sharon Baird, Bobby Burgess, Lonnie Burr, Tommy Cole, Annette Funicello, Darlene Gillespie, Cubby O'Brien, Karen Pendleton, Doreen Tracey, e molti altri.

I personaggi dei bambini negli anni cinquanta si fanno più complessi e sfaccettati. Con Billy Gray in Ultimatum alla Terra (1951), Jimmy Hunt in Gli invasori spaziali (1953), Robert Lyden nella serie televisiva Rocky Jones, Space Ranger (1954), e Michel Ray in I figli dello spazio (1958) la fantascienza si aggiunge ai generi offerti agli attori bambini, ancora sfruttando la loro curiosità e innocenza e la loro disponibilità ad accogliere il nuovo o la loro prontezza a reagire al pericolo in contrasto ai dubbi e alle paure degli adulti.[62] Sul versante opposto, Patty McCormack mostra come il male non sia estraneo all'infanzia e possa produrre tragici risultati, offrendo in Il giglio nero (The Bad Seed, 1954 dramma e 1956 film) un inquietante ritratto di bambina psicotica e priva di rimorsi che giunge coscientemente all'omicidio.[63]

Anche il musical comincia ad offrire ruoli di rilievo agli attori bambini. Sia The King and I (Broadway, 1951) che The Sound of Music (Broadway, 1959) hanno al centro della storia un gruppo di bambini. Anche The Music Man (Broadway, 1957) ha tra i suoi personaggi principali quello di un bambino, interpretato nel cast originario da Eddie Hodges.

Il musical degli anni sessanta

Foto pubblicitaria del musical The Sound of Music
Ron Howard con Andy Griffith
Bill Mumy con Brigitte Bardot
Brandon Cruz con Bill Bixby e Miyoshi Umeki

Gli attori bambini sono ormai una presenza riconosciuta nel cinema internazionale. I nomi di molti di loro sono inclusi nello Hollywood Walk of Fame, a cominciare dall'8 febbraio 1960 quando il riconoscimento fu dato a Shirley Temple, Jackie Coogan, Jackie Cooper, Freddie Bartholomew, Mickey Rooney, e Judy Garland.[64]

Negli anni sessanta gli attori bambini coprono ormai una gamma amplissima di registri, dagli estremi dell'innocenza e del sacrificio a quelli della malvagità e della perversione.

I bambini sono la consolazione dei loro genitori: Ron Howard in Una fidanzata per papà (1963); Karen Dotrice e Matthew Garber in Le tre vite della gatta Tomasina e Mary Poppins (entrambi del 1964); Bill Mumy in Erasmo il lentigginoso (1965). Questa caratteristica si accentua specie nelle serie televisive, dove curiosamente gli attori bambini sono quasi tutti chiamati ad interpretare la parte di figli unici di genitore vedovo/a e l'intera azione si incentra proprio sulla stretta relazione tra genitore e figlio. È così per Ron Howard in The Andy Griffith Show (1960-68); Marc Copage, primo attore bambino afro-americano in una serie non stereotipata in Giulia (1968-71);[65] e Brandon Cruz in Una moglie per papà (1969-72).

Gli stessi "adorabili" bambini possono tuttavia trasformarsi in mostri omicidi, come Martin Stephens ne Il villaggio dei dannati (1960)[62] o lo stesso Bill Mumy nel celebre episodio It's a Good Life (1961) di Ai confini della realtà.[66] Da oggetto del desiderio la bambina (Sue Lyon) diventa cinica seduttrice in Lolita (1962) in uno dei più controversi film degli anni sessanta.[67] Nel film Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) Betty Davis è un ex-attrice bambina trasformatasi da adulta in un personaggio d'orrore, quasi a voler rivelarne la natura nascosta.[63] Il racconto post-apocalittica Il signore delle mosche (1963, con James Aubrey), basato su un romanzo di William Golding, demolisce il mito dell'innocenza "naturale" dei bambini, mostrando i velocissimi effetti "regressivi" che l'abbandono ha su un gruppo di bambini "civilizzati" una volta che siano lasciati a se stessi in un'isola deserta.[68] Alla televisione si trasmettono ben due serie che prendono in giro questi film d'orrore che coinvolgono ora anche i bambini: La famiglia Addams (1964-66, con Lisa Loring e Ken Weatherwax);[69] e I mostri (1964-66, con Butch Patrick).

Anche laddove i bambini siano riproposti come eroi positivi, il cinema si sofferma sui terribili risvolti a livello psicologico dell'odio che si trovano a combattere: sia esso la guerra per Nikolay Burlyaev ne L'infanzia di Ivan (1962) di Andrej Tarkovskij o l'intolleranza razziale per Mary Badham e Phillip Alford ne Il buio oltre la siepe (1962), o la follia omicida di un adulto per William Dix in Nanny, la governante (1965).

L'ultimo Oscar giovanile viene assegnato nel 1960 ad una giovane attrice Hayley Mills, capace di esprimersi con grande abilità sia nelle parti più sentimentali e di intrattenimento (Il segreto di Pollyanna, 1960; Il cowboy con il velo da sposa, 1961) che in parti più complesse e drammatiche (The Tiger Bay, 1959; Whistle Down the Wind, 1962).[33][44] Da allora gli attori bambini competono agli Oscar nelle stesse categorie degli adulti. Nel 1963, a 16 anni appena compiuti e con alle spalle una lunga carriera di attrice bambina, Patty Duke è la prima minorenne vincitrice di una statuetta come miglior attrice non protagonista nel film Anna dei miracoli (1962), nel ruolo da lei stessa creato in oltre 700 rappresentazioni tra il 1959 e il 1961 a Broadway sempre al fianco di Anne Bancroft.[70]

Nel 1965 e nel 1968 l'Oscar per i miglior film va a due musical (The Sound of Music e Oliver!), in cui c'è una presenza fondamentale di un cast di attori-cantanti bambini.[44] Prima della sua celeberrima versione cinematografica hollywoodiana (conosciuta in Italia con il titolo di Tutti insieme appassionatamente), la storia della Famiglia Trapp, resa pubblica nel 1949 dall'autobiografia di Maria Augusta Trapp, era già stata adattata per il cinema in due film tedeschi del 1956 e 1958. Il musical The Sound of Music con musiche di Richard Rodgers e testi di Oscar Hammerstein aveva quindi debuttato in teatro a Broadway nel novembre 1959 e a Londra nel 1961, ricevendo accoglienze trionfali; l'intero cast dei bambini venne nominato ai Tony Awards.[71] Anche Oliver! con musiche e testi di Lionel Bart si era affermato dapprima in teatro con fortunate produzioni, a Londra dal giugno 1960 e quindi a Broadway dal gennaio 1963.[72] A ricoprire nella trasposizione cinematografica il ruolo di Oliver, che a Londra era stato di Keith Hamshere e a New York di Bruce Prochnik, fu scelto Mark Lester il quale non aveva una formazione di cantante (tanto da dover essere doppiato) ma era un attore bambino già con una buona esperienza nel cinema e nella televisione.[33][42] Sull'onda del successo di questi due musical, altri film e spettacoli musicali offrono parti di rilievo a attori bambini. Nel 1962 la Disney produce un film, Angeli o quasi, che ha per protagonisti I piccoli cantori di Vienna. Nel 1966 Frankie Michaels riceve a 10 anni il Tony Award per la sua interpretazione del giovane Patrick nel musical Mame a Broadway.[73] Dagli anni sessanta, grazie anche alla diffusione e al perfezionarsi delle tecniche di amplificazione della voce sul palcoscenico,[74] il musical si affianca stabilmente al cinema e alla televisione come uno dei principali veicoli di successo per gli attori bambini.

Sulla spinta del successo commerciale di film come Appuntamento sotto il letto (1968) e C'è un uomo nel letto di mamma (1968), anche alla televisione si affermano con La famiglia Brady (1969-74) (padre, madre e sei figli) show che mostrano famiglie numerose con figli di età anche molto diversa, il che permette di sfruttare le abilità di alcuni attori bambini già affermati, dando tempo nel frattempo ad altri di crescere sullo schermo per diversi anni.

Gli anni settanta

Jodie Foster in Paper Moon (serie televisiva)
Adam Rich nel 1977
Michael Jackson (al centro) con i fratelli

Nel 1974 Tatum O'Neal diventa a dieci anni la più giovane vincitrice di un premio Oscar in Luna di carta (1973).[44] Interpreta un ruolo simpatico di bambina precoce e smaliziata che mostra già una comprensione da adulto dei fatti della vita. In suo ruolo sarà ripreso nel 1974 nell'omonima serie televisiva da Jodie Foster, la più famosa e versatile attrice bambina di quegli anni, capace di passare con naturalezza da ruoli in film per bambini (Due ragazzi e un leone, 1972, e Tom Sawyer, 1973, sempre al fianco di Johnny Whitaker) a parti drammatiche (Alice non abita più qui, 1974; Taxi Driver, 1977).[75] Lo stesso registro di precocità è al centro delle interpretazioni di Quinn Cummings in Goodbye amore mio! (1977) e di Justin Henry in Kramer contro Kramer (1979), che valgono loro la nomina al premio Oscar.[44]

Gli anni settanta sono forse l'epoca più libertaria e più fosca per gli attori bambini. Si rompe ogni limite: Linda Blair è posseduta dal demonio in L'esorcista (1973); Jonathan Scott-Taylor è l'Anticristo in Il presagio (1976); Larry B. Scott è un giovanissimo tossicodipendente in A Hero Ain't Nothin' But a Sandwich (1978). Cade anche il tabù sulla sessualità dei bambini: amori adolescenziali in Due ragazzi che si amano (1971) o in Una piccola storia d'amore (1979) ma anche minori che diventano cosciente oggetto di desiderio degli adulti, in modo ancora ambiguo con Björn Andrésen in Morte a Venezia (1971) ma già esplicito con Mario Van Peebles, coinvolto in una scena di sesso con una prostituta in Sweet Sweetback's Baadasssss Song (1971), o con Benoît Ferreux in un rapporto incestuoso con la madre in Soffio al cuore (1971), o con le prostitute bambine interpretate da Jodie Foster in Taxi Driver (1977) e Brooke Shields in Pretty Baby (1979).

Non mancano tuttavia le occasioni di emergere anche nel genere di fantasia e di intrattenimento: Peter Ostrum in Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (1971); Johnny Whitaker in Tom Sawyer (1973); Sean Marshall in Elliott il drago invisibile (1977); Kelly Reno in Black Stallion (1979). Cary Guffey in Incontri ravvicinati del terzo tipo (regia di Steven Spielberg, 1977) apre un nuovo filone nel film di fantascienza che vede nel bambino il mediatore privilegiato dell'incontro con il mondo alieno, filone che lo stesso Spielberg ed altri registi svilupperanno con grande ampiezza negli anni ottanta.[76]

Con la fine della segregazione razziale si aprono anche a Hollywood nuove possibilità per attori afroamericani.[65] Kevin Hooks è il primo attore bambino afroamericano cui sia data l'occasione di una parte importante non stereotipata nel film Sounder (1972). Alla televisione, in Il mio amico Arnold (1978-86) due bambini afroamericani (Gary Coleman e Todd Bridges) adottati nella finzione da un padre bianco diventano i primi attori afro-americani protagonisti di una serie televisiva di successo, mentre Una famiglia americana (1972-81), La piccola casa nella prateria (1974-82), e La famiglia Bradford (1977-81) (con Adam Rich) proseguono il filone già affermato di serie con numerosi attori bambini. La seconda edizione de Il club di Topolino (The New Mickey Mouse Club, 1977-79) vede impegnato un piccolo gruppo di giovani interpreti a rappresentare la crescente diversità etnica della società americana: tra di essi emergono Lisa Whelchel, Julie Piekarski, e Kelly Parsons.

A livello internazionale si segnalano: Benoît Ferreux in Soffio al cuore (1971), Samy Ben-Youb in La vita davanti a sé (1977); David Bennent in Il tamburo di latta (1979).

Nel 1978 viene creata la Young Artist Association, un'organizzazione non-profit destinata a sostenere attori bambini o adolescenti, attraverso iniziative legislative, borse di studio ed un premio annuale che riconoscesse i giovani talenti nel cinema, televisione, teatro e musica. La prima cerimonia per il conferimento degli Young Artist Awards si tiene nell'ottobre 1979 in California e da allora si è ripetuta annualmente. Tra i premiati per la loro attività negli anni '70 si sono Diane Lane e Thelonious Bernard, protagonisti del film A Little Romance (1979), Justin Henry in Kramer contro Kramer (1979), Adam Rich e Gary Coleman per le serie televisive Eight Is Enough e Il mio amico Arnold, e il giovane Michael Jackson (bambino prodigio per eccellenza nella musica di intrattenimento degli anni '70).

Nel musical si affermano Ralph Carter, nel ruolo di Travis Younger in Raisin (Broadway, 1973-75), e Andrea McArdle, protagonista di Annie (Broadway 1977-83; Londra, 1978-81). Nel cast originario di Annie si segnala anche Danielle Brisebois, nel ruolo dell'orfanella "Mollie", e Shelley Bruce, Sarah Jessica Parker, Allison Smith e Alyson Kirk tra coloro che si alternano nel ruolo della protagonista.

Gli anni ottanta e il ritorno all'innocenza perduta

Rick Schroder

Negli anni '80 si avverte un deciso cambio di tendenza sia da parte del pubblico e della critica. Ad essere premiati con lo Young Artist Award, cui dal 1984 si affianca il Saturn Award per il miglior attore emergente, sono ora in prevalenza attori bambini protagonisti di film di avventura, fantasia, e buoni sentimenti: Rick Schroder in Il piccolo Lord (1980); Henry Thomas in E.T. (1982); Aileen Quinn in Annie (1982); Heather O'Rourke nella trilogia di Poltergeist (1982-88); Barret Oliver, Noah Hathaway e Tami Stronach ne La storia infinita (1984); Jonathan Ke Quan in Indiana Jones e il tempio maledetto (1984); Sean Astin in The Goonies (1985); Carrie Henn in Aliens - Scontro finale (1986); Christian Bale in L'impero del sole (1987); Fred Savage in La storia fantastica (1987) e Viceversa, due vite scambiate (1988); e Adan Jodorowsky in Santa Sangre (1989).

Anche laddove si mantenga una maggiore vena realistica, il personaggio non perde la propria innocenza pur nell'affrontare situazioni tragiche: una difficile situazione familiare (Beril Guve in Fanny e Alexander, 1981; Anton Glanzelius in La mia vita a quattro zampe, 1985); la povertà e il degrado del proprio ambiente sociale (Garry Cadenat in Sugar Cane Alley, 1984; Danny de Munk in Ciske de Rat, 1984; Pelle Hvenegaard in Pelle alla conquista del mondo, 1986; River Phoenix in Stand by Me, 1986); la guerra (Sebastian Rice-Edwards in Hope and Glory (1987), l'Olocausto (Gaspard Manesse e Raphaël Fejtö in Arrivederci ragazzi, 1987), persino l'esperienza di una catastrofe nucleare (Ross Harris in Testament, 1983). Questo dimensione di ritrovata innocenza di fronte alle difficoltà è sintetizzata nell'interpretazione più popolare degli anni ottanta a livello internazionale: Salvatore Cascio in Nuovo Cinema Paradiso (1988), il film di Giuseppe Tornatore, premio Oscar come miglior film straniero.[44] Cascio riceve anche lo Young Artist Award.

Negli anni ottanta, alla televisione si afferma Kim Fields in L'albero delle mele (1979-88) e soprattutto il gruppo di attori bambini (Malcolm-Jamal Warner, Tempestt Bledsoe, Keshia Knight Pulliam, Deon Richmond, Raven-Symoné) ne I Robinson (The Cosby Show, 1984-92), primo programma di successo interamente incentrato sulle vicende di una famiglia afroamericana.[65]

Anche il musical offre alcuni ruoli rilevanti per gli attori bambini in The Top Dance Kid (Broadway, 1983), con i personaggi di Gavroche e della piccola Cosette in Les Misérables (Paris, 1980; London, 1985; Broadway, 1987), e il revival di Oliver! (Broadway, 1985). A segnalarsi sono in primo luogo Donna Vivino, nel ruolo della piccola Cosette, e Braden Danner, interprete a Broadway sia di Oliver Twist che di Gavroche.

Gli anni novanta

Nel gennaio 1990 l'ennesimo suicidio di un ex attore bambino, Rusty Hamer, a pochi anni di distanza da quelli di Trent Lehman e Tim Hovey, scosse il mondo dello spettacolo. Numerosi articoli ed interviste apparvero sulla stampa a testimoniare le difficoltà di adattamento alla vita adulta per molti ex attori bambini. Paul Petersen, anch'egli ex attore bambino, si fece promotore della costituzione di un'organizzazione non-profit, "A Minor Consideration", che, ufficialmente operante dal gennaio 1991, ha da allora svolto un ruolo importante nel sostegno agli attori bambini in tutti gli stadi della loro esperienza di vita.[77]

Macaulay Culkin

Con il film Mamma, ho perso l'aereo (1990), Macaulay Culkin diventa la star del decennio nel film di intrattenimento.[16] Assieme a lui, Elijah Wood, Joseph Mazzello e Brad Renfro, tutti vincitori di Young Artist Awards, sono i più popolari attori bambini nella prima metà degli anni novanta, contribuendo al successo di film come Jurassic Park (1993), Shadowlands (1993) o Il cliente (1994), talora interagendo fra di loro in film come Il grande volo (1992), The Good Son (1993), e The Cure (1995). Hanno debutti importanti Balthazar Getty (Il signore delle mosche, 1990), Edward Furlong (Terminator 2 - Il giorno del giudizio, 1991) e William Snape (Full Monty - Squattrinati organizzati, 1997). Anna Paquin vince il premio Oscar quale miglior attrice non protagonista in Lezioni di piano (1993).[44] Tra il 1991 e il 1993, Ariana Richards colleziona tre Young Artist Award, mentre Kirsten Dunst vince il Saturn Award e viene nominata ai Golden Globe per la sua interpretazione in Intervista col vampiro (1994), ripetendosi in Jumanji (1995) al fianco di Bradley Pierce. A livello internazionale si segnalano Julien Ciamaca in La gloire de mon père e Le château de ma mère (Francia 1990); Victoire Thivisol in Ponette (Francia, 1996); Misha Philipchuk in Il ladro (Russia, 1997); Vinícius de Oliveira in Central do Brasil (Brasile, 1998); e soprattutto Giorgio Cantarini ne La vita è bella (1997), film vincitore di tre Premi Oscar;[44] anche a lui va il Young Artist Award. Fa la sua prima comparsa anche la vicenda di un bambino terrorista nel film Killer Kid (1994).

Alla fine degli anni novanta il regista M. Night Shyamalan ripropone il modello del bambino che spinto della propria sensibilità entra in contatto con il soprannaturale, prima con il film Ad occhi aperti (1998) con Joseph Cross[78] e poi con l'eccezionale successo di The Sixth Sense - Il sesto senso (1999) con Haley Joel Osment[79] che, nominato all'Oscar,[44] confermerà il suo talento in A.I. - Intelligenza Artificiale (2001) di Steven Spielberg.[16]

A partire dal 1996, il Critics' Choice Award al miglior giovane interprete si aggiunge allo Young Artist Award e al Saturn Award per il miglior attore emergente. Tra gli attori bambini che ricevano questi premi si segnalano: Jonathan Brandis in La storia infinita 2 (1990); Elijah Wood in L'innocenza del diavolo (1993); Kirsten Dunst in Intervista col vampiro (1994); Lucas Black in Lama tagliente (1996); Christina Ricci in Casper (1996); Jonathan Lipnicki in Jerry Maguire (1996); Jena Malone in Contact (1997); e Jurnee Smollett-Bell in La baia di Eva (1997).

Fred Savage

Alla televisione gli attori bambini contribuiscono in modo determinante al successo di serie che dagli Stati Uniti rimbalzano sulle reti di mezzo mondo: Neil Patrick Harris in Doogie Howser (1989-93); Sara Gilbert e Michael Fishman in Pappa e ciccia (Roseanne, 1988-97); Zachery Ty Bryan, Taran Noah Smith, e Jonathan Taylor Thomas in Quell'uragano di papà (Home Improvement, 1991-99); Jodie Sweetin, Mary-Kate e Ashley Olsen in Gli amici di papà (Full House, 1987-95); Fred Savage in Blue Jeans (The Wonder Years, 1988-93); Madeline Zima in La tata (1993-99); Ben Savage in Crescere, che fatica! (Boy Meets World, 1993-2000).[80] Dal 1989 al 1994, viene trasmessa sul Disney Channel la terza edizione de Il Club di Topolino (The All-New Mickey Mouse Club); vi partecipano giovani talenti destinati al grande successo internazionale, come Britney Spears, Christina Aguilera, Justin Timberlake, Ryan Gosling, JC Chasez e Keri Russell.

Haley Joel Osment

Daisy Eagan non ha ancora compiuto 12 anni quando è premiata dai Tony Awards per la sua interpretazione nel musical The Secret Garden (1991), un altro musical di Broadway (1991-93) a impiegare bambini in ruoli protagonistici.[81] Nel 1993 Laura Bell Bundy è nominata per il Drama Desk Award come miglior attrice di musical per la sua interpretazione in Ruthless! (1992). The Lion King (musical), tratto dall'omonimo film della Disney, offre anch'esso due parti di risalto per attori bambini e in esse avranno l'opportunità di cimentarsi diverse generazioni di giovani interpreti (lo spettacolo, inaugurato a Broadway nel 1997 e quindi a West End di Londra nel 1999, vi è ancor oggi rappresentato senza interruzione).[82].

Il nuovo millennio

Billy Elliot the Musical, 5th Birthday Show (2010)

Jamie Bell[83] nel film Billy Elliot (2000) offre una interpretazione così convincente che il suo personaggio, un ragazzo pronto a sfidare quasi suo malgrado i pregiudizi della famiglia e del proprio ambiente per esprimere se stesso come ballerino, diventa uno dei simboli del decennio. Elton John adatta la storia ad un musical di successo che offre a numerosi giovani talenti la possibilità di affermarsi sulle scene internazionali e ottenere importanti riconoscimenti.[84] I tre Billy del cast originale londinese (Liam Mower, James Lomas, George Maguire) ricevono nel 2005 il Laurence Olivier Award, mentre il Tony Award premia nel 2009 il cast originale americano (Kiril Kulish, David Alvarez, Trent Kowalik). Tra i nuovi musical che offrono parti rilevanti ad attori bambini si segnalano anche: Mary Poppins (Londra, 2004; Broadway, 2006), 13 (Broadway, 2008) e Ciske de Rat (Amsterdam, 2009), oltre a importanti riprese di spettacoli ormai classici, come Les Misérables (Broadway, 2006) o Oliver! (Londra, 2009). Tra gli interpreti di queste produzioni ci sono Tom Holland, Graham Phillips, Elizabeth Gillies, Ariana Grande, Dave Dekker, Carrie Hope Fletcher, Brad Kavanagh, David Bologna, Harry Stott, e molti altri.

Due attrici bambine vengono nominate all'Oscar, Keisha Castle-Hughes in La ragazza delle balene (2002) e Abigail Breslin in Little Miss Sunshine (2006).[85]

A mettersi in luce per qualità e continuità di risultati nel decennio sono soprattutto Dakota Fanning (Mi chiamo Sam, 2001 / Dreamer - La strada per la vittoria, 2005 / La guerra dei mondi, 2005 / La vita segreta delle api, 2008); Freddie Highmore (Neverland - Un sogno per la vita, 2004 / La fabbrica di cioccolato, 2005 / La musica nel cuore - August Rush, 2007); e Kodi Smit-McPhee (Meno male che c'è papà - My Father, 2007 / The Road, 2009 / Blood Story, 2010).

Il primato della popolarità internazionale va, sull'onda del fenomeno letterario dei racconti di Harry Potter, ai suoi giovani interpreti sul grande schermo (Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint).[86]

Tra gli attori bambini vincitori di premi internazionali,[87] troviamo anche: Alakina Mann e James Bentley (The Others, 2001); Anton Yelchin (Cuori in Atlantide, 2001); Fernando Tielve (La spina del diavolo, 2001); Tyler Hoechlin (Era mio padre, 2002); Jeremy Sumpter (Peter Pan, 2003); Josh Hutcherson (Zathura - Un'avventura spaziale, 2005) / Un ponte per Terabithia, 2007); Malú Tarrau Broche e Jorge Milo (Viva Cuba, 2005); Ivana Baquero (Il labirinto del fauno, 2006); Jaden Smith (La ricerca della felicità, 2006 / Ultimatum alla Terra, 2008); Max Records (Nel paese delle creature selvagge, 2009); e Sofia Vassilieva (La custode di mia sorella, 2009, al fianco di Abigail Breslin).

Il cinema continua ad occuparsi dei bambini anche con coraggiosi documentari di denuncia della precaria condizione dell'infanzia in alcune aree del mondo.[88] Tra di essi si segnalano: Children Underground (2001) (dedicato ai ragazzi di strada rumeni), e due opere sull'esperienza dei bambini-soldato in Africa, Children of Congo: From War to Witches (2008) e Children of War (2009).

La grandissima diffusione dei talent show televisivi (unita all'eco che performances amatoriali possono ora ricevere nel web attraverso siti come YouTube) porta alla ribalta numerosi bambini/e, destinati il più delle volte ad un successo straordinario quanto effimero, in altri casi ad una esperienza di interprete bambino che si prolunga negli anni (George Sampson, Connie Talbot, Bianca Ryan). Per alcuni rappresenta il primo passo di una lunga carriera anche da adulti nel mondo dello spettacolo (Justin Bieber, Jessica Sanchez).

Dal 2010 ad oggi

Un altro musical con un cast di bambini riscuote su successo internazionale. Matilda the Musical debutta nel novembre 2011 al West End di Londra, e a Broadway nell'aprile 2013. Come già successo con Billy Elliot the Musical, le attrici bambine che si alternano nel ruolo di protagonista a Londra (Eleanor Worthington Cox, Cleo Demetriou, Sophia Kiely, Kerry Ingram) ricevono il Laurence Olivier Awards, mentre il Tony Award premia il cast americano (Sophia Gennusa, Oona Laurence, Bailey Ryon, Milly Shapiro). Tra i nuovi musical che offrono parti importanti ad attori bambini si segnalano anche: Motown (Broadway, 2013; London, 2016), Kinky Boots (Broadway, 2013; Londra, 2015)[89] e School of Rock (Broadway 2015; Londra, 2016),[90] oltre al continuo successo di revival di spettacoli famosi come Billy Elliot, The Lion King, Annie, The Secret Garden, Les Misérables, The Sound of Music, Oliver!, Ruthless!, e altri ancora.

Hailee Steinfeld è nominata all'Oscar per la sua interpretazione in Il Grinta (2010). Lo stesso traguardo è raggiunto per il film Re della terra selvaggia (2012) da Quvenzhané Wallis che a 9 anni entra così nella storia del cinema come l'attrice più giovane ad essere candidata all'Oscar. Wallis ottiene di nuovo lo Young Artist Award come protagonista del film Annie - La felicità è contagiosa (2014). A ricevere riconoscimenti dalla critica sono anche Jaden Smith (The Karate Kid - La leggenda continua, 2010), Asa Butterfield e Chloë Grace Moretz (Hugo Cabret, 2011), Thomas Doret (Il ragazzo con la bicicletta, 2011), Sophie Nélisse (Monsieur Lazhar, 2011, The Book Thief, 2013), Dakota Goyo (Real Steel, 2011), Thomas Horn (Molto forte, incredibilmente vicino, 2011), Tom Holland (The Impossible, 2012), e Jacob Tremblay (Room, 2015). Si segnalano anche Oakes Fegley (Il drago invisibile, 2016), Neel Sethi (Il libro della giungla, 2016), Félix Bossuet nella trilogia di film su Belle & Sebastien (2013, 2015, 2017), e Roman Griffin Davis, vincitore del Critics' Choice Award al miglior giovane interprete per il film Jojo Rabbit (2019).

Oltre ai numerosi talent show televisivi aperti a concorrenti di ogni età, hanno enorme successo a livello internazionale anche spettacoli specificamente dedicati ai bambini, come The Voice Kids o Little Big Shots. Tra i numerosi bambini/e che così si segnalano alla televisione o per le loro online performances emergono: Jackie Evancho (2010); Ronan Parke (2011); Amira Willighagen (2013); Laura Bretan e Grace VanderWaal (2016); Darci Lynne Farmer (2017); e molti altri.

Film con attori bambini come protagonisti (parziale)

L'elenco, puramente indicativo, comprende alcuni dei titoli maggiormente celebrati da critica e pubblico, comunque tra i più rappresentativi della loro epoca, in cui un attore bambino o gruppi di attori bambini hanno agito da protagonisti, sotto la direzione di registi famosi.

Italia

Il giovane saltimbanco (1877) di Antonio Mancini

Le origini

In Italia gli attori bambini sono attivi da tempo immemorabile nelle piazze, nei circhi e nei teatri. Di loro non resta memoria se non in scarse note di cronaca e in alcuni dipinti di artisti come Domenico Tiepolo e Antonio Mancini. I bambini crescono con le loro famiglie nelle compagnie teatrali e circensi o vi si uniscono per sfuggire alla povertà, spesso in condizioni di lavoro duro e precario, soggetti ad ogni tipo di abuso, privi di qualsiasi diritto. Di uno di essi, un bambino di undici anni "lacero e malaticcio", parla Edmondo De Amicis nel 1886 nel primo dei "racconti mensili" del libro Cuore:

"Due anni prima, suo padre e sua madre, contadini nei dintorni di Padova, l’avevano venduto al capo d’una compagnia di saltimbanchi; il quale, dopo avergli insegnato a fare i giochi a furia di pugni, di calci e di digiuni, se l’era portato a traverso alla Francia e alla Spagna, picchiandolo sempre e non sfamandolo mai."[91]

Nella nascente letteratura italiana per l'infanzia tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento ritorna con frequenza il caso di bambini orfani o abbandonati che, vagabondando alla ricerca di lavori di fortuna, diventano suonatori ambulanti o si accodano alle compagnie di saltimbanchi. È il caso dei quattro fratellini, rimasti privi dei genitori, protagonisti del "romanzo per i bambini" La famiglia di saltimbanchi di Ida Baccini, pubblicato da Bemporad in prima edizione nel 1901.[92]

Dello "sfruttamento dei bambini sul teatro" il primo a occuparsi è il medico e sindacalista Gaetano Pieraccini in un pionieristico articolo del 1908 sul Giornale italiano di medicina sociale.[93] Lo sviluppo dell'industria cinematografica avviene quindi proprio nel momento in cui i bambini attori stanno uscendo dal loro secolare anonimato e la società intera, divenuta più sensibile ai problemi dell'infanzia, sembra finalmente accorgersi della loro esistenza.[94]

È a questo mondo di piccoli artisti girovaghi che si ispirano i primi filmati semi-documentari, dove appaiano degli attori bambini italiani. In Italienischer Bauerntanz due bambini ("Ploetz" e "Larella") si esibiscono in una danza popolare italiana, mentre i bambini della "Famiglia Grunato" sono protagonisti di un numero acrobatico con i loro genitori in Akrobatisches Potpourri. Entrambi i filmati furono girati in Germania da Max Skladanowsky e Emil Skladanowsky nel 1895.

Il cinema muto italiano

Maria Bay (Firulì) in una immagine del 1911
Carolina Catena (Cabiria) nel poster originario del film del 1914

Sin dagli inizi del cinema muto i bambini sono interpreti di numerosi cortometraggi, spesso protagonisti di serie comiche sotto nomi d'arte, a somiglianza di quanto avveniva nelle popolari contemporanee serie a fumetti.

La prima bimba attrice ad avere successo in Italia negli anni Dieci fu la settenne Maria Bay, lanciata dalla Ambrosio Film di Torino. Tra il 1911 e il 1916 la piccola interpreta una trentina di cortometraggi, dapprima dando vita al personaggio, tra il comico ed il patetico, di Firulì, per poi passare indifferentemente a ruoli di bambina o di bambino. Altri piccoli attori e attrici di quell'epoca sono Gigetto Crosetti,[95] Eduardo Notari (Gennariello), Maria Orciuoli,[96] Ermanno Roveri (Frugolino), Eraldo Giunchi (Cinessino), Luigi Petrungaro, Renato Visca e soprattutto Carolina Catena (la piccola Cabiria, immortalata da Leopoldo Metlicovitz nel poster originario del film). I bambini fanno ridere e fanno piangere; è chiaro fin dall'inizio che il cinema è capace di dare loro una visibilità e una centralità molto maggiori rispetto al teatro ed anche la nascente industria cinematografica italiana è prontissima nello sfruttarne la presenza e le doti espressive. Accanto ai generi comuni al cinema internazionale si introducono generi più direttamente legati alla realtà italiana: dal "teatro napoletano" di Eduardo Notari, primo scugnizzo del cinema italiano, ai temi patriottici di impronta risorgimentale, fra cui si segnala il primo adattamento cinematografico dei nove "racconti mensili" del libro Cuore di Edmondo De Amicis, con Ermanno Roveri e Luigi Petrungaro ad alternarsi nelle parti protagonistiche.

L'ex attore poi regista Mario Bonnard produce nel 1921 una riedizione, diretta dall'amico Wladimiro Apolloni e interpretata da attori bambini, di Ma l'amore mio non muore, grande successo di cui era stato protagonista nel 1913. Tra gli interpreti del remake spicca Marcella Sabbatini, che tra il 1919 e il 1926 è la più celebre attrice bambina del cinema muto italiano degli anni Venti con oltre 30 pellicole e uno status da piccola diva. Oltre ad altri film con Bonnard, nel 1926 interpreterà anche Mi chiamavano Mimì diretto da Washington Borg.[97]. Accanto a Marcella Sabbatini si fa strada una nuova generazione di attori bambini: Ettore Casarotti, il duo Arnold e Patata (Aldo Mezzanotte), Franco Cappelli, e Mimmo Palermi.[98]. Poi la crisi della produzione cinematografica italiana, con il fallimento dell'U.C.I., interrompe anche le giovani carriere di questi piccoli interpreti.

Dall'avvento del sonoro all'esperienza del neorealismo

Miranda Bonansea

L'avvento del sonoro (1930 in Italia) offre agli attori bambini nuove possibilità di espressione, ma le condizioni generali del cinema e della società italiani non portano all'emergere di celebrità paragonabili a quelle dei loro colleghi americani.

Luciano De Ambrosis ne I bambini ci guardano
Mariù Pascoli in Piccolo mondo antico, regia di Mario Soldati, 1941

Gli attori bambini che si segnalarono in questo periodo in Italia furono Pino Locchi, Cesare Barbetti, Elio Sannangelo e Paolo Ferrari, che nel suo primo ruolo (Ettore Fieramosca di Blasetti) fu presentato come Tao Ferrari. Tra tutti spicca Miranda Bonansea, l'attrice bambina più famosa in Italia negli anni trenta, definita "la Shirley Temple italiana", di cui diverrà poi la doppiatrice ufficiale. Nonostante il rilievo di alcune interpretazioni, il cinema italiano continua a non offrire ad attori bambini ruoli di protagonista. Migliori opportunità si offrono all'estero ai figli degli emigranti: Robert Rietti in Gran Bretagna e Mickey Gubitosi negli Stati Uniti.

Nel 1934 il dodicenne Franco Brambilla è tra gli interpreti del film di esaltazione del fascismo Vecchia guardia, ma a questa prova seguiranno solo altre piccole parti in film storici e di propaganda.[99] Se il primo film per ragazzi del cinema italiano (I ragazzi di via Pal, 1935) fu interpretato da giovani universitari,[100] nel 1939 con Piccoli naufraghi si tentò uno dei pochissimi film italiani degli anni trenta dedicato ai giovanissimi, benché condizionato dal clima di propaganda legato alla proclamazione fascista dell'impero. I dodici interpreti furono tutti ragazzini, per lo più tra i 10 ed i 13 anni, scelti tra gli oltre 1 600 che avevano risposto ad un annuncio sul Messaggero;[101] tra di essi anche un ragazzino somalo-italiano, Ali Ibrahim Sidali, l'unico ad avere già avuto un'esperienza cinematografica in Sentinelle di bronzo, un altro film coloniale diretto da Romolo Marcellini nel 1937. Nonostante i buoni propositi e le molte promesse, di quel gruppo ai soli Mario Artese e Leo Melchiorri si presenterà ancora qualche ulteriore opportunità di lavoro nei primi anni quaranta.[102]

Ad attori bambini italiani cominciano ad essere affidati ruoli di protagonista solo a partire dagli anni Quaranta. Durante la seconda guerra mondiale ebbero grande, anche se breve, successo Gianni Glori, e soprattutto Mariù Pascoli, esordiente nel Piccolo mondo antico di Soldati, per il quale fu scelta attraverso un concorso bandito dalla casa produttrice "Lux Film"[103]. Non volendo esser da meno, l'anno successivo l'altra importante casa di produzione italiana dell'epoca, la "Scalera", scelse con lo stesso metodo Luciano De Ambrosis[104], destinato ad essere Pricò ne I bambini ci guardano con cui De Sica inaugura un filone destinato a serie di opere drammatiche dedicate alla condizione dell'infanzia (che proseguirà poi con Sciuscià, Ladri di biciclette e che secondo alcuni arriverà sino a L'oro di Napoli[105]) e che, a parere unanime della critica, costituisce assieme al coevo Ossessione di Visconti (e, per molti, anche con 4 passi fra le nuvole di Blasetti), il preludio alla grande stagione del neorealismo[106].

I piccoli interpreti non professionisti di quei film del dopoguerra sono i primi attori bambini del cinema italiano ad acquisire fama internazionale. Sono Vito Annicchiarico in Roma città aperta (regia di Roberto Rossellini, 1945); Franco Interlenghi e Rinaldo Smordoni in Sciuscià (regia di Vittorio De Sica, 1946); Alfonsino Pasca[107] in Paisà (regia di Roberto Rossellini, 1946); Enzo Staiola in Ladri di biciclette (regia di Vittorio De Sica, 1948); Edmund Moeschke[108] in Germania anno zero (regia di Roberto Rossellini, 1948); e Agnese e Nella Giammona[109] ne La terra trema (regia di Luchino Visconti, 1948). Direttamente dalla strada vengono i "30 scugnizzi" protagonisti del primo film di Luigi Comencini, Proibito rubare (1948), ambientato nella Napoli del dopoguerra. Quando nello stesso anno Vittorio De Sica dirige e interpreta Cuore, prima versione cinematografica integrale del romanzo di Edmondo De Amicis, si affida invece ad un gruppo più collaudato di piccoli attori; accanto agli esordienti Carlo Delle Piane, Maurizio Di Nardo e Enzo Cerusico, ci sono i veterani Luciano De Ambrosis, Vito Annicchiarico e Gino Leurini. La poetica neorealistica si afferma anche in popolari film di soggetto religioso, che trovano in Ines Orsini l'interprete di maggior talento.[110]

Dagli anni '50 agli anni '70

Franco Interlenghi e Rinaldo Smordoni con Maria Campi nel film Sciuscià (1946)

Nel 1951 Luchino Visconti sceglie ancora una piccola interprete non professionista di cinque anni, Tina Apicella, da affiancare alla grande Anna Magnani nella drammatica critica al cinismo del mondo del cinema di Bellissima, uscita in un periodo in cui si sta esaurendo la grande stagione del neorealismo[111]. Non mancano i giovani talenti, ma agli attori bambini italiani si offrono ora meno occasioni di emergere a livello internazionale. Alcuni di loro, come Paola Quattrini, Enzo Cerusico, Raffaella Carrà, Giancarlo Nicotra, Mario Girotti, e Edoardo Nevola, sono destinati da adulti ad una lunga carriera nel mondo dello spettacolo. Altri, in quella che per loro rimane solo una breve parentesi di vita, sono protagonisti di numerosi film: Gino Leurini (1947-49), Giancarlo Zarfati (1947-63), Enrico Olivieri (1948-57); Maurizio Di Nardo (1948-54), Angelo Maggio (1950-54), Vittorio Manunta[112] (1950-52), Guido Martufi, Piero Giagnoni[113] (1953-62), Marco Paoletti (1957-64), Franco Di Trocchio (1957-64). Di altri ancora il nome resta legato ad un'unica intensa interpretazione da protagonista, come Pierino Bilancione,[114] opposto a Vittorio De Sica nell'episodio I giocatori nel film L'oro di Napoli (1954); Geronimo Meynier e Andrea Scirè[115] in Amici per la pelle (regia di Franco Rossi, 1955); Giancarlo Damiani[116] ne La finestra sul Luna Park (Luigi Comencini, 1957); Domenico Formato[117] ne Le quattro giornate di Napoli (Nanni Loy, 1962) e Paolo Colombo[118] in Agostino (Mauro Bolognini, 1962).

Vittorio De Sica e Sophia Loren portano al successo internazionale la dodicenne Eleonora Brown ne La ciociara (1960) e il piccolo Carlo Angeletti ne La baia di Napoli (1960). Anche il bilingue Loris Loddi comincia a lavorare in coproduzioni internazionali; a lui fu affidata la parte del piccolo "Cesarione" nel colossal Cleopatra (1963). Peppeddu Cuccu[119] in Banditi a Orgosolo (regia di Vittorio De Seta, 1961) si colloca invece nel filone dei film dialettali di denuncia sociale; alla 22ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il film vince il premio Migliore Opera Prima. Anche i generi peplum e musicarello, allora di gran voga in Italia, trovano i loro piccoli interpreti: rispettivamente Franco Gasparri e Valter Brugiolo. Nel 1963 Raffaello Matarazzo affida ad un gruppo di attori bambini il ruolo di protagonisti in I terribili 7: alcuni di loro sono già dei piccoli veterani: Roberto Chevalier, Antonio Piretti,[120] Stefano Conti,[121] Loris Loddi e Massimo Giuliani. Luigi Comencini si conferma come il regista italiano più sensibile ai temi dell'infanzia e il più capace di lavorare con giovanissimi talenti,[122] dirigendo Stefano Colagrande e Simone Giannozzi[123] in Incompreso (1966). Lo sviluppo dei programmi televisivi comincia intanto ad offrire anche in Italia parti di grande popolarità ad attori bambini: Sandro Pistolini ne Il piccolo Lord (1960); Loretta Goggi e Massimo Giuliani ne Il favoloso '18 (1965);[124] Roberto Chevalier in David Copperfield (1965) e ne I racconti del faro (1967); Cinzia De Carolis in Anna dei miracoli (1968); Giusva Fioravanti nella serie La famiglia Benvenuti (1968-69); Walter Ricciardi, Maurizio Marchetti e Antonio Angrisano tra I ragazzi di padre Tobia (1968-70); e Maurizio Ancidoni ne Le avventure di Ciuffettino (1969-70). Ad essi si aggiunge il già citato Loris Loddi, presenza ricorrente come comprimario nei maggiori sceneggiati del periodo, da Il conte di Montecristo (1966) a Le inchieste del commissario Maigret (1966-68). Il "bambino" più famoso della televisione italiana degli anni sessanta è però la cantante diciannovenne Rita Pavone, che con il suo fisico minuto e un'aria da maschiaccio porta al successo nel 1964-65 il personaggio di Gian Burrasca, interagendo con "veri" attori bambini come Roberto Chevalier, Edoardo Nevola e Claudio Capone, in un fortunato sceneggiato televisivo in 8 puntate per la regia di Lina Wertmüller.

Nicoletta Elmi e Renato Cestiè sono gli attori bambini italiani professionisti degli anni settanta, interpreti affidabili di una lunga serie di film che spaziano dal genere horror a quello western e a quello sentimentale. Seguendo la tendenza internazionale, anche nel cinema italiano gli attori bambini sono spinti verso situazioni sempre più estreme, in cui si espone anche il tabù della loro sessualità: Björn Andrésen in Morte a Venezia (regia di Luchino Visconti, 1971); Alessandro Momo in Malizia (Salvatore Samperi, 1973); Cinzia De Carolis in Vergine, e di nome Maria (Sergio Nasca, 1975); Sven Valsecchi in Nenè (Salvatore Samperi, 1977); Simona Patitucci nell'episodio La Divetta ne I nuovi mostri (Dino Risi, 1977). Più legato alla realtà italiana, anche se ispirato dai successi internazionali di Incompreso (1966) e L'albero di Natale (1969), è il filone di film strappalacrime (i cosiddetti lacrima movies) inaugurato da L'ultima neve di primavera (1973) di Raimondo Del Balzo. In essi il piccolo protagonista, inizialmente trascurato dai genitori, generalmente muore o agonizza tra le loro braccia in seguito a incidente o malattia.[125] Vittime predestinate in queste pellicole sono preferibilmente Renato Cestiè e Sven Valsecchi, ma anche altri piccoli attori, come Alessandro Cocco,[126] Carlo Lupo,[127] e Leslie D'Olive.[128] Vengono girati in quegli anni anche film del genere western all'italiana che includono un cast di attori bambini: Lo sceriffo di Rockspring (1971), Kid il monello del West (1973) e L'ostaggio (1975).

Alla televisione lo sceneggiato La vita di Leonardo da Vinci (1971) dà spazio a numerosi attori bambini, nel ruolo del giovane "Leonardo" (Marco Mazzoni, Renato Cestiè, Alberto Fiorini) e del piccolo "Salaì" (Vittorio Macina).[129] L'attore bambino più popolare degli anni settanta in Italia è però Andrea Balestri con lo straordinario successo di critica e di pubblico dello miniserie televisiva Le avventure di Pinocchio (1972), diretta da Luigi Comencini. Al fianco del Pinocchio di Balestri è un altro piccolo attore preso anch'egli "dalla strada": Domenico Santoro (Lucignolo), "scoperto" dello stesso Comencini nel documentario I bambini e noi (1970). Santoro, assieme a Duilio Cruciani, Renato Cestiè e Guerrino Casamonica,[130] sarà anche uno dei quattro attori bambini protagonisti nel 1973 di una nuova versione cinematografica dei "racconti mensili" del libro Cuore di Edmondo De Amicis, per la regia di Romano Scavolini. Anche Bernardo Bertolucci, Paolo e Vittorio Taviani, e Ermanno Olmi puntano nei loro film su attori bambini non professionisti con forti caratteristiche regionali e dialettali: Paolo Pavesi e Roberto Maccanti in Novecento (1976); Fabrizio Forte in Padre padrone (1977); e Omar Brignoli in L'albero degli zoccoli (1978).[131] Tra il 1978 e il 1980, Marco Girondino (Gennarino) si specializza nel ruolo di piccolo scugnizzo napoletano nei film di Alfonso Brescia, che in quattro occasioni lo dirige in coppia con Mario Merola e come protagonista ne Lo scugnizzo (1979).

Salvatore Cascio in Nuovo Cinema Paradiso (1988), film premiato con l'Oscar

Anni '80 e '90

Gli anni ottanta e novanta sono segnati dai successi internazionali di Totò Cascio in Nuovo Cinema Paradiso (regia di Giuseppe Tornatore, 1988) e di Giorgio Cantarini ne La vita è bella (regia di Roberto Benigni, 1997). Entrambi i film vincono l'Oscar come miglior film straniero; era dai tempi del neorealismo che degli attori bambini italiani non giungevano ad un tale livello di popolarità internazionale, segnata anche dal conferimento di importanti riconoscimenti della critica come il Premio BAFTA 1989 per Cascio e lo Young Artist Award per entrambi.

Tra le altre interpretazioni di rilievo si segnalano ancora una volta i giovani attori dei film di Luigi Comencini: Francesco Bonelli in Voltati Eugenio (1980); e Carlo Calenda in Cuore (1984). Nei primi anni ottanta Giovanni Frezza è apprezzato interprete in numerosi film horror. Importanti parti di protagonista si offrono a Vanessa Gravina in Colpo di fulmine (regia di Marco Risi, 1985); Asia Argento in Zoo (Cristina Comencini, 1988); Nando Triola in Vito e gli altri (Antonio Capuano, 1991); Francesco Cusimano in La discesa di Aclà a Floristella (Aurelio Grimaldi, 1992); Manuel Colao in La corsa dell'innocente (Carlo Carlei, 1993); Jenner Del Vecchio in Jona che visse nella balena (Roberto Faenza, 1993); Francesco De Pasquale in Il piccolo Lord (Gianfranco Albano, 1996); e Niccolò Senni in L'albero delle pere (Francesca Archibugi, 1998). Per alcuni bambini del cast dei film Io speriamo che me la cavo (regia di Lina Wertmüller, 1992) e Ci hai rotto papà (Castellano e Pipolo, 1993), questa sarà solo una tappa in una lunga carriera di attori: è il caso di Ciro Esposito, Adriano Pantaleo, Elio Germano e Paolo Vivio. Sempre nel 1992 ai piccoli Valentina Scalici e Giuseppe Ieracitano vengono assegnati due David di Donatello speciali per la loro interpretazione del Ladro di bambini di Gianni Amelio.[132]

Gli anni novanta sono anche gli anni in cui compaiono i primi studi monografici sugli attori bambini nel cinema italiano, opera soprattutto di Giovanni Grazzini.[133]

Il XXI secolo

I primi anni del XXI secolo non hanno visto finora alcun film con attori bambini italiani distinguersi in modo netto a livello internazionale, al di là dei consensi ricevuti dalla critica per alcune interpretazioni, soprattutto quella di Giuseppe Cristiano in Io non ho paura (regia di Gabriele Salvatores, 2003), o quelle di Giuseppe Sulfaro in Malèna (Giuseppe Tornatore, 2000); Francesco Casisa e Filippo Pucillo in Respiro (Emanuele Crialese, 2002); Gianluca Di Gennaro in Certi bambini (Andrea Frazzi e Antonio Frazzi, 2004); Alessandro Morace in Anche libero va bene (Kim Rossi Stuart, 2005); Marco Grieco in La guerra di Mario (Antonio Capuano, 2005); Matteo Sciabordi in Miracolo a Sant'Anna (Spike Lee, 2008); Greta Zuccheri Montanari in L'uomo che verrà (Giorgio Diritti, 2009); Yle Vianello in Corpo celeste (Alice Rohrwacher, 2011); e Maria Alexandra Lungu in Le meraviglie (Alice Rohrwacher, 2014).

Quanto a popolarità, il primato spetta ai bambini presenti in fortunate serie televisive: Eleonora Cadeddu e il fratello Michael Cadeddu, dal 1998 in Un medico in famiglia; Luca Turco (1999-), Giulio Maria Furente (2007-12), Vincenzo Messina (2007-12) in Un posto al sole; Claudio Ricci (2001-04), Sara Santostasi (2004), Steven Manetto (2006), Andrea Pittorino (2009-11), Federico Ielapi (2018) e Aurora Menenti (2020-) in Don Matteo; Niccolò Centioni in I Cesaroni (2006-14).

Il musical comincia ad offrire anche in Italia importanti occasioni di successo per gli attori bambini: Pinocchio (2003-06) e Peter Pan (2006-07) per Gianluca Grecchi (che dal 2002 al 2011 ha anche un'intensissima carriera alla televisione); Billy Elliot the Musical (2015) per Alessandro Frola e Christian Roberto.

Cresce anche in Italia il successo dei talent show. Tra gli interpreti bambini si distinguono in particolare Gianluca Ginoble, Piero Barone e Ignazio Boschetto (del trio musicale Il Volo, destinati ad una carriera internazionale e ad affermarsi quindi anche nel Festival di Sanremo 2015), e Vincenzo Cantiello (vincitore del Junior Eurovision Song Contest 2014).

A segnalarsi sono anche due documentari, entrambi del 2015. Nel primo, I bambini sanno, Walter Veltroni intervista trentanove bambini, tra gli otto e i tredici anni, raccontando come loro osservino e giudichino l'Italia, la loro vita, gli adulti, il futuro, similmente a quanto Luigi Comencini aveva fatto nel suo documentario del 1970. Il secondo, Protagonisti per sempre di Mimmo Verdesca, premiato al Giffoni Film Festival, raccoglie i ricordi di alcuni tra i più famosi attori bambini italiani, ormai adulti.[134] Il documentario di Verdesca è il segno di una crescente attenzione anche a livello internazionale sugli attori bambini in Italia (è del 2014 la pubblicazione del primo volume in inglese specificamente dedicato al soggetto: New Visions of the Child in Italian Cinema), ma anche dell'emergere di un nuovo interesse sul destino di questi bambini da adulti e sull'influenza che la loro esperienza ha avuto sulla loro crescita.

Film con attori bambini italiani in ruoli di protagonista (parziale)

Note

Bibliografia

Studi generali

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  • Giovanni Grazzini, Dolci, pestiferi, perversi: i bambini del cinema, Parma, Pratiche, 1995, ISBN 978-88-7380-411-6.
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  • (EN) Karen Lury, The Child in Film: Tears, Fears and Fairy Tales, Londra, I. B. Tauris, 2010, ISBN 978-1-84511-968-3. URL consultato l'8 aprile 2016.
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Raccolte di biografie

Autobiografie

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  • Jackie Cooper, Please, Don't Shoot My Dog (Harper Collins, 1981)
  • Andrea Darvi, Pretty Babies: An Insider's Look at the World of the Hollywood Child Star (New York: McGraw-Hill, 1983)
  • Dickie Moore, Twinkle, Twinkle, Little Star: But Don't Have Sex or Take the Car (New York: Harper & Row, 1984)
  • Shirley Temple, Child Star: An Autobiography (New York: McGraw-Hill, 1988)
  • Lina Basquette, Lina: Demille's Godless Girl (Denlingers Pub Ltd, 1990).
  • Mickey Rooney, Life Is Too Short (New York: Villard Books, 1991)
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  • Tommy Bond, Darn Right It's Butch: Memories of Our Gang (Morgin Press Inc, 1994)
  • Robin Morgan, Saturday's Child: A Memoir (New York: W.W. Norton, 2001)
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  • Andrea Balestri, Io, il Pinocchio di Comencini: dietro le quinte di una vita da burattino (Firenze: Sassoscritto, 2008)
  • Jodie Sweetin, UnSweetined: A Memoir (New York: Simon Spotlight Entertainment, 2009)
  • Melissa Gilbert, Prairie Tale: A Memoir (New York: Simon Spotlight Entertainment, 2009)
  • Melissa Sue Anderson, The Way I See It: A Look Back at My Life on Little House (Guilford, Conn.: Globe Pequot Press, 2010)
  • Brooke Shields, There Was a Little Girl: The Real Story of My Mother and Me (New York: Dutton, 2014)
  • Lisa Jakub, You Look Like That Girl: A Child Actor Escapes from Hollywood (New York: Beaufort Books, 2015)
  • Mara Wilson, Where am I now?: True Stories of Girlhood and Accidental Fame (New York: Penguin Books, 2016)

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