Dittatura democratica del popolo

La dittatura democratica del popolo (人民民主專政T, 人民民主专政S, Rénmín Mínzhǔ ZhuānzhèngP) è un concetto di base del pensiero politico di Mao Zedong incorporato nella Costituzione della Repubblica Popolare Cinese.[1] È generalmente considerata come una forma di dittatura del proletariato e democrazia popolare, e ha "un significato fondamentale" nel sistema socialista cinese.[2]

Storia

Il termine venne introdotto da Mao Zedong il 30 giugno 1949, in occasione del 28º anniversario della fondazione del Partito Comunista Cinese. Nel suo discorso Sulla dittatura democratica del popolo, il presidente Mao espose le sue idee sul concetto e fornì alcune confutazioni alle critiche che prevedeva di dover affrontare.[3][4][5]

Nel 1954, con l'adozione della prima Costituzione della Repubblica Popolare Cinese, fu stabilito che la Cina sarebbe stata una "uno Stato socialista basato sulla dittatura democratica del popolo".[6]

Nel 1992, anche la Corea del Nord ha deciso di adottare nella sua costituzione la forma di dittatura democratica del popolo.[7]

Definizione

Secondo la teoria dei tre tipi di Stato di Mao Zedong, oltre alla "dittatura borghese" e alla "dittatura della classe operaia", vi è la dittatura democratica del popolo che rappresenta "la dittatura congiunta delle classi rivoluzionarie" sotto la guida della classe operaia, .[8]

La "dittatura democratica del popolare" adottata dalla Repubblica Popolare Cinese, al posto della tradizionale dittatura del proletariato, serve per adattare il Paese alla transizione dalla situazione del dopoguerra alla "costruzione socialista".[9]

Popolo e democrazia

La dittatura democratica del popolo significa la democrazia della maggioranza della popolazione del Paese. Per Mao, il popolo è rappresentato:[10]

  • dalla classe lavoratrice, il nucleo più forte che esercita la leadership attraverso il PCC e gli altri partiti politici cinesi che ne rappresentano gli interessi;
  • dalla classe contadina, ritenuta l'alleata più affidabile del proletariato
  • dalla piccola borghesia urbana, seguace delle altre due classi
  • dalla borghesia nazionale, che diventa anti-popolare e reazionare se abbandona il popolo.

L'alleanza tra la classe operaia e contadina in maggioranza, ed in minor misura con quella piccolo borghese, sono alla base della dittatura democratica del proletariato.[11] Queste classi, guidate dalla classe lavoratrice e dal Partito Comunista Cinese, si uniscono per formare il proprio Stato ed eleggere il proprio governo. La classe operaia è tuttavia, per Mao, quella che deve avere il ruolo più importante perché è la "più lungimirante, più altruista e più rivoluzionaria", e senza di essa la rivoluzione cinese è destinata a fallire.[11]

Nonostante l'avversione al capitalismo e alla borghesia nazionale, Mao affermò che erano entrambi temporaneamente necessari nei loro aspetti positivi per sviluppare l'economia arretrata della Cina del secondo dopoguerra e per contrastare l'imperialismo.[11] Tuttavia, secondo Mao, la borghesia non poteva prendere il potere perché mancava di lungimiranza e temeva le masse.[11]

Dittatura

Il PCC e lo Stato rappresentano e agiscono per conto del popolo, ma nella conservazione della dittatura del proletariato, possiedono e possono usare poteri contro le forze reazionarie.[12] Secondo Mao, il popolo, tramite lo Stato e il PCC, attua una pratica dittatoriale solo contro la classe dei proprietari terrieri e della borghesia burocratica, i loro rappresentanti e i membri o simpatizzanti del Kuomintang nazionalista di Chiang Kai-shek, reprimendo e consentendo loro soltanto di comportarsi secondo la legge.[13] Se parlano o agiscono contro la legge, sono fermati e severamente puniti.[14] Inoltre, i reazionari non devono avere diritto di voto.[14]

Implicita nel concetto di dittatura democratica popolare è la nozione che il controllo dittatoriale del Partito è necessario per evitare che il governo cinese collassi e che il territorio venga conquistato da potenze imperialiste straniere.[14]

Note

  • ^ 普通高中课程标准实验教科书 思想政治 必修二 政治生活, Pechino, 人民教育出版社, 2014, p. 5, ISBN 978-7-107-28182-2.
  • ^ James T. Myers, Nemici senza fucile: la Chiesa cattolica nella Repubblica popolare cinese, Milano, Jaca book, 1994, p. 63.
  • ^ Mao 1966On the People’s Democratic Dictatorship, pp. 411-423.
  • ^ MacFarquhar e Fairbank 1991, p. 6.
  • ^ Constitution of the People's Republic of China (PDF), Pechino, Foreign Languages Press, 1954, p. 9. URL consultato il 28 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2014).
    «Art. 1: The People's Republic of China is a socialist state under the people's democratic dictatorship led by the working class and based on the alliance of workers and peasants.»
  • ^ (EN) DPRK Constitution of 1972 (Amended 1992), su Wikisource. URL consultato il 28 ottobre 2021.
    «Art. 12: The State shall adhere to the class line, strengthen the dictatorship of people's democracy and firmly defend the people's power and socialist system against all subversive acts of hostile elements at home and abroad.»
  • ^ Mao 1966On the People’s Democratic Dictatorship, pp. 417 e 421-422.
  • ^ MacFarquhar e Fairbank 1991, p. 7.
  • ^ Mao 1966On the People’s Democratic Dictatorship, p. 417.
  • ^ a b c d Mao 1966On the People’s Democratic Dictatorship, p. 421.
  • ^ Meisner 1999, pp. 58-60.
  • ^ Mao 1966On the People’s Democratic Dictatorship, pp. 417-418.
  • ^ a b c Mao 1966On the People’s Democratic Dictatorship, p. 418.
  • Bibliografia

    • Mao Zedong, Selected Works (PDF), vol. IV, Pechino, Foreign Languages Press, 1961.
    • Maurice Meisner, Mao's China and After, 3ª ed., New York, The Free Press, 1999.
    • Roderick MacFarquhar e John King Fairbank, Cambridge History of China: The People's Republic, Part 2 : Revolutions Within the Chinese Revolution, 1966-1982, Cambridge University Press, 1991.

    Voci correlate

    Collegamenti esterni

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