Morale

insieme di valori
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La morale è l'insieme dei valori o principi ideali in base ai quali l'individuo e la collettività distinguono il bene dal male, e a cui scelgono liberamente di conformare o meno il proprio comportamento.[1] Tali principi possono rifarsi alle tradizioni di una collettività, oppure originarsi da precetti religiosi, dalla realtà sociale e politica, o dall'organizzazione economica e giuridica storicamente mutevole.[2]

Allegoria della moralità (con ritratto di senatore veneziano) attribuita al Tintoretto, 1585.

Il termine morale (in latino moralis, derivante da mos, moris ossia "costume"), fu coniato da Marco Tullio Cicerone[3] per calco del greco antico ἠθικός (etikòs), derivato di ἦθος (trasl. etos, costume), da cui deriva il termine etica.[4]

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Etica, Kalokagathia, Filosofia pratica e Valore morale.

La morale è stata materia di studio sin dall'antichità, costituendo l'oggetto della disciplina filosofica denominata etica.

Socrate, Platone, Aristotele, Tommaso d'Aquino sono tra coloro che maggiormente svolsero riflessioni sulla morale in relazione a ciò che è giusto o sbagliato, al concetto di virtù, alla libertà e intenzionalità dell'agire umano, e al suo fine ultimo inteso come il raggiungimento della felicità e della realizzazione individuale.[5] Secondo Tommaso, la libertà è condizione di possibilità dell'operare moralmente.[6]

Morale, etica e moralismo

Spesso i termini etica e morale sono usati come sinonimi ma, mentre la morale considera come dati di fatto le norme e i valori, l'etica svolge su di essi una riflessione speculativa, cerca, cioè, di darne una spiegazione razionale.[7]

Un'ulteriore distinzione è propria del concetto di moralismo che implica una varietà di significati tra i quali quelli filosofici per cui i valori morali sono considerati superiori ad ogni altro principio dell'attività umana: com'è, ad esempio, nell'affermato primato della Ragion pratica sull'attività teoretica in Kant o nella filosofia di Fichte denominata "moralismo puro" per intendere che il principio dell'azione è a fondamento e giustificazione di ogni aspetto della vita dell'individuo[8].

Nel senso comune moralismo viene inteso spregiativamente come un ipocrita richiamo ai valori della morale corrente usati con eccessiva intransigenza per una severa condanna dei comportamenti altrui.[9]

Morale laica e religiosa

Lo stesso argomento in dettaglio: Etica § Etica laica ed etica religiosa.

Nell'ambito della morale si suole distinguere la prospettiva laica da quella religiosa.

La morale laica, in senso politico e sociale, rivendica l'autonomia decisionale di un individuo o di un'entità collettiva, rispetto a ogni condizionamento ideologico, morale o religioso proveniente dall'esterno, volendo basarsi sull'indipendenza della ragione da ogni dogmatismo, e quindi valorizzando il dibattito, il confronto, l'apertura, e la libertà delle scelte personali.[10]

La morale religiosa d'altra parte ritiene di fondarsi su un terreno più solido di quello del moralista laico, trovando la legittimazione e l'efficacia delle proprie norme nella loro provenienza da Dio o comunque dalla dimensione del sacro, quale criterio di verità da cui la condotta umana possa ricevere senso e orientamento,[11] che resta tuttavia trascendente e non riducibile a considerazioni razionali mondane.[12]

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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