Olimpio (magister officiorum)

magister officiorum

Olimpio (latino: Olympius; ... – 409/410) è stato un funzionario romano e membro della corte imperiale sotto l'imperatore d'Occidente Onorio; causò la caduta e la morte del generale Stilicone.

Olimpio

Magister officiorum dell'Impero romano d'Occidente
Durata mandato408 –
409
MonarcaOnorio

Durata mandato409 –
410
MonarcaOnorio

Dati generali
ProfessioneFunzionario

Biografia

Cristiano[1][2] e originario della regione del Mar Nero,[3] dovette la sua segnalazione all'imperatore al generale di origine vandala Stilicone;[4] cionondimeno, fu Olimpio a progettare la caduta di Stilicone[5] e fu responsabile della sua morte.[4]

Nel 408, anno in cui ricopriva una carica a palazzo,[3] incitò alla rivolta le truppe romane di stanza a Ticinum, a seguito della quale, il 13 agosto di quell'anno, molti ufficiali che erano legati a Stilicone trovarono la morte.[6] Inviò poi l'ordine di arrestare Stilicone alle truppe di stanza a Ravenna;[7] il generale fu arrestato e messo a morte il 22 agosto.[8]

Dopo la morte di Stilicone, Olimpio divenne il personaggio più potente alla corte imperiale: prese per sé il rango di Magister officiorum[9] (a Ticinum era morto anche il suo predecessore, Nemorio) e mise dei propri uomini alla guida dell'amministrazione civile[10] e dell'esercito,[11] dai quali allontanò gli uomini legati al defunto generale, perseguitandoli.[12]

Agostino d'Ippona, che era al corrente della sua promozione a magister officiorum ma non ne conosceva le circostanze, gli scrisse due lettere, nella seconda delle quali chiedeva la conferma della legislazione anti-donatista.[1]

Il comandante goto Alarico, legato da vincoli militari a Stilicone, assediò prima Ravenna, inutilmente, e poi Roma; all'inizio del 409 alcuni inviati del Senato romano si recarono dall'imperatore a Ravenna, chiedendo di accettare le condizioni di Alarico per togliere l'assedio. Olimpio, oppositore del dialogo coi Goti, riuscì a far fallire questo tentativo diplomatico[13] (due degli inviati del Senato, Ceciliano e Prisco Attalo, furono nominati Prefetto del pretorio d'Italia e Comes sacrarum largitionum, rispettivamente, per volere di Olimpio).[14] Poco tempo dopo, inviò uno squadrone di 300 Unni contro i Goti di Ataulfo, 1.000 dei quali perirono nello scontro nei pressi di Pisa.[15] Qualche tempo dopo, però, dietro consiglio degli eunuchi di corte fu deposto; trovò riparo in Dalmazia.[2]

Qualche tempo dopo, tra il 409 e il 410, fu brevemente nominato Magister officiorum per la seconda volta, ma fu deposto ancora una volta e bastonato a morte per ordine di Costanzo per il suo coinvolgimento nella caduta di Stilicone.[16]

Note

Bibliografia

Collegamenti esterni