Lockheed X-7

missile sperimentale Lockheed Corporation

Il Lockheed Corporation X-7 era un velivolo, con ala trapezoidale, senza equipaggio, usato per provare la tecnologia dei ramjet e dei sistemi di guida per missili. Per la sua forma venne soprannominato "Flying stove pipe" ("Tubo di stufa volante" in lingua inglese).

Lockheed X-7
L'X-7, il motore ramjet è installato sotto il missile
Descrizione
TipoMissile sperimentale
EquipaggioNessuno
CostruttoreBandiera degli Stati Uniti Lockheed Corporation
Data primo voloaprile 1951
Esemplari28
Dimensioni e pesi
Lunghezza11,58 m
Apertura alare3,05 m
Diametro0,5 m
Superficie alare5,57 m²
Peso a vuoto1 965 kg
Peso max al decollo3 630 kg (con booster)
Propulsione
Motoreuno [statoreattore] Marquardt XRS59-MA-24 + razzi per il decollo
Prestazioni
Velocità max3,4 Mach (3 600 km/h)
Autonomia160 km
Tangenza>30 000 m (quota massima)
Record e primati
record di velocità per aerei con motori a getto

Tutti i dati tratti da Aerei gennaio-febbraio 2001, Dossier 1, Parma, Delta editrice, 2001. e sono riferiti alla versione XQ5-Kingfisher

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Fu il primo "X" senza pilota. Lo scopo iniziale per questo progetto era il collaudo dello statoreattore, motore destinato all'intercettore Boeing XF-99 Bomarc[1].

L'X-7 veniva trasportato in quota a bordo di un B-50 o da B-29 Superfortress. Il booster azionato dopo il lancio portava il velivolo ad una velocità di 1 625 km/h; successivamente il booster veniva espulso e veniva acceso al suo posto il motore ramjet (statoreattore) che accelerava l'X-7 fino alla sua massima velocità. Al termine del suo volo l'apparecchio scendeva a terra frenato dai paracadute.

Questo aereo raggiunse una velocità massima di 3 250 km/h, ottenendo un record di velocità per aerei con motori a getto. Furono effettuati un totale di 130 voli dall'aprile del 1951 al luglio del 1960.

La sua ala trapezoidale consente di collegare il progetto di questo velivolo sia all'X-3 (del quale la Lockeed possedeva l'intera documentazione) che all'F-104[1].

Tra le varie versioni di questo aereo vi fu la XQ-5 Kingfisher capace di decollare autonomamente grazie a due razzi a propellente solido, oppure di essere trasportato in quota con l'aereo madre. L'X-7 originale aveva solo questa seconda possibilità anche a causa del fatto che lo statoreattore poteva accendersi solo oltre una certa velocità[1].

Esemplari attualmente esistenti

Al 2001 almeno sei esemplari erano ancora esistenti presso musei, istituzioni private, ecc.[1]

Note

Bibliografia

  • Dennis R. Jenkins, Tony Landis; Jay Miller, American X-Vehicles: An Inventory—X-1 to X-50 (PDF) (NASA Special Publication), Monographs in Aerospace History, No. 31, Centennial of Flight, Washington, DC, NASA History Office, giugno 2003, OCLC 52159930. URL consultato il 21 marzo 2013.
  • (EN) Jay Miller, The X-Planes: X-1 to X-45, Midland, Hinckley, 2001, ISBN 1-85780-109-1.
  • (EN) Jim Winchester, X-Planes and prototypes, Rochester, Grange Books, 2005, ISBN 1-84013-809-2.
  • Aerei gennaio-febbraio 2001, Dossier 1, Parma, Delta editrice, 2001.

Voci correlate

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