Riduzione della povertà

Riduzione della povertà è un termine che descrive la promozione di varie misure, sia economiche sia umanitarie, che dovrebbero alleviare permanentemente la povertà di una data popolazione e/o gruppo sociale.[1]

Grafico della popolazione mondiale che vive in regime quotidiano di 1/1.25/2 equivalente a US$ del 2005 (in rosso) e come proporzione della popolazione mondiale (in blu) dal 1981 al 2008 sulla base dei dati della Banca Mondiale

     economie in sviluppo secondo l'FMI

     economie in sviluppo fuori portata dell'FMI

     promosse a economia sviluppata

     Nazioni di recente industrializzazione

Proposte economiche

Le misure di riduzione della povertà, come quelle promosse dall'economista Henry George nella sua opera classica Progress and Poverty (Progresso e povertà) scritta nel 1879,[2] sono quelle iniziative destinate ai poveri affinché riescano a creare ricchezza per se stessi come mezzo per porre fine alla povertà in maniera permanente.

Il numero di persone al di sotto delle diverse soglie di povertà osservato nel tempo

In tempi moderni, diversi economisti all'interno del movimento del georgismo propongono misure come l'imposta sul valore fondiario per migliorare l'accesso di tutti al mondo naturale.[3] La povertà si verifica sia in paesi in via di sviluppo sia in paesi sviluppati e, sebbene la povertà sia molto più diffusa nei paesi in via di sviluppo, entrambi i settori si impegnano in misure di riduzione della povertà.[4][5]

Sul piano generale "non possiamo ignorare che grandi eventie tendenze non vanno complessivamente a favore della riduzionedella disuguaglianza. Ricordiamone alcuni: il piùlento procedere delle economie mondiali, già iniziato datempo e previsto per un lungo periodo; le difficoltà e lacrisi di numerose zone e nazioni del globo (e per l’Europauna riduzione di peso e la presenza di paesi stagnanti, comel’Italia); un incremento più ridotto della produttività, cheinfluisce negativamente nel commercio internazionale; unasovrabbondanza di manodopera, in buona parte non qualificatae scarsamente utilizzabile dalle imprese e settori con forteinnovazione tecnologica"[6].

Note

Bibliografia

  • A. Brandolini, C. Saraceno, A. Schizzerotto (a cura di), 2009, Dimensioni della disuguaglianza in Italia: povertà, salute, abitazione, Il Mulino, Bologna.
  • Baldini, Massimo e Toso, Stefano, 2009, Diseguaglianza, povertà e politiche pubbliche in Collana "Itinerari", Il Mulino, Bologna (Edizione 2009)
  • "Famiglie in salita" Rapporto 2009 su povertà ed esclusione sociale, Caritas Italiana - Fondazione «E. Zancan», Il Mulino, Bologna.
  • F. Corbisiero, 2005, Le trame della povertà, Franco Angeli, Milano
  • Rapporto sulla povertà e le disuguaglianze nel mondo globale a cura di Nicola Acocella, Giuseppe Ciccarone, Maurizio Franzini, Luciano Marcello Milone, Felice Roberto Pizzuti e Mario Tiberi. Edito a cura della Fondazione Premio Napoli. 2004
  • Einaudi L. (1964), Lezioni di politica sociale, con una nota introduttiva di F. Caffè, Einaudi, Torino.
  • Istituto Nazionale di Statistica (2002), La povertà in Italia nel 2001, Roma.

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