Fasci italiani di combattimento

movimento politico italiano fondato nel 1919, nel 1921 divenuto Partito Nazionale Fascista

I Fasci italiani di combattimento furono il movimento politico fondato a Milano da Benito Mussolini il 23 marzo 1919 ed erede diretto del Fascio d'azione rivoluzionaria del 1915. Il 9 novembre 1921 si trasformò nel Partito Nazionale Fascista.

Fasci italiani di combattimento
LeaderBenito Mussolini
SegretarioMichele Bianchi
Attilio Longoni
Umberto Pasella
StatoBandiera dell'Italia Italia
SedeVia Paolo da Cannobbio 37, Milano
Fondazione24 marzo 1919
Derivato daFascio d'azione rivoluzionaria
Dissoluzione10 novembre 1921
Confluito inPartito Nazionale Fascista
IdeologiaFascismo[1]
Nazionalismo italiano[2][3][4][5][6][7]
Nazionalismo rivoluzionario[8][9]
Anticapitalismo[10]
Anticomunismo
Sindacalismo nazionale[11][12]
Terza posizione[11][12][13]
Sansepolcrismo[14]
Socialismo nazionale[14]
Repubblicanesimo
CollocazioneEstrema destra
CoalizioneBlocco Nazionale (1921)
Seggi massimi Camera
37 / 535
(1921)
TestataIl Fascio
Iscritti312 000 (1921)
Colori     Nero
Fasci italiani di combattimento di Lissone

Storia

La fondazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Fondazione dei Fasci italiani di combattimento.

Il 23 marzo 1919 nella sala riunioni del Circolo dell'alleanza industriale, in piazza San Sepolcro a Milano, furono ufficialmente fondati i Fasci italiani di combattimento. Tra i fondatori[15] troviamo persone di diversa estrazione sociale ed orientamento politico, a riflesso di un certo eclettismo ideologico di questa fase originaria; tra i primi aderenti ci furono anche cinque ebrei.[16][17]

Benito Mussolini prevedeva l'attuazione di uno specifico Programma di San Sepolcro (dal nome della piazza in cui fu proclamato). I primi appartenenti ai Fasci si chiamarono appunto sansepolcristi, fregiati di una fascia giallorossa (i colori di Roma). Gli squadristi semplici invece erano riconoscibili da una striscia rossa al polso della camicia nera.

I locali della prima sede a Milano furono affittati dall'Associazione lombarda degli industriali presieduta da Cesare Goldmann, un industriale e massone di origine ebraica[18] a cui venne pagato regolare affitto. La sede era caratterizzata da simboli degli Arditi che sarebbero divenuti comuni nell'iconografia fascista, quali il pugnale, il gagliardetto degli arditi e il teschio. Il simbolo dell'organizzazione era il fascio littorio, che si rifaceva alla storia romana, così come molti altri simboli del futuro regime. A tale riguardo Gino Coletti, segretario e promotore della Associazione Nazionale Arditi d'Italia (ANAI), su “Pensieri e ricordi” suoi appunti del 1952 scrive: “…Fu con la garanzia di sicurezza degli arditi che il 23 marzo del 1919 Mussolini poté promuovere l’adunata di P.za San Sepolcro nella quale vennero fondati i Fasci di Combattimento”

In breve tempo, in tutto il mese di aprile in diverse città aprirono diverse sezioni,[19] anche se le adesioni non furono massicce.[20] Accanto ai Fasci di combattimento sorsero affiancate numerose associazioni, con lo scopo di reagire ai tentativi insurrezionali del Partito Socialista Italiano.[19] Queste ultime erano costituite principalmente da leghe di reduci e associazioni patriottiche e studentesche.[21]

Manifesto dei Fasci italiani di combattimento pubblicato su Il Popolo d'Italia

Il Manifesto dei Fasci italiani di combattimento, alla cui stesura aveva collaborato attivamente Alceste de Ambris,[22] fu ufficialmente pubblicato su Il Popolo d'Italia il 6 giugno 1919. Nel manifesto venivano avanzate numerose proposte di riforma politica e sociale per far «fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra», rappresentando la terza via tra i due opposti poli e sviluppandosi nell'ambito delle teorie moderniste sull'uomo nuovo. Solo parte di queste vennero realizzate durante il periodo del regime fascista (1922–1943). Pur riprese successivamente durante la Repubblica Sociale Italiana, come la socializzazione delle imprese e dei mezzi di produzione, rimasero sostanzialmente inapplicate a causa degli eventi bellici.

La maggior parte dei partecipanti della prima ora erano reduci interventisti della prima guerra mondiale. Molti di loro avevano precedentemente militato in formazioni di sinistra (anarchici, repubblicani, sindacalisti rivoluzionari e socialisti).

Organo ufficiale dei Fasci Italiani di combattimento era il settimanale Il Fascio, che iniziò ad essere pubblicato non appena ce ne furono i mezzi. Vicino alle posizioni dei Fasci era poi, ovviamente, Il Popolo d'Italia, che però non ne divenne mai l'organo ufficiale, mantenendosi separato dal movimento.[23]

Il biennio rosso e prime elezioni

Lo stesso argomento in dettaglio: Biennio rosso in Italia e Squadrismo.

A Milano i primi elementi fascisti dei neocostituiti Fasci italiani di combattimento si fecero notare il 15 aprile 1919, per la prima volta a livello nazionale,[24] prendendo parte all'assalto alla sede del quotidiano socialista Avanti! dopo una giornata di scontri tra manifestanti socialisti e contromanifestanti del Partito Nazionalista, futuristi e arditi. Nel novembre 1919 si presentarono alle elezioni politiche nel collegio di Milano, con capilista Mussolini, Arturo Toscanini e Filippo Tommaso Marinetti, ma non ebbero alcun eletto.[25]

Al tempo dell'impresa di Fiume, quando nella città giuliana occupata da Gabriele D'Annunzio cominciarono a mancare gli approvvigionamenti, i Fasci italiani di combattimento, supportati anche da organizzazioni femminili patriottiche, si occuparono di sfollare verso città del nord circa quattromila bambini.[26]

Giovanni Giolitti, come aveva fatto nei suoi due precedenti governi, decise di non reprimere le rivolte, ma cercò di servirsi dei Fasci di combattimento, dando loro piena libertà di azione per riportare alla calma la situazione italiana (questo incoraggiamento sarebbe poi stato determinante per l'ascesa in Italia di Mussolini e del fascismo).

Alle elezioni politiche del maggio 1921 esponenti fascisti si candidarono nelle liste dei Blocchi Nazionali, eleggendo 35 deputati, tra cui lo stesso Mussolini, mentre due furono eletti in liste dei Fasci italiani di combattimento.

Scioglimento e nascita del PNF

Al terzo congresso di Roma, nel novembre 1921, fu deciso lo scioglimento del movimento, che contava già 312 000 iscritti,[27] e fu creato il Partito Nazionale Fascista. La denominazione rimase tuttavia ad indicare le strutture territoriali locali del nuovo partito, tra cui la Federazione dei Fasci di Combattimento a livello provinciale.

Segretari

Congressi nazionali

Iscritti e sezioni

[28][29]I Congresso Nazionale (Firenze) 9-10 ottobre 1919II Congresso Nazionale (Milano) 24-25 maggio 1920Fine 1920Febbraio 1921III Congresso Nazionale (Roma) 7-10 novembre 1921
Numero sezioni22568001 0002 200
Iscritti17 00030 000//310 000

Stampa

L'organo ufficiale dei Fasci Italiani di combattimento era il settimanale Il Fascio, che iniziò ad essere pubblicato il 15 agosto 1919. Vicino alle posizioni dei Fasci era poi, ovviamente, Il Popolo d'Italia, che però non ne divenne mai l'organo ufficiale, mantenendosi separato dal movimento.[23]

Note

  • ^ Guerri, 1995, p. 70
  • ^ Politica, musica e temperamento nella vita di Toscanini.
  • ^ Guerri, 2008, p. 248: «Quattromila bambini furono sfollati e mandati in varie città del Nord, grazie all'organizzazione dei Fasci di combattimento ed ai gruppi patriottici femminili».
  • ^ Guardia di Finanza Archiviato il 30 dicembre 2011 in Internet Archive..
  • ^ G. A. Chiurco Storia della Rivoluzione Fascista, Firenze, Vallecchi, 1929, II ed., Milano, 1973, I
  • ^ Renzo de Felice Breve storia del Fascismo, Mondadori, 2002
  • Bibliografia

    • Renzo De Felice, Mussolini il rivoluzionario, 1883-1920, Prefazione di Delio Cantimori, Collana Biblioteca di cultura storica, Einaudi, Torino, 1965
    • Renzo De Felice, Breve storia del fascismo, Mondadori, Cles, 2009
    • Mimmo Franzinelli, Fascismo anno zero. 1919: la nascita dei Fasci italiani di combattimento, Mondadori, 2019
    • (EN) Joseph Grčić, Ethics and Political Theory, Lanham, Maryland: University of America Inc., 2000
    • (EN) Roger Griffin, Matthew Feldman (a cura di), Fascism: Fascism and Culture, Londra e New York: Routledge, 2004
    • (EN) Roger Griffin, Nationalism in Cyprian Blamires (a cura di), World Fascism: A Historical Encyclopedia, vol. 2, Santa Barbara, California: ABC-CLIO, 2006
    • (EN) Roger Griffin, How fascist was Mussolini?, New Perspective, vol. 6, no. 1, September 2000, pp. 31–35.
    • Giordano Bruno Guerri, Fascisti, Le Scie Mondadori, Milano, 1995
    • Giordano Bruno Guerri, D'Annunzio, Oscar Mondadori, 2008
    • (EN) Israel Gutman, Encyclopedia of the Holocaust, Volume 2, Macmillan Library Reference USA, 1995
    • (EN) Aristotle A. Kallis, Perversions of Nationalism, in Guntram H. Herb, David H. Kaplan (a cura di), Nations and Nationalism: A Global Historical Overview, Santa Barbara, Califoria, ABC-CLIO, 2008
    • (EN) Denis Mack Smith, Modern Italy: A Political History, University of Michigan Press, 1979
    • (EN) Denis Mack Smith, Mussolini, New York: Vintage Books, 1983
    • Aldo Alessandro Mola, Il referendum Monarchia-Repubblica del 2-3 giugno 1946, Roma, BastogiLibri, 2016
    • Indro Montanelli, Mario Cervi, L'Italia in Camicia nera, Rizzoli, 1976.
    • (EN) Stanley G. Payne, A History of Fascism, 1914-1945, University of Wisconsin Press, 1995
    • Francesco Raniolo, I partiti politici, Roma, Editori Laterza, 2013
    • (EN) Dylan John Riley, The Civic Foundations of Fascism in Europe: Italy, Spain, and Romania, 1870–1945, Johns Hopkins University Press, 2010 ISBN 978-0-8018-9427-5.
    • Luca Leonello Rimbotti, Fascismo rivoluzionario. Il fascismo di sinistra dal sansepolcrismo alla Repubblica Sociale, Passaggio Al Bosco, 2018.
    • (EN) Jackson J. Spielvogel, Western Civilization, Wadsworth, Cengage Learning, 2012
    • Franca Tagliacozzo, Gli ebrei romani raccontano la propria Shoah, Casa Editrice Giuntina, 2010
    • Roberto Vivarelli, Storia delle origini del fascismo, volume I, Il Mulino, 2012

    Voci correlate

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