Giallo dei Sibillini

Episodio di cronaca nera

Il giallo dei Sibillini è un fatto di cronaca nera nato dopo la morte di Jeannette Bishop e Gabriella Guerin, avvenuta in una data incerta. La sparizione delle due donne avvenne il 29 novembre 1980 sui Monti Sibillini, nei pressi di Sarnano.[1] Le indagini si estesero anche in altri Stati, gran parte nell'Unione Europea, e in Brasile.[2]

Jeannette Bishop e Gabriella Guerin

Antefatti

La frazione Schito, dove Stephen e Jeannette comprarono la casa

Ellen Dorothy Jeannette Bishop, conosciuta con il cognome Rothschild essendo l'ex moglie del finanziere Evelyn Rothschild o con il cognome May acquisito dal secondo marito, l'imprenditore Stephen Charles May, stanziava a Sarnano nel mese di novembre del 1980 con la sua segretaria e interprete Gabriella Guerin, per eseguire dei lavori di restauro ad una casa acquistata presso la frazione Schito. Il 29 novembre Bishop e la Guerin decisero di andare a fare un giro nei pressi della montagna, dirigendosi con la loro auto, una Peugeot 104, verso Sassotetto. Quella sera le condizioni climatiche erano avverse, infatti vi fu una tormenta di neve che si prolungò fino al giorno dopo.[3] L'ultima volta che le donne furono viste in paese era alle 17 del pomeriggio.[4]

Indagini

I carabinieri del Nucleo elicotteri il giorno in cui trovarono l'auto
I carabinieri con i resti di Jeannette e Gabriella

Non vedendo il ritorno delle due donne, nel mese di dicembre un elicottero Agusta Bell 206 dei carabinieri del Nucleo elicotteri di Ancona partì alla loro ricerca, riuscendo ad individuare l'auto. Le forze dell'ordine iniziarono le indagini e riuscirono a scoprire che l'auto era stata parcheggiata volontariamente. Dalle impronte che furono trovare nei pressi di una casa chiamata Villa Galloppa, si pensò che Jeanette e Gabriella avessero utilizzato la struttura come rifugio a causa della nevicata abbondante. L'auto non presentava segni di lotta, di scasso o furto e di guasti.[5] All'interno della casa e sul balcone della facciata i carabinieri trovarono della legna bruciata.[6]

Il 27 agosto 1981 ben 500 uomini tra carabinieri, forestali e vigili del fuoco, con l'ausilio dell'unità cinofila ed elicotteri partirono alla ricerca di Jeannette e Gabriella.[4] Il 18 gennaio 1982 i carabinieri di Camerino, non trovando i corpi delle due donne, ipotizzarono che fossero morte assiderate, anche se l'allora marito di Jeannette non concordò con l'ipotesi. Il 27 gennaio due cacciatori, Domenico Panunti e Corrado Erminia, si imbatterono, durante una battuta di caccia in un bosco tra il Lago di Fiastra e l'eremo di San Liberato,[7] negli oggetti personali e gli scheletri delle due donne: le ossa erano state danneggiate dai cinghiali e alcune di esse erano mancanti. Con l'autopsia si riuscì a capire che sia Jeannette che Gabriella morirono sul luogo del ritrovamento.[8] Verso la fine dell'anno venne arrestato il commerciante brasiliano di pietre preziose José Rodriguez May, per poi essere rilasciato.[9]

Nel dicembre del 1982 il caso venne preso dal procuratore di Macerata Alessandro Iacoboni, che aprì un fascicolo per omicidio doloso. Scotland Yard, nel mentre, stava effettuando delle indagini sulla morte di un antiquario romano, Sergio Vaccari, ucciso con quindici coltellate il 17 settembre 1982 nel suo appartamento ad Holland Park: quest'indagine complicò ulteriormente il caso della morte delle due donne, poiché si scopri che Jeannette era uno dei contatti dell'uomo. La figura di Jeanette e dell'antiquario sono collegate con il furto alla casa d'aste "Christie's" di piazza Navona e dei telegrammi, a volte incomprensibili, sono stati ritrovati in possesso della donna.[2] Il 25 settembre 1989 Iacoboni concluse che il caso era attribuibile ad un duplice omicidio con cause e responsabili ignoti.[10]

Il nome della Bishop uscì durante le indagini dell'Istituto per le opere di religione, dell'allora presidente Paul Marcinkus,[11] e nel caso Orlandi.[12] Secondo la testimonianza di Marco Fassoni Accetti, una delle sei persone accusate per la scomparsa della Orlandi, il gruppo di laici e religiosi di cui faceva parte, che nel 1983 fecero il sequestro simulato di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, decise di effettuare un'operazione ai danni dello IOR e di altre numerose figure religiose per fermare i finanziamenti anticomunisti di Giovanni Paolo II. Jeannette fu una delle donne scelte per accusare Marcinkus di violenza sessuale, poiché era solita frequentare salotti dell'alta nobiltà, ma la sua morte bloccò il piano.[13] Fu inoltre ipotizzato da Accetti che la Bishop, essendo amica dell'arcivescovo, forse era venuta a conoscenza di qualche informazione importante e quindi uccisa per il suo silenzio oppure sarebbe stata eliminata da una fazione a loro avversaria per evitare che il piano ai danni di Marcinkus avesse luogo.[14] La famiglia di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori avevano come avvocato Gennaro Egidio, lo stesso di Jeannette.[15]

Nel 1987 il nome di Jeannette fu legato nuovamente ad un'altra inchiesta, nata dopo il furto di 60 miliardi di lire al Knightsbridge Deposit Centre di Brompton, ma il 25 settembre 1989 Iacoboni presentò la sua sentenza in cancelleria e il caso venne archiviato.[15][16]

Nel 2006 il docente di diagnostica molecolare forense, Franco Maria Venanzi, dell'università di Camerino, è riuscito ad effettuare il riconoscimento di Gabriella Guerin attraverso l'esame del suo DNA.[10]

Conseguenze

Le questioni legali tra Panunti e May

Stephen Charles May

Il 14 gennaio 1982, circa un anno dopo la scomparsa delle donne, il marito di Jeannette, Stephen, lanciò un appello televisivo per cercare di ottenere informazioni riguardanti la sparizione e disse di pagare una ricompensa di 100 milioni di lire per chiunque avesse contribuito a dare informazioni e fino a 250 milioni per il ritrovamento di Jeannette e Gabriella vive.[17]

Il 29 gennaio 1982 Domenico Panunti, uno dei due cacciatori di Camerino che rinvenne i resti delle due donne, reclamò la somma di 100 milioni di lire promessa, ma Stephan May non la pagò mai, in quanto sostenne che il ritrovamento delle ossa delle donne fu solo un evento casuale. Il 15 ottobre 1983, dopo che May propose una ricompensa di 10 milioni di lire, Panunti gli fece causa e a seguito della sentenza emanata nel 1984, la Corte d'appello di Ancona condannò May al risarcimento di 25 milioni di lire e diede l'ordine di effettuare il sequestro dei suoi immobili a Sarnano.[6][18]

L'opinione dei giornalisti inglesi

I giornalisti inglesi del Sunday Times Gitta Sereny e Dalbert Mallestein criticarono l'efficacia delle indagini e delle valutazioni, nonché il lavoro delle forze dell'ordine. Secondo la loro opinione ad uccidere le donne sarebbero stati due sardi dopo una rapina finita male. La loro idea si basa su alcuni elementi non considerati nelle indagini italiane, come la presenza di sette piatti sporchi nella casa, gli orologi delle vittime fermi alla stessa ora e dei pezzi di corda vicino ai resti dello scheletro, ma secondo gli inquirenti questa teoria è sbagliata.[4]

Riferimenti nella cultura di massa

Documentari

  • Il posto della neve, di Alessandro Galassi, Sarnano, 2011.[19]

Programmi

Note

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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