Processo di Buchenwald

Il processo di Buchenwald (indicato anche come Caso 000-50-9) fu un processo per crimini di guerra condotto dall'esercito degli Stati Uniti in qualità di corte marziale a Dachau, allora parte della zona di occupazione americana. Si è svolto dal 11 aprile al 14 agosto 1947 nel campo di Dachau, dove l'ex campo di concentramento di Dachau era stato situato fino alla fine di aprile 1945. In questo processo, 31 persone furono incriminate, tutte condannate, per i crimini di guerra legati al campo di concentramento di Buchenwald ed ai suoi campi satellite. Il processo di Buchenwald faceva parte dei processi di Dachau, che si svolsero tra il 1945 e il 1948.[1][2]

Gli otto ufficiali americani del tribunale militare statunitense al processo di Buchenwald. Da sinistra a destra: Ten. Col. Morris, Col. Robertson, Col. Ackerman, Gen. Kiel, Ten. Col. Dwinell, Col. Pierce, Col. Dunning e Ten. Col. Walker.

Contesto storico

Una guardia delle SS che avrebbe abusato dei prigionieri fu identificata il 14 aprile 1945 da un ex prigioniero sovietico a Buchenwald.
Il 27 maggio 1945, un ex detenuto di Buchenwald mostra al soldato americano Jack Levine un contenitore con organi umani che i medici nazisti hanno rimosso ai detenuti del campo.
I membri del Congresso americani visitano Buchenwald il 24 aprile 1945.

«I maiali nelle stalle delle SS ricevevano un'alimentazione migliore, rispetto al cibo dei prigionieri»

Quando le truppe americane raggiunsero i campi di concentramento del Reich tedesco, nelle fasi finali della seconda guerra mondiale, erano impreparate ad affrontare e seguire le atrocità nei campi di concentramento, anche perché erano nel bel mezzo del combattimento. La cura dei per lo più emaciati e molto malati "Muselmänner" e la sepoltura delle migliaia di prigionieri che morirono di fame o per fucilazione durante le marce della morte, rappresentarono un compito difficile per l'esercito degli Stati Uniti.

Prima della liberazione del campo di concentramento di Buchenwald l'11 aprile 1945, i soldati americani avevano scattato fotografie dopo la cattura del campo di lavoro di Ohrdruf, un sottocampo di Buchenwald, che illustravano le orribili circostanze dell'evacuazione del campo.[4] Già il 12 aprile 1945, il comandante supremo delle forze alleate, Dwight D. Eisenhower, visitò il campo di concentramento di Ohrdruf e, a causa delle terribili condizioni del campo, chiese la presenza di politici statunitensi e britannici, di rappresentanti delle Nazioni Unite e della stampa statunitense per visitare il campo.[5] Il 16 aprile 1945, 1 000 persone, provenienti da Weimar, sotto il comando americano furono incaricate di visitare il campo di concentramento di Buchenwald dove poterono assistere alle rimanenti tracce dell'estinzione di massa. Nelle vicinanze del campo, i residenti hanno dovuto seppellire le vittime delle marce di evacuazione.[4]

In questo contesto, nell'ambito del programma statunitense War Crimes Trial Program (un programma statunitense per l'instaurazione di standard legali e di un sistema giudiziario per perseguire i crimini di guerra tedeschi), gli investigatori americani hanno iniziato prontamente le indagini per identificare i responsabili di questi crimini.[6] I colpevoli furono presto catturati ed incarcerati, compreso l'ultimo comandante del campo di concentramento di Buchenwald, Hermann Pister, che fu arrestato nel giugno 1945 dai soldati americani a Monaco di Baviera. Il personale del comando fu internato in un campo di prigionieri di guerra a Bad Aibling e fu interrogato poco dopo la fine della guerra nel 1945 dal Corpo di controspionaggio.[7]

Sono stati sentiti come testimoni almeno 450 ex detenuti di Buchenwald, tra cui Hermann Brill, e sono state presentate come prove anche due camion carichi di materiale documentario del comandante del campo. A causa dei protocolli EAC di Londra, il 1 luglio 1945 l'esercito americano in Turingia consegnava il materiale documentario raccolto all'Amministrazione militare sovietica in Germania (SMAD). Dopo le indagini preliminari, nei confronti di più di 6 000 persone, fino all'autunno del 1945, furono arrestati circa 250 sospetti. Tuttavia, spesso i testimoni non erano più disponibili per l'identificazione o le fotografie incriminanti non venivano assegnate correttamente; e alcuni sospetti sono riusciti a fuggire.[5][8]

Poiché l'Unione Sovietica ha avuto il maggior numero di vittime (circa 15 000) a Buchenwald rispetto alle altre nazioni coinvolte, presumibilmente altri sospetti si trovavano nella zona di occupazione sovietica o erano in custodia, il governo militare americano in Germania (OMGUS) ha ritenuto di lasciare l'Unione Sovietica incaricata del processo giudiziario. Il 9 novembre 1945, il vice governatore militare Lucius D. Clay presentò una proposta al capo dell'amministrazione militare sovietica in Germania, Vasilij Sokolovskij, per trasferire il processo di Buchenwald al governo sovietico. Dopo lunghe trattative ed un'ispezione esitante dei fascicoli investigativi, la parte sovietica ha espresso interesse per il procedimento solo per quanto riguarda l'eccidio di massa a Gardelegen, dove 1000 prigionieri morirono bruciati vivi. Dopo il passaggio alle autorità militari sovietiche delle indagini sui 22 imputati, si è convenuto di eseguire la stessa procedura per gli imputati nel campo di concentramento di Buchenwald e Mittelbau-Dora, prima ex magazzino centrale di Buchenwald e poi dall'ottobre 1944 campo di concentramento indipendente.

Il 3 settembre 1946 fu la data decisa per il trasferimento dei detenuti e per le numerose prove relative a Buchenwald e Mittelbau; tuttavia, nessun rappresentante dell'amministrazione militare sovietica si è presentato al punto di incontro nella zona di confine. Dopo 14 ore di attesa, i prigionieri e le prove sono stati riportati al centro di detenzione di Dachau. I sovietici potrebbero non aver accettato l'offerta perché hanno usato il campo di concentramento dopo l'acquisizione come "Campo speciale 2" e potrebbero aver temuto loro stessi future accuse di crimini di guerra nei loro stessi confronti.[9][10]

Le trattative private sulla competenza del procedimento di Buchenwald sono sorte a causa del notevole ritardo delle critiche internazionali. In particolare, la Commissione per i crimini di guerra delle Nazioni Unite, una Commissione degli Stati alleati per perseguire i crimini di guerra commessi dalle potenze dell'Asse, ha chiesto già all'inizio del 1946 l'attuazione del processo di Buchenwald dinanzi a un tribunale internazionale. Dopo che le autorità militari sovietiche non hanno mostrato particolare interesse, le autorità giudiziarie francesi e belghe hanno annunciato la loro disponibilità nello svolgere il processo. Questa opzione è stata respinta dalle autorità statunitensi visto l'immenso lavoro di traduzione che avrebbero dovuto svolgere. L'investigatore capo dell'esercito americano costrinse quindi l'inizio del processo, alla fine di dicembre 1946 la preparazione per il processo era completata.[11]

Procedimento e basi giuridiche

La maggior parte degli incriminati erano membri del personale del campo, oltre questi fu incriminato anche il capo delle SS e della polizia Giosea di Waldeck e Pyrmont, perché il campo di concentramento di Buchenwald era sotto la sua giurisdizione. Furono incriminati anche il comandante del campo, Hermann Pister, membro del personale di comando, nonché la vedova del primo comandante, Ilse Koch. In più furono processati anche tre dei medici del campo e degli alti ufficiali sanitari delle SS. Alla fine furono processati anche dei capi di blocco, comandanti di distaccamento, tre funzionari prigionieri e un impiegato civile.[2]

La base giuridica del processo fu l'«Amministrazione Giudiziaria e Penale» del marzo 1947, basata sui decreti del Governo Militare. La legge del Consiglio di controllo n. 10 del 20 dicembre 1945, secondo la quale chiunque fosse stato incriminato per crimini di guerra, crimini contro la pace e crimini contro l'umanità poteva essere condannato, non ha svolto un ruolo significativo in questo processo.[12]

Gli imputati nelle foto segnaletiche militari di aprile 1947
ImputatoFotografiaMansione
Giosea di Waldeck e Pyrmont Capo delle SS e della polizia
Hermann Pister Secondo e ultimo comandante del campo
Hans-Theodor Schmidt Aiutante di Hermann Pister
Ilse Koch Moglie del comandante del campo Karl Koch
Hermann Hackmann Aiutante del comandante del campo Karl Koch
Wolfgang Otto capo dell'ufficio postale di Buchenwald
Hermann Grossmann responsabile del magazzino dei campi satellite di Buchenwald
Max Schobert capo del campo di custodia protettiva (Schutzhaftlagerführer)
Hans Merbach secondo capo del campo di custodia protettiva (zweiter Schutzhaftlagerführer)
Hans Eisele medico del campo
August Bender medico del campo
Werner Greunuss medico del campo di Ohrdruf
Friedrich Karl Wilhelm Medico delle SS (SS-Sanitätsdienstgrad)
Otto Barnewald direttore amministrativo
Philipp Grimm supervisore del lavoro
Albert Fredrich Schwartz supervisore del lavoro
Franz Zinecker supervisore del lavoro
Richard Köhler membro del Kommando 99
Josef Kestel direttore del blocco e leader del Kommando
Hubert Krautwurst capo del Kommando
Gustav Heigel capo del Kommando e capo dei blocchi di arresto
Anton Bergmeier supervisore carcerario interno del campo
Herman Helbig comandante del crematorio (crematorium Kommandoführer)
Emil Paul Pleissner comandante del crematorio (crematorium Kommandoführer)
Guido Reimer comandante delle SS-Sturmbann
Helmut Roscher Rapport leader
Arthur Dietzsch capo infermiere kapo
Hans Wolf kapo al magazzino centrale di Tröglitz
Edwin Katzenellenbogen dottore kapo
Peter Merker Kommandoführer in Gustloff-Werk II
Walter Wendt responsabile del personale civile in Erla Maschinenwerk

Note

Bibliografia

  • Buchenwald-Hauptprozess: Deputy Judge Advocate’s Office 7708 War Crimes Group European Command APO 407. (United States of America v. Josias Prince zu Waldeck et al. – Case 000-50-9). Review and Recommendations of the Deputy Judge Advocate for War Crimes, November 1947 (PDF)[collegamento interrotto]
  • Ludwig Eiber, Robert Sigl (Hrsg.): Dachauer Prozesse –NS-Verbrechen vor amerikanischen Militärgerichten in Dachau 1945–1948. Göttingen: Wallstein, 2007, ISBN 978-3-8353-0167-2
  • Manfred Overesch: Buchenwald und die DDR – oder die Suche nach Selbstlegitimation. Vandenhoeck & Ruprecht, 1995, ISBN 978-3-525-01356-4.
  • Katrin Greiser: Entsetzen der Befreier: Das US-War Crimes Program.In: Die Todesmärsche von Buchenwald. Räumung des Lagerkomplexes im Frühjahr 1945 und Spuren der Erinnerung. Göttingen: Wallstein, 2008, ISBN 978-3-8353-0353-9, S. 370–450.
  • Ute Stiepani: Die Dachauer Prozesse und ihre Bedeutung im Rahmen der alliierten Strafverfolgung von NS-Verbrechen. In: Gerd R. Ueberschär: Die alliierten Prozesse gegen Kriegsverbrecher und Soldaten 1943–1952. Frankfurt: Fischer, 1999, ISBN 3-596-13589-3.
  • Robert Sigel: Im Interesse der Gerechtigkeit. Die Dachauer Kriegsverbrecherprozesse 1945–48. Frankfurt: Campus, 1992, ISBN 3-593-34641-9.
  • Wolfgang Benz, Barbara Distel, Angelika Königseder: Der Ort des Terrors: Geschichte der nationalsozialistischen Konzentrationslager. Vol. 3: Sachsenhausen und Buchenwald. Munich: Beck, 2006, ISBN 3-406-52963-1.

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