Nicola Onorati

religioso, agronomo e professore universitario italiano

Nicola Onorati, noto anche con lo pseudonimo di Columella (Craco, 26 agosto 1764Napoli, 11 gennaio 1822), è stato un religioso e agronomo italiano.[2][3]

Padre Nicola Onorati[1]

Vita

Gaetano Niccola Bartolomeo Onorati nacque a Craco, nell'odierna Basilicata, il 26 agosto 1764. Secondo alcune biografie, e in particolare il nono tomo della Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli (1822), è riportata la data errata del 1754. La reale data di nascita è stata trovata da Pasquale Mauro Maria Onorati, probabilmente il maggiore studioso di Nicola Onorati (avendone studiato la vita per almeno vent'anni) nonché suo discendente, il quale ha rintracciato il certificato di battesimo della chiesa parrocchiale e ritrovato la vera data di nascita, il 26 agosto 1764.[4]

Suo padre si chiamava Francesco Antonio Onorati, era nato a San Mauro Forte nel 1727 ed era mastro sartore; sua madre, invece, si chiamava Vittoria Mormando ed era nata nella stessa città Craco nel 1726. Nicola Onorati era l'ottavo di nove figli e, secondo le fonti, mostrò un interesse precoce per la conoscenza e le scienze.[5] Nel 1774 ebbe la vocazione ed entrò nell'Ordine dei Frati Minori Osservanti della Provincia di Principato. Fu inviato come novizio a Bologna, dove ebbe la possibilità di studiare filosofia e teologia ed ebbe eminenti insegnanti come Padre Ireneo Affò. Successivamente fu trasferito nel Convento di San Diego all'Ospedaletto, a Napoli, in cui vi era uno "studio" di teologia e filosofia. A 15 anni era già lettore di filosofia e nel 1779 scrisse un trattato di logica, pubblicato l'anno successivo col titolo Logices Elementa Mathematica. Nel 1782 divenne lettore di filosofia presso la Accademia militare della Nunziatella ("Real Collegio Militare dell'Annunziata").

Profilo di Onorati su un medaglione con paesaggio agreste.[6]

Mentre insegnava alla Nunziatella, ebbe modo di conoscere Francesco e Giuseppe Daniele; inoltre, nel biennio 1782-1784 scrisse alcune opere sia scientifiche che moraleggianti le quali furono aspramente criticate. Amareggiato da ciò e anche dalla "durezza di chi presiede all'Accademia militare", lasciò Napoli e si ritirò a Montoro[non chiaro], dove "ristabilì la regola dei Minori Osservanti". Tale esperienza, però, non durò che qualche mese, dal momento che Onorati dovette ritornare a Napoli a causa delle basse temperature di Montoro, ma la sua cattedra era già stata assegnata ad un altro lettore e non poté insegnare. In questo periodo, si dedicò in particolare all'economia agraria, tanto che re Ferdinando IV di Borbone assegnò a Onorati nel 1788 la neonata cattedra di agricoltura presso le Regie Scuole di Salerno. In seguito a tale assegnazione, collaborò anche al Magazzino enciclopedico salernitano.[7]

Nel 1794 finì ingiustamente inquisito nella congiura giacobina di Carlo Lauberg e Annibale Giordano dal momento che tra i 269 nomi che Giordano aveva fornito compariva anche il nome di Onorati; nel 1797 fu prosciolto ma, a scanso di equivoci, dovette aggiungere al suo nome quello di Columella, lo scrittore di agricoltura del I secolo d.C.[3][8]

Durante il periodo di insegnamento a Salerno, si dedicò toto corde all'agricoltura e a questo periodo risalgono alcune sue importanti opere; in primis, la sua opera più importante, la prima edizione del Delle cose rustiche (1791-1795). Nel 1798, dopo dieci anni di insegnamento, la cattedra di agricoltura fu soppressa dal re con dispaccio del 12 dicembre 1798 e Onorati fece ritorno al Convento di San Diego all'Ospedaletto, a Napoli.[9]

Nicola Columella Onorati[10]

Nicola Onorati non sembra aver mai preso parte ai moti rivoluzionari che attraversarono l'Europa della Rivoluzione francese (1789) e della Repubblica Napoletana del 1799; Onorati, in occasione del ritorno del re di Napoli da Roma, dove aveva tenuto a bada per poco tempo l'esercito francese, scrisse il sonetto All'Italia (1798), in cui definiva l'Italia una "donna impudica".[11] Cionondimeno, a causa probabilmente di un'omonimia, "per una carta volante in cui si leggeva un nome e cognome simile", fu considerato vicino ai giacobini e non fu scelto per l'insegnamento dell'agricoltura all'università; perse anche una pensione per motivi di salute che gli era stata riconosciuta in occasione della chiusura della cattedra di agricoltura a Salerno.[9]

Dopo il periodo di insegnamento a Salerno non si allontanò più da Napoli e nel 1804 riuscì a riottenere una parte della pensione che gli era stata concessa prima del 1799, concessa al fine di poter continuare con la scrittura delle edizioni successive del Delle cose rustiche. Si allontanò da Napoli solo per un viaggio a Taranto per motivi spirituali ed ebbe modo di notare l'arretratezza dell'agricoltura in quelle aree del regno.[12] Con l'avvento dei re Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, Onorati ebbe l'incarico di selezionare i maestri delle scuole primarie tra i religiosi e nel 1807 pubblicò anche una grammatica (il Compendio della gramatica italiana per uso delle pubbliche scuole gratuite di Napoli e del Regno) da utilizzare all'interno del Regno in sostituzione di quella di Salvatore Corticelli. Durante il regno dei due napoleonidi, ebbe numerosi incarichi e nel 1808 gli fu anche assegnata la neonata cattedra di agricoltura (istituita da Gioacchino Murat) all'Università degli Studi di Napoli; inoltre, dopo la soppressione del Convento di San Diego all'Ospedaletto, fu nominato rettore dell'omonima chiesa e autorizzato a occuparne una stanza.[13] Con la Restaurazione ebbe alcune mansioni all'interno del Reale Istituto d'Incoraggiamento di Napoli e gli fu assegnata la cattedra di agricoltura dell'Università degli Studi di Napoli.[3]

Morì l'11 gennaio 1822, assassinato da due ladri, terziani francescani, all'interno di una cella dell'"infermeria" del Convento di Santa Maria la Nova (Napoli); alcuni giorni prima era stato nominato direttore dell'Orto botanico di Napoli.[3] Ricevette diverse coltellate alla testa e fu sepolto nella chiesa del convento (forse in una fossa comune).[14] La Biblioteca Palatina di Parma conserva una corposa corrispondenza di Onorati con Padre Ireneo Affò.[15]

Critiche

Alcune opere di Onorati sono state oggetto di critiche ai suoi tempi, dal momento che si metteva in discussione il metodo utilizzato da Onorati. In particolare si discuteva del fatto che Onorati non derivasse la sua conoscenza da esperienze dirette. Un caso in cui ricevette aspre critiche fu quello relativo all'allevamento dei bachi da seta; secondo il compilatore della Biblioteca Italiana, infatti, Onorati avrebbe scritto che si potevano sostituire le foglie di gelso, l'unica alimentazione dei vermi da seta utile per la produzione di seta con altre piante che crescevano in Europa, quali ad esempio foglie di olmo o di carpino, cosa manifestamente non rispondente al vero. Lo stesso compilatore tra l'altro afferma che "gli abbagli del Professo Columella nascono dal non aver mai governato né veduto governar bachi".[16] Onorati si difese affermando che tale nutrimento alternativo era da considerarsi unicamente "succedaneo e per brieve spazio di tempo" e che pertanto le sue affermazioni e i suoi consigli erano stati travisati. Nella stessa lettera, lo stesso Onorati accenna alle scarse qualità e considerazione di cui godeva all'epoca il mondo accademico napoletano all'estero e in particolare nell'Italia settentrionale.[17] Lo stesso compilatore, infatti, scrisse a tal proposito:

«Non è che nel Regno delle Due Sicilie non v'abbiano libri, e non se ne pubblichino di tratto in tratto sopra argomenti interessanti la pubblica prosperità. Egli è che codesti libri sono cattivi e di tal carattere ne ha stampati parecchi il P. Columella, de i quali tutti basta a far prova quello, a cui abbiamo estratte le poche indicazioni qui esposte relativamente al governo dei bachi.»

Non è ben chiaro se tali critiche fossero realmente motivate oppure se fossero semplicemente pregiudiziose e assimilate a priori al resto del mondo accademico napoletano. Altre critiche arrivarono da Alberto Fortis il quale, come raccontato da Luca de Samuele Cagnazzi nella sua autobiografia, era in aspra polemica con Tommaso Fasano, Nicola Columella Onorati e altri letterati napoletani, e scrisse articoli fortemente critici nei loro confronti sul Nuovo giornale enciclopedico di Vicenza. Alberto Fortis avrebbe aperto gli occhi a Cagnazzi sulla reale qualità del mondo accademico napoletano e lo stesso Cagnazzi lo confermò affermando che, durante il suo periodo di studio a Napoli, ebbe modo di notare come a Napoli "di tutto si voleva fare mistero".[18] Alcuni studiosi attribuiscono la sua "emarginazione dagli ambienti scientifici italiani ed europei" alla maggiore attenzione agli scambi commerciali e al fatto che gli intellettuali religiosi cominciassero a essere discriminati e a essere oggetto di pregiudizi nel mondo accademico.[14]

Riconoscimenti

  • Secondo Andrea Alfonso Vachetta, Nicola Onorati fu il primo a comprendere che la pianta rumex acetosella, a causa dell'acido ossalico ivi presente, rovina lo smalto e altre parti dei denti degli animali da allevamento al punto tale che i denti si sminuzzano, come scritto da Onorati all'interno della sua opera Delle cose rustiche (Napoli, 1791).[19]
  • Nicola Onorato è stato citato in almeno 400 pubblicazioni, sia italiane sia europee, nel periodo che va dal 1781 al 2015 a riprova della fama di cui godeva.[3][20]

Incarichi

Collaborazioni

  • Collaboratore del Magazzino enciclopedico salernitano;
  • Collaboratore del Giornale letterario di Napoli.

Onorificenze

Opere

Libri

Pubblicazioni

  • Del tempo di seminare il frumento, in Giornale letterario di Napoli, 1794.
  • Lettera sul calabrice e su i noccioli delle sue bacche, che servir possono per caffè, scritta a’suoi amici, in Giornale letterario di Napoli, giugno 1798.
  • Lettera sui fichi secchi e sul giulebbe scritte ai suoi amici, in Giornale letterario di Napoli, settembre 1798.
  • De’ fichi secchi e del giulebbe, che si può estrarre da medesimi per vari usi economici della vita. Transunto di una lettera del P. Niccola Onorati M. O. R. prof. d’agricoltura a Napoli al Giornale letterario di Napoli., in Opuscoli scelti sulle Scienze e sulle Arti di Milano, vol. 20, Milano, Marelli, 1798.
  • Prefazione, in Saggi su le Scienze naturali ed Economiche della Regal Società d’Incoraggiamento di Napoli per l’anno 1807, Napoli, Orsiniana, 1807.
  • Epigramma latino scritto da Onorati a pagina 3, Napoli, Giovanni de Bonis.[24]
  • Memoria sul coltivamento, e su l'industria della bambagia nel Regno di Napoli, in Atti del Real Istituto d’Incoraggiamento alle Scienze naturali di Napoli, vol. 2, Napoli, Tipografia di Angelo Trani, 1818.
  • Lettera del P.N.C. Onorati al signor compilatore della Biblioteca Italiana che si pubblica in Milano, Napoli, Tipografia di Domenico San Giacomo, 1820.

Biografie

Opere curate da Nicola Onorati

Opere postume

  • Canzone sagra di Torquato Tasso, 3ª ed., Napoli, Stamperia reale, 1823.
  • Dell'agricoltura pratica, della pastorizia, e di molte altre dottrine - Edizione terza aumentata mediante uno scritto ritrovato tra le carte dell'autore, Napoli, Francesco Masi, 1823.
  • Dell'agricoltura pratica della pastorizia e di molte altre dottrine, Napoli, Tipogtrafia del Genio Tipografico, 1828.
  • Dell'agricoltura pratica, della pastorizia, e di molte altre dottrine aumentata di una scritto ritrovato tra le carte dell'Autore, 5ª ed., Napoli, Torchi di Raffaello di Napoli, 1835.
  • Dell'agricoltura pratica, della pastorizia e di molte altre dottrine - Quinta edizione, eseguita sulla quarta aumentata di uno scritto ritrovato tra le carte dell'autore - A spese del Gabinetto letterario, Napoli, 1847.
  • Dell'agricoltura pratica, della pastorizia e di molte altre dottrine - Sesta edizion eseguita sulla quarta aumentata di uno scritto ritrovato tra le carte dell'autore e con altre aggiunte ed un piccolo sunto di diversi trattati sulla nuova malattia delle uve per cura dell'editore- A spese del Gabinetto letterario, Napoli, 1854.
  • Dell'agricoltura pratica, della pastorizia e di molte altre dottrine - A spese del Gabinetto letterario, 7ª ed., Napoli, 1858.
  • Della agricoltura pratica, della pastorizia e di molte altre dottrine, 7ª ed., Napoli, Gennaro Cimmaruta, 1859.

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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