Consorzio Vino Chianti
Il Consorzio Vino Chianti è un'aggregazione di viticoltori attivi nelle province di Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Prato e Pistoia fondata nel 1927 a Firenze per tutelare e promuovere il vino Chianti "quale per tradizione antichissima è conosciuto in Italia e all'estero"[2].
Consorzio Vino Chianti | |
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Fondazione | 1927 |
Scopo | Tutela e promozione del vino Chianti D.O.C.G. e D.O.C. |
Sede centrale | Firenze |
Indirizzo | Viale Belfiore, 9 |
Presidente | Giovanni Busi[1] |
Direttore | Marco Alessandro Bani |
Membri | 3000 circa (2023) |
Impiegati | 10 (2023) |
Sito web | |
Storia
Nascita del consorzio
Quando nei primi decenni del '900 il territorio del Chianti non riesce più a far fronte alla crescente domanda di vino rosso tipico del luogo, viticoltori di territori limitrofi iniziano a produrlo con gli stessi sistemi e gli stessi uvaggi, ma fuori dalla zona d'origine. In un primo momento il prodotto ottenuto viene chiamato "all'uso Chianti", ma in seguito viene venduto semplicemente come Chianti tout court.
Nasce quindi la necessità di tutelare il prodotto originale e difenderlo da plagi, adulterazioni e imitazioni spregiudicate. Il 22 febbraio 1927 prende quindi vita il Consorzio del vino Chianti per iniziativa di un gruppo di 30 viticoltori fiorentini[N 1][3], animati da spirito innovativo e imprenditoriale[2] .
Il Consorzio Vino Chianti ha condiviso con il Consorzio del Vino Chianti Classico un importante pezzo di storia attraverso diverse tappe con l'evoluzione delle normatve e dei disciplinari.
Evoluzione normativa
Nel 1932, con Decreto ministeriale del 31 luglio, per la prima volta viene delimitato per legge il territorio di produzione del vino tipico "Chianti” e vengono individuate sette zone di produzione[4]; alla zona di origine più antica, sono riconosciuti caratteri distintivi tali da potersi chiamare “Classico”. Questa e le altre zone riconosciute, Montalbano, Rùfina, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Chianti Colli Aretini e Chianti Colline Pisane[5], sono comprese in cinque province: Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Pistoia. Il Decreto inoltre riconosce l'utilità della costituzione di un Consorzio per la difesa del vino tipico "Chianti" che consente a tali zone di utilizzare il termine "Chianti".
Nel 1967, con Decreto del presidente della Repubblica, il vino "Chianti” ottiene il riconoscimento di Denominazione di origine controllata con l'approvazione del relativo disciplinare di produzione[6][7] che ne regola gli aspetti tecnico-produttivi a garanzia dei consumatori.
Scissione e raffinamento delle denominazioni
Negli anni Settanta/Ottanta il vino raggiunge una considerevole diffusione sia sul mercato interno, sia all'estero, e nel luglio 1984 riceve il riconoscimento Denominazione di origine controllata e garantita (D.O.C.G) con Decreto del presidente della Repubblica[8] e nel disciplinare è ancora compresa la zona di produzione del "Chianti classico". Ci si avvia verso una scissione tra le denominazioni Chianti e Chianti Classico che si compirà definitivamente nel 1996 quando verrà riconosciuta l'autonomia dalla denominazione Vino Chianti Classico con Decreto ministeriale e relativo disciplinare specifico[9]; quindi Chianti Classico non è più sottozona della denominazione Chianti, ma diventa denominazione a sé. Nel 1996 la D.O.C. viene attribuita anche per la denominazione Vin Santo del Chianti[10].
Le zone di produzione delimitate nel 1932, rimaste invariate fino al 1996, registrano quindi dei cambiamenti con l'esclusione della zona Classico. Nel 1997 viene delimitata la zona di Montespertoli, precedentemente compresa nell'area di produzione del Chianti, e con specifico decreto ministeriale[11] sono individuate le relative regole di produzione e caratteristiche al consumo.
Le denominazioni attuali
Le attuali denominazioni, comprensive delle “sottozone”, previste dal Disciplinare di produzione “Chianti”, di cui ha l’incarico ministeriale il Consorzio Vino Chianti, sono:
Altresì il Consorzio ha l’incarico ministeriale per le seguenti DOC:
Attività
La zona sotto tutela del Consorzio vino Chianti riunisce oltre 3.000 aziende, con una superficie vitata produttiva dichiarata di 15.500 ettari, che producono ogni anno oltre un milione di quintali di uve destinate alla diffuzione del Vino Chianti D.O.P. in circa 100 milioni di bottiglie.
L'attività del Consorzio si esplica a vari livelli.
- Riconoscimento "erga omnes"
Nel settembre 2012, con Decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali[12], il Consorzio ottiene il Riconoscimento "erga omnes"[13] con conferimento dell'incarico a svolgere funzioni di tutela, promozione, vigilanza, informazione del consumatore e cura generale degli interessi relativi alla D.O.C.G. Chianti. L'incarico, successivamente rinnovato ogni tre anni, prevede anche la tutela delle Denominazioni di origine del Vin Santo del Chianti, del Colli dell'Etruria Centrale e del Bianco dell'Empolese. L'ultimo rinnovo dell'incarico è stato confermato nel 2022[14].
- Assistenza
Assistenza ai soci nelle diverse fasi della loro attività vitivinicola, comprese le pratiche amministrative previste dalla Legge e dal Disciplinare della D.O.C.G. Chianti e delle altre D.O.C. di cui ha l’incarico.
- Rappresentanza
Si occupa della comunicazione verso le istituzioni, gli organi d'informazione e il pubblico, circa le caratteristiche dei vini tutelati.
A tale scopo nel marzo 2016, insieme ad altri 21 consorzi di tutela toscani, fonda A.VI.TO (Associazione Vini Toscani Dop e Igp), la prima associazione unitaria di rappresentanza della viticoltura toscana di qualità[15] che si pone l'obiettivo di fare rete con istituzioni, enti locali, associazioni di categoria e organizzazioni professionali, per valorizzare e tutelare gli interessi collettivi della filiera vitivinicola toscana.
Nel luglio 2018, insieme ad altri 11 consorzi, contribuisce alla fondazione anche di PROMOVITO[16], associazione che si occupa di realizzare attività divulgativa, informativa e promozionale in Italia e all'estero partecipando a fiere di settore e usufruendo dei bandi europei istituiti dal regolamento UE 1305/2013[17] e dal Programma di sviluppo rurale (PSR) 2014/2020 della Regione Toscana[18].
- Vigilanza sui mercati
Il Servizio Ispettivo del Consorzio agisce nella fase di commercializzazione del vino Chianti D.O.C.G., sia autonomamente sia in collaborazione con organismi di controllo pubblici e privati, al fine di salvaguardare la qualità del vino e di tutelare il consumatore. Il servizio viene svolto sia in Italia che all'estero secondo precisi piani di controllo approvati dal Ministero delle Politiche Agricole. Il servizio si attua attraverso il prelievo e l'analisi di confezioni di vino, che riportano la denominazione CHIANTI in etichetta, poste in vendita dalla piccola e/o grande distribuzione (vendite dirette e canale HO.RE.CA.); ; eventuali difformità, rispetto ai requisiti chimico-fisici previsti dai Disciplinari, vengono segnalate agli organi competenti. Inoltre il Consorzio è molto attivo nel Web monitoring al fine di contrastare usi impropri, non autorizzati e fraudolenti delle D.O.C.G. e delle D.O.C. sotto la sua tutela.
- Promozione
Si dedica a diffondere la denominazione vino Chianti D.O.P. nelle sue varie specificità, sia sui mercati consolidati[1] che nei paesi emergenti. Organizza iniziative fieristiche o professionali destinate al commercio, alla stampa, nonché ai Chianti Lovers. Con il Riconoscimento "erga omnes" gli oneri di queste molteplici attività sono estesi a tutti i protagonisti della filiera, a prescindere dall'essere associati o meno.
- Gestione della denominazione
Il Consorzio è il soggetto che programma i tempi della crescita, della produzione o del suo rallentamento e quant'altro necessario alla corretta gestione della denominazione, in funzione delle esigenze della produzione e dell'equilibrio del mercato. Gli è stato inoltre conferito il ruolo di soggetto atto alla distribuzione dei contrassegni di Stato[19], ovvero dei sigilli di garanzia che certificano il rispetto di tutte le condizioni e i requisiti previsti dal disciplinare di produzione del vino acquistato dal consumatore.
- Prodotti trasformati
La legge 12 dicembre 2016, n. 238, precisamente l'articolo 44, comma 9[20] consente alle aziende che ne fanno richiesta di citare vini DOP e IGP nell'etichettatura, nella presentazione o nella pubblicità di alimenti che nei loro processi produttivi hanno utilizzato vini a DOP o IGP.
Il Consorzio, in virtù del suo Riconoscimento "erga omnes", vigila e rilascia, laddove ne ricorrano le condizioni fissate in apposito regolamento interno, l’inserimento in etichetta della denominazione di cui ha l’incarico. Gli alimenti più diffusi che vedono la presenza fra gli ingredienti del vino Chianti DOP sono: salami, formaggi e ragù.
Pubblicazioni
- L'informatore del Chianti. Mensile di informazione del Consorzio del vino Chianti. In pubblicazione dal febbraio 1967.
Note
Esplicative
Bibliografiche
Bibliografia
- Lamberto Peronetto, Il magnifico Chianti: note per una storia del vino Chianti, Verona, Enostampa, 1967.
- Antonio Saltini, Vino, conti e contadini. Cinquant'anni di scontri per le denominazioni del Chianti, Firenze, Nuova Terra Antica, 2009, ISBN 978-88-964590-5-8.
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Consorzio Vino Chianti
Collegamenti esterni
- Consorzio Vino Chianti, pagina ufficiale, su consorziovinochianti.it. URL consultato il 14 maggio 2023.
- Disciplinari dei vini DOP e IGP italiani, in Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. URL consultato il 14 maggio 2023.