Cartellino disciplinare

sanzione calcistica

Il cartellino disciplinare, nel calcio e in altri sport, è la notifica di una sanzione comminata al giocatore a seguito di un'infrazione.[1]

I cartellini giallo e rosso, corrispondenti rispettivamente all'ammonizione e all'espulsione

Storia

L'introduzione dei cartellini è riconducibile all'ex arbitro inglese Ken Aston,[2] il quale nell'estate 1966, durante i mondiali casalinghi, trasse l'ispirazione dai colori di un semaforo:[3] il giallo per indicare un rallentamento e il rosso per segnalare lo stop.[4] Il primo utilizzo regolamentare si registrò durante i Mondiali 1970 dacché in precedenza un provvedimento disciplinare veniva reso noto al calciatore solo verbalmente, circostanza che non mancò di generare confusione e polemiche.[4]

In Italia vennero utilizzati ufficialmente a partire dalla stagione 1973-1974, quando la FIGC ne ratificò l'utilizzo.[5][4]

Stante l'importanza della decisione disciplinare e le possibili conseguenze di un'errata applicazione, il direttore di gara può avvalersi del supporto del VAR prima di comminare un cartellino.[6]

Utilizzo

Ammonizione

Un'ammonizione

Il provvedimento del cartellino giallo (ammonizione) è circoscritto alle seguenti infrazioni:

  • un calciatore è colpevole di comportamento antisportivo;[7]
  • infrange ripetutamente le regole del Gioco;
  • protesta con parole e/o gesti nei confronti degli ufficiali di gara;
  • ritarda la ripresa del gioco;
  • non rispetta la distanza regolamentare durante l'esecuzione di un calcio piazzato o rimessa dalla linea laterale da parte degli avversari
  • entra, oppure rientra, volontariamente sul terreno di gioco senza l'assenso dell'arbitro;
  • esce volontariamente dal terreno di gioco senza l'assenso dell'arbitro;
  • interrompe un'azione con un fallo di mano volontario.

Un doppio cartellino giallo nel corso della stessa partita comporta l'espulsione.[8] Un noto errore in tal senso si verificò durante i Mondiali del 2006, quando l'arbitro inglese Graham Poll non comminò il cartellino rosso al difensore croato Josip Šimunić dopo due cartellini gialli ma solo dopo tre.[9]

Espulsione

Un'espulsione

Il ricorso al cartellino rosso (espulsione) è dettato dalle seguenti infrazioni:

  • un giocatore si rende colpevole di un grave fallo di gioco;
  • si rende colpevole di condotta violenta;
  • sputa contro una qualunque persona;
  • impedisce la segnatura di un gol avversario (o una chiara occasione da rete avversaria) toccando volontariamente il pallone con le mani (condotta gravemente sleale); fa eccezione il portiere all'interno della propria area di rigore;
  • impedisce la segnatura di un gol alla squadra avversaria, commettendo un'infrazione tecnicamente punibile con un calcio di punizione, diretto o indiretto, o di rigore, nei confronti di un avversario diretto verso la porta (condotta gravemente sleale);
  • usa un linguaggio oppure compie dei gesti offensivi, ingiuriosi, oltraggiosi, minacciosi o volgari;
  • riceve per la seconda volta un'ammonizione durante una gara.[10]

Calciatori non titolari

Ammonizione di un calciatore in panchina

I provvedimenti dell'ammonizione e dell'espulsione possono venire comminati anche ai dirigenti o all'allenatore,[11][12] nonché ad un calciatore in panchina nei seguenti casi:

  • è colpevole di comportamento antisportivo;
  • protesta con parole e/o gesti nei confronti degli ufficiali di gara;
  • ritarda la ripresa del gioco.[10]

Diffida e squalifica

È chiamata diffida la situazione in cui un calciatore che abbia ricevuto un determinato numero di ammonizioni è soggetto al rischio di squalifica al successivo provvedimento.[13] La quantità di ammonizioni che comportano la diffida varia in base alla competizione: nel campionato italiano, per esempio, la squalifica viene comminata alla quinta ammonizione, con una minor tolleranza in caso di recidiva.[13]

Note

Voci correlate

Altri progetti

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