Coordinate: 43°27′24.96″N 11°09′31.2″E

Chiesa di San Giovanni in Jerusalem

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Chiesa di San Giovanni in Jerusalem
Esterno
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàPoggibonsi
Coordinate43°27′24.96″N 11°09′31.2″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareGiovanni apostolo ed evangelista
Arcidiocesi Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino
Consacrazione19 settembre 1987
Stile architettonicoromanico
Inizio costruzioneXII secolo
CompletamentoXVIII secolo
Sito webSito della Milizia del Tempio

La chiesa di San Giovanni in Jerusalem è un luogo di culto cattolico facente parte del complesso del castello della Magione a Poggibonsi in provincia di Siena.

La chiesa all'interno del complesso del Castello della Magione

La chiesa è situata poco oltre l'attraversamento della via Francigena del torrente Staggia. Un ponte sul torrente Staggia appare citato nel 1068 nell'atto di conferma a Widrico, abate di Martùri, da parte di papa Alessandro II[1]; in seguito papa Innocenzo II concesse, nel 1134, all'abate di Marturi, anche uno spedale situato vicino al medesimo ponte[1]. Non è chiaro se si trattasse degli edifici della Magione, termine che compare solo il 5 settembre 1140 in un atto di donazione sempre verso l'abbazia[2]. Nel 1191 lo spedale è definito Hospitale situm ad pontem Bonici secis stratam quando viene donato dal rettore Pietro a Roberto, maestro dell'ospedale gerosolimitano di Pisa[1]. Dal 1192 risulta che il complesso fosse tenuto a pagare una tassa alla curia romana che ne aveva anche il controllo[3]. Tale controllo finì nel 1228 quando lo spedale, comprensivo dei suoi beni e della chiesa[4], ritornò sotto il controllo della badia di Martùri grazie ad una bolla di papa Gregorio IX[2].

Tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo lo spedale è chiamato Hospitale Sancti Iohannis de Podioboniççi; aveva l'esenzione dal pagamento delle decime[5] ed era abitato dai cavalieri templari, come conferma l'iscrizione posta sopra una sua campana[6] (oggi fusa) e da una lapide sepolcrale[7] in seguito trasferita nella chiesa di Megognano. Dopo la soppressione dell'ordine templare, l'ospedale della Magione divenne possesso dei Cavalieri Ospitalieri. Oltre a questo esisteva un'altra mansione gerosolimitana nella zona, ed era quella di Santa Maria Maddalena a Calcinaia che ancora il 10 ottobre 1383 era attiva[2]. Nel 1599 tra le proprietà dello spedale gerosolimitano di Pisa risulta una osteria a San Giovanni in Calcinaia su la strada romana con 10 stanze e orto confinante con va per San Francesco, da identificarsi con l'ospedale della Magione che nel 1752 era ancora in funzione per il ricovero dei poveri e dei pellegrini[2]. In quel periodo il complesso venne ceduto ai privati tra cui la famiglia Corsini.

Nel 1758 l'interno della chiesa venne restaurato a spese di Lorenzo Corsini, come testimoniava un'iscrizione posta dietro l'altare e oggi andata perduta, e inoltre, venne costruito un nuovo altare da don Valentino Taccagni di San Gimignano[7].

Dopo la soppressione dell'Ordine di Malta nel 1799, nel 1817 i beni della Magione vennero incamerati dalle Regie Possessioni nel 1817 mentre la chiesa fu venduta dai Corsini nel 1866, ma si tennero l'usufrutto dei terreni[2]. Il complesso era stato trasformato in una semplice casa colonica che era soggetta alle continue alluvioni del torrente Staggia; ciò portò la chiesa ad essere sconsacrata nel 1822[2].

Alcuni interventi di restauro vennero fatti nel 1942 e nel 1969. Nel 1979 tutto il complesso venne acquistato da Marcello Alberto Cristofani (al cui cognome ha affisso, per l'appunto, "della Magione") che nel 1981 ne iniziò il restauro; il restauro è stato condotto sotto la supervisione della Soprintendenza ai Monumenti di Siena[8].

Dopo i restauri, la chiesa è stata benedetta dall'arcivescovo di Siena, Mario Jsmaele Castellano, il 16 ottobre 1982 e riconsacrata al culto il 19 settembre 1987 dal vescovo ausiliare Fernando Charrier. Vi si celebra la messa tridentina secondo il messale romano di papa san Giovanni XXIII e cantata in canto gregoriano. Sono cantati in canto gregoriano anche i vespri.Vi è concessa l'indulgenza plenaria[9]

Oggi il complesso è sede della Milizia del Tempio, un ordine laicale, di tradizione monastico-cavalleresca, riconosciuto dallo Stato e dalla Chiesa cattolica.

La chiesa è inserita nel complesso fortificato della Magione e consiste in un'aula rettangolare coperta con tetto a due spioventi e conclusa da un'abside. Tutto l'edificio è frutto di un'unica fase costruttiva di epoca romanica e presenta un paramento murario in conci di travertino disposti a corsi orizzontali e paralleli.

I vari studiosi che si sono avvicinati allo studio di questo edificio lo hanno datato tra la fine dell'XI secolo e la prima metà del XIII.

La monofora in facciata

La facciata è a capanna e in origine era conclusa da un campanile biforo a vela posto sulla cuspide e di cui oggi rimangono solo le basi delle colonne; questo schema della facciata è simile a quello della pieve di Scola[10] e della chiesa di San Michele Arcangelo a Empoli vecchio[10].

Nella parte inferiore della facciata si trova il portale architravato; è privo della lunetta ed è dotato di arco crescente. La decorazione dei piedritti è estremamente semplice e consiste in una semplice modanatura a tondini alle estremità; nella mensola di destra si trova scolpita una croce a Tau, il simbolo del pellegrinaggio. Nella zona compresa tra il portale e la cuspide si trova un'apertura singolare. Si tratta di una monofora a denti che non ha eguali. Assomiglia alla feritoia a clessidra presente nella canonica di Rèncine[10] ma anche all'arcone terminale della chiesa di San Pietro a Tuscania[11].

La fiancata meridionale è aperta da un portale simile a quello in facciata ma dall'estradosso più acuto e dalla presenza della lunetta ricassata poggiante su un massiccio architrave. Questo portale era riservato all'ingresso del popolo e sulla sua destra si trova una monofora a doppia strombatura con archivolto monolitico a incasso. La fiancata settentrionale presenta anch'essa una monofora simile a quella dell'altro lato e anche qui è presente un portale architravato riservato all'ingresso dei cavalieri nel presbiterio.

La zona della tribuna è aperta da un oculo di dimensioni ridotte inserito tra due pietre di arenaria gialla su cui sono scolpiti i simboli della luna e del sole. L'abside semicircolare è coronata da una cornice concava poggiante su archetti monolitici sostenuti da dodici mensoline scolpite con varie figure tra cui un busto di orante, testine antropomorfe, teste di toro e di ariete e simboli araldici.

Interno

All'interno, la chiesa presenta un'unica navata terminante con un'abside semicircolare di sezione minore. La copertura dell'aula è a volta e tale intervento risale al XVIII secolo ma in origine doveva essere a capriate lignee a vista. Sulle pareti della navata si trovano le stazioni della Via Crucis.

L'ultima parte della navata e l'abside sono occupati dal presbiterio, leggermente rialzato rispetto al resto della chiesa e delimitato da una semplice balaustra composta da un basso muretto in muratura. L'abside presenta un'unica monofora strombata in posizione centrale; si innesta nel muro fondale della navata con un arco a tutto sesto poggiante su due mensole modanate a tondini. Al centro si trova l'altare, in travertino, con alzata lignea arricchita dal tabernacolo e dal crocifisso ligneo scolpito.

Nella chiesa, si trova un pregevole armonium costruito nei primi anni del XX secolo dalla ditta Bozzetta & C[12]. Lo strumento è situato a ridosso della controfacciata ed ha due tastiere e pedaliera radiale.

Bibliografia

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  • Ludovico Antonio Muratori, Antiquitates italicae medii aevi, Milano, Società Palatina, 1738.
  • Giovanni Lami, Sanctae Ecclesiae Florentinae monumenta, Firenze, Tipografia Salutati, 1758.
  • Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico del Granducato di Toscana, Firenze, 1833-1846.
  • Emanuele Repetti, Dizionario corografico-universale dell'Italia sistematicamente suddiviso secondo l'attuale partizione politica d'ogni singolo stato italiano, Milano, Editore Civelli, 1855.
  • Antonio Canestrelli, L'Abbadia a Isola, Siena, in Siena Monumentale, 1908.
  • Michele Cioni, La Valdelsa: guida storico-artistica, Firenze, Lumachi, 1911.
  • Antonio Canestrelli, Campanili medievali nel territorio senese, Siena, in Siena Monumentale, 1915.
  • Mario Salmi, Architettura romanica in Toscana, Milano-Roma, Bestetti&Tumminelli, 1927.
  • Paolo Guicciardini, Antiche strade della Valdelsa, Firenze, Tipografia Classica, 1939.
  • Pietro Guidi, Martino Giusti, Rationes Decimarum Italiae. Tuscia. Le decime degli anni 1295-1304, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1942.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, Chiese romaniche in Valdelsa, Firenze, Salimbeni, 1968.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, Architettura romanica religiosa nel contado fiorentino, Firenze, Salimbeni, 1974.
  • Italo Moretti, Renato Stopani, Italia romanica. La Toscana, Milano, Jaca Book, 1982.
  • Renato Stopani, Storia e cultura della strada in Valdelsa nel medioevo, Poggibonsi, Centro Studi Romei, 1986.
  • Clemente Casini, Repertorio. Ovvero Storia Patria di alcuni fatti e cangiamenti seguiti in Poggibonsi e altrove, Poggibonsi, La Magione dei Templari, 1986.
  • Luciano De Filla, Italo Moretti, Giorgio Merlini, La chiesa di San Giovanni in Jerusalem alla Magione di Poggibonsi, Siena, EPT, 1986.
  • Franco Cardini, Alta Val d'Elsa: una Toscana minore?, Firenze, SCAF, 1988.
  • Renato Stopani, La Via Francigena. Una strada europea nell'Italia del medioevo, Firenze, Le Lettere, 1988.
  • Paolo Cammarosano, Abbadia a Isola. Un monastero toscano nell'età romanica, Castelfiorentino, Società Storica della Val d'Elsa, 1993.
  • AA. VV., Chiese medievali della Valdelsa. I territori della via Francigena tra Siena e San Gimignano, Empoli, Editori dell'Acero, 1996, ISBN 88-86975-08-2.
  • Rosanna Caterina Proto Pisani, Empoli, il Valdarno inferiore e la Valdelsa fiorentina, Milano, Mondadori, 1999, ISBN 88-04-46788-6.

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