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La Birmania fu abitata da molti popoli nell'antichità, tra cui ricordiamo i Mon e i Pyu.
Poi, circa nel 900 d.C., nelle valli del fiume Irrawaddy arrivarono i Birmani che provenivano dal Tibet. Fecero un loro grande impero che però fu sottomesso dai mongoli dal 1290 ca. al 1364.

I birmani si riorganizzarono e formarono un loro nuovo impero, che crollò nel 1527. Nel XVII secolo la Dinastia Konbaung, prese il controllo della Birmania e la portò a nuovo splendore. La Cina, temendo l'espansione della Birmania ad est, la invase quattro volte dal 1766 al 1769, ma fu respinta ogni volta con successo. Alla fine del 1767 i siamesi approfittarono delle guerre sino-birmane e, guidati dal nuovo re Taksin, liberarono il paese dalla dominazione di Ava.

L'espansione della Birmania ad ovest e la costante minaccia che rappresentava per i loro interessi in India, costrinse i britannici a schierare l'esercito lungo i confini e, nel 1824, ad attaccare i rivali, alleandosi con i Siamesi, tradizionali rivali dei birmani. La prima guerra anglo-birmana (1824-1826) finì con la vittoria dei britannici, e con il trattato di Yandaboo la Birmania perse tutti i territori conquistati anni prima quali l'Arakan, l'Assam e il Manipur. Nel 1866, infine, fu definitivamente occupata ed inglobata nell'impero britannico

Durante la seconda guerra mondiale fu occupata dal Giappone e alla sua fine ottenne l'indipendenza sotto forma di repubblica democratica, rovesciata nel 1962 con la dittatura di Ne Win. Venne favorita una svolta politica del Paese verso uno Stato socialista. Nel gennaio 1974 fu promulgata in tal senso una nuova Costituzione.

Nel 1988 sommosse e proteste sconvolsero il paese. L'amministrazione civile cessò di esistere fin quando, nel settembre successivo le forze armate, sotto il comando del generale Saw Maung, organizzarono un colpo di Stato per ristabilire l'ordine. Durante la cosiddetta rivolta 8888, migliaia di persone furono uccise. La costituzione del 1974 fu rimpiazzata in favore di una legge marziale.

Nel settembre 2007, i monaci buddisti protestarono pacificamente contro il regime, invitando il popolo ad unirsi alle dimostrazioni. La giunta militare rispose con la violenza alle proteste, suscitando una vasta attenzione internazionale. Si stima che le vittime furono oltre duecento, ma il governo militare si è rifiutato di divulgare dati ufficiali, minimizzando l'accaduto. In quel periodo fu vietato l'uso di internet a tutta la popolazione, con la preoccupazione sulle possibili reazioni dell'opinione pubblica mondiale. L'ONU inviò un suo rappresentante, il nigeriano Ibrahim Gambari, per verificare la situazione.