Panslavismo

Per panslavismo si intende il movimento culturale nato nel XIX secolo con l'arrivo di ideali liberali e nazionali diffusi negli ambienti colti slavi in seguito al romanticismo e alle guerre napoleoniche. Mirava alla presa di coscienza dei popoli slavi di radici comuni e si poneva come obiettivo quello di creare un unico Stato nazionale slavo. Dagli ideali panslavi si svilupperà in seguito quell'insieme di ideologie conosciuto come irredentismo jugoslavo.

La bandiera panslava assunta nel Primo Congresso panslavo a Praga nel 1848; questa combinazione di colori fu poi adottata per la bandiera della Jugoslavia.

Storia

Lo scrittore Ján Kollár (1793-1852) attribuì agli idiomi slavi nel saggio Sulla reciprocità letteraria dei diversi ceppi e dialetti della nazione slava (1836) il carattere di dialetti riferentisi a un'unica antica lingua, quella che i linguisti odierni definiscono proto-slavo. I principali teorici furono presso le popolazioni residenti dentro i confini dell'Impero Asburgico, ovvero Cechi, Ruteni, Sloveni, Slovacchi, Croati e Serbi di Croazia.Il Primo Congresso panslavo si tenne a Praga nel 1848, presieduto dallo storico František Palacký[1]. La più grande divisione teorica è quella tra il "Piccolo Panslavismo", che esclude la Russia, ed il "Grande Panslavismo", che la include. L'Impero russo usò spesso l'idea della riunificazione slava e della Terza Roma per giustificare la sua espansione nell'Europa centro-orientale e nei Balcani. Il movimento ebbe un ruolo ideologico fondamentale per la creazione del Regno di Jugoslavia. I principali ostacoli alla riunione dei popoli slavi sono aspri conflitti storici e la mancanza di coesione territoriale, essendo slavi del nord e del sud divisi geograficamente dalla presenza di austriaci, ungheresi e romeni, popoli di cultura e lingua non slava.

Note

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