Nobiltà civica nella Marca pontificia

La Nobiltà civica nella Marca pontificia era costituita dalle famiglie che godevano del monopolio ereditario delle magistrature nei centri urbani liberi, dove era avvenuta la separazione di ceto[1].

Le caratteristiche dei patriziati cittadini

A partire dal XV secolo le élites cittadine della Marca Anconitana si erano venute organizzando secondo i moduli del governo aristocratico, e attraverso il controllo delle funzioni pubbliche e di larghe porzioni della proprietà fondiaria esercitavano un potere dai tratti nettamente oligarchici sui centri urbani e sul loro contado[2].

I patriziati urbani attingevano gran parte della loro forza economica dalla proprietà terriera[3]. Dal catasto di Recanati del 1530 si evince che quasi l'ottanta per cento della proprietà laica, pari a circa la metà dell'intera superficie comunale, era detenuto da sole sessantotto famiglie. Spesso gli stessi nuclei familiari occupavano i vertici delle chiese locali, e mediante l'affitto e l'enfiteusi controllavano indirettamente anche i possedimenti ecclesiastici[4]. A dare poi la misura del carattere spiccatamente oligarchico dei governi basti ricordare che verso fine Settecento su una popolazione totale di Arcevia di oltre ottomila persone solo sedici esercitavano effettivamente il potere[5].

La nobiltà civica era ricognitiva di uno status familiare preesistente da generazioni[6], e maturò nei Comuni a partire dal XVI secolo contemporaneamente al progressivo accentramento amministrativo dello Stato Pontificio. Le piccole patrie comunali avocarono a sé il diritto di identificare le famiglie di reggimento, punto di contatto e di mediazione tra i territori e l'amministrazione pontificia, attraverso il fenomeno della separazione di ceto e il riconoscimento dell'esercizio ereditario delle massime magistrature cittadine[7].

Il carattere dell'aristocrazia cittadina riecheggia nelle parole orgogliose di Francesco Brunamonti, esponente nella seconda metà del Settecento di una famiglia del primo ordine di reggimento di Roccacontrada, oggi Arcevia[8]:

«Il più chiaro indizio della stima che ha la nostra patria sempre avuta di sè stessa, è quella distinzione, che da altre, benchè oneste e benestanti famiglie, ha voluto che abbiano alcune sole e scelte; alle quali, finchè durano, concede privativamente rispetto a tutte l'altre, il Confalone della Giustizia. ... E questa è quella vera legal segregazione, che unita alla giurisdizione è il fondamento della nobiltà. ...(nei centri urbani dove questonon avviene) si vede nei pubblici rappresentanti quella uguaglianza, che esclude ogni specie di nobiltà, perchè non dà veruna distinzionepubblica a verun numero di famiglie, onde si conoscano per non simili ed uguali a tutte l'altre, ma segregate e maggiori.»

La classificazione delle Città e delle Terre

I centri urbani della Marca erano composti da città e da Terre. Terra era il termine tecnico-giuridico con cui, dal tardo Duecento, gli apparati amministrativi periferici dello Stato della Chiesa indicavano nella documentazione quei centri che non godevano del titolo di civitas[9], dal momento che non erano sedi episcopali, ma che per i loro attributi istituzionali, per la vivacità economica e sociale, per l’articolazione della vita religiosa, a volte anche per le dimensioni, si definivano alla stregua di città[10].

La nobiltà fiorì, oltre che nelle ventidue città della Marca, anche in un numero comparabile di Terre indipendenti dove "la nobiltà minore deteneva altrettanta forza così da comprimere e ridurre a porzioni modestissime il peso e lo spazio degli altri ceti urbani"[11].

I centri urbani erano infatti distinti secondo le prerogative politico-amministrative e giurisdizionali di cui godevano. La loro prima classificazione sistematica si ebbe per motivi meramente fiscali con le Costituzioni Egidiane, che il Cardinale Egidio Albornoz promulgò a Fano nel 1357[12], e con la successiva Descriptio Marchiae Anconitanae (1362-1367)[13][14]. Essi furono suddivisi in due grandi classi: immediate subiecti, ovvero alle dirette dipendenze della Camera Apostolica, organo che amministrava il patrimonio dello Stato pontificio, e mediate subiecti, ovvero dipendenti da un altro centro abitato o da un potentato, come un signore locale. Fra i secondi, che erano perlopiù ville e castra[15], figuravano anche le Terre che erano subordinate a una città, come Camerano, che dipendeva da Ancona. Erano invece centri immediate subiecti, oltre a tutte le città, le Terre indipendenti, dove il carattere di dominio diretto esercitato dall'amministrazione papale restava spesso un dato formale e il governo locale era in realtà saldamente posto sotto la giurisdizione cittadina[16].

I moduli di governo aristocratico potevano appunto svilupparsi solamente - oltre che nelle città, ovviamente - nelle Terre rimaste indipendenti, cioè immediate subiectae[17], poiché solo queste garantivano alla comunità poteri sovrani di tipo politico-amministrativo e giudiziario, che nel tempo divennero esclusivo appannaggio della locale nobiltà[18], implicanti anche il governo e la giurisdizione sulle comunità del contado[19].

Origine e sviluppo della nobiltà civica

All’indomani della pace di Cateau-Cambrésis (1559) nello Stato della Chiesa si consolidò una architettura di governo nella quale il Papa, principe naturale, lasciava un ampio margine di autonomia alle oligarchie urbane a discapito dei regimi signorili e della feudalità, marginalizzati dai pontefici nel corso del secolo precedente[20]. Lo Stato Pontificio, pur conoscendo un rilevante processo di accentramento amministrativo, venne quindi a configurarsi come una diarchia tra un apparato clericale centrale e un diffuso patriziato nei territori periferici.

Tale evoluzione fu particolarmente evidente nella Marca, caratterizzata fin da tempi antichi da una fitta trama di nuclei urbani[21] con un ricco e glorioso passato di autogoverno, secondo una modalità che la storiografia ha definito pattizia[22]. Gli uffici pubblici delle città e dei centri minori[23] erano frequentemente monopolizzati da famiglie legate alla curia romana da vincoli di subordinazione ma quasi sempre individuate dalle stesse élites comunali attraverso chiusure di ceto e autonome decisioni di aggregazione[24]. Solo raramente il processo di aristocratizzazione del governo locale fu gestito direttamente dai rappresentanti pontifici, dando luogo a una estrema frammentazione politico-territoriale.

Il potere centrale non si limitò a trovare un equilibrio con quello periferico ma vi si alleò esplicitamente vedendo in questo il fondamento della pace, dell'ordine sociale e un sicuro strumento di governo fiscale. Una identificazione di interessi a cui non era estranea la comune origine sociale delle gerarchie e del personale dello stato, da un lato, e dei ceti dirigenti periferici, dall'altro[25]. Dalla fine del Seicento in poi, infatti, la provenienza dei pontefici, che nei secoli precedenti aveva visto l'alternarsi della grande aristocrazia italiana soprattutto centro-settentrionale, si restrinse allo Stato Pontificio, da Clemente XI Albani e Innocenzo XIII Conti, attraverso una lunga serie di papi romagnoli e marchigiani fino a Pio IX Mastai-Ferretti[26].

Si inaugurò in tal modo un regime patriziale basato sulla stratificazione sociale e scandito dalla gerarchia urbana. Il monopolio delle magistrature - Consigli, priorato, gonfalonierato - implicava l'esercizio in via ereditaria del potere legislativo, esecutivo e giudiziario di primo grado, il cosiddetto mero et mixto imperio codificato negli Statuti comunali, e il riconoscimento della nobiltà per la famiglia secondo un indirizzo che si andò sempre meglio delineando a partire dal XVI secolo.

Secondo lo Squarti Perla[27], "l’immissione al ceto della Nobiltà, non solo marchigiana, era considerata non come attributiva di una nobiltà già preesistente ma ricognitiva di essa. Il Patriziato e la Nobiltà era inoltre trasmissibile di padre in figlio, di generazione in generazione nei membri della stessa famiglia ed era, ed è sempre stata, considerata nobiltà generosa, dipendente cioè dal genus, dalla stirpe"[28].

Le oligarchie urbane della Marca arrivarono a sopravanzare per decoro, prestigio, cultura e potenza le famiglie meno ricche di origine feudale[29], adottandone gli stili di vita[30]. Esse mantennero fino all'Unità d'Italia la loro preminenza economica, che venne meno soltanto nella seconda metà dell'Ottocento quando l'abolizione dei fedecommessi, dei patronati, e dei benefici laicali determinarono il frazionamento dei patrimoni. Fatto tanto più significativo in quanto fin dalle Campagne d'Italia del 1797 i patriziati cittadini erano stati privati del loro potere essenziale, l'egemonia politica, che non avrebbero riacquistato neanche dopo la Restaurazione[31].

Diffusione della mezzadria e rafforzamento delle oligarchie urbane

Alla vocazione agricola delle Marche la storiografia ha ricollegato gran parte delle dinamiche politiche, istituzionali, ed economiche sperimentate dalle forze aggreganti urbane[32]. L'analisi della struttura fondiaria riveste quindi un ruolo centrale per intendere l'evoluzione delle forme del potere locale[33].

A partire dal Duecento nella Marca anconitana la proprietà fondiaria venne progressivamente strutturandosi attraverso l'appoderamento e la mezzadria. Tra il Duecento e il Quattrocento si diffusero unità fondiarie compatte, dimensionate a una conduzione di tipo familiare e dotate di casa colonica e di varie infrastrutture agricole, in locazione commerciale di breve durata con contratti per lo più scritti e molto dettagliati. I patti prevedevano la divisione a metà dei principali prodotti agricoli e d’allevamento e la compartecipazione di padrone e mezzadro alle spese d’esercizio e ai capitali necessari all’azienda rurale. A metà del Trecento la fase di drammatico spopolamento causata dalla Peste Nera favorì l'estendersi della proprietà cittadina a discapito del medio e piccolo possesso contadino. Per le Marche è documentata una forte espansione quattrocentesca della mezzadria, nel quadro di un potente movimento di ricolonizzazione agricola successivo a un’ondata trecentesca di abbandoni su vasta scala[34].

L'espansione della proprietà urbana diede vita a rapporti di tipo clientelare che avvolgeranno il mezzadro in forme di dipendenza sempre più accentuate[35]. Alla autorità sul contado esercitata in qualità di proprietari, i nobili possidenti univano quella derivata dall'essere ufficiali del governo comunale per giustizia, amministrazione e difesa, gestori dell'annona e dei Monti Frumentari, responsabili della ripartizione dei carichi fiscali e amministratori dei Monti di Pietà[36], finanziatori dei principali istituti di assistenza e rappresentanti dei vertici di chiese e conventi, nonché detentori di amplissimi poteri informali e infragiudiziari[37].

Il sistema mezzadrile e il monopolio aristocratico del potere, inseriti nel più ampio quadro dell'assolutismo papale, garantirono un lungo periodo di stabilità, ma anche di stasi sociale[38], da cui il mondo rurale cominciò ad emergere solo alle soglie del XX secolo[39].

Nobiltà civica e formazione degli Stati regionali

La relazione tra nobiltà civica e titolata è emblematica del processo di formazione degli Stati regionali. I patriziati urbani incarnavano il tenace particolarismo di origine medievale di oligarchie strettamente ancorate alle loro patrie cittadine, che dirigevano e da cui derivavano nobiltà e privilegi. Era quindi naturale che la marcata frammentazione del potere implicita nell'autonomia comunale entrasse in conflitto con gli emergenti Stati regionali, di ispirazione monarchica e assolutista, che vollero assicurarsi il pieno controllo sulle dinamiche di cooptazione e di nobilitazione[40].

Esemplare in tal senso è la vicenda del Granducato di Toscana nel passaggio dai Medici agli Asburgo-Lorena. Anche nel Granducato di Toscana l’aristocrazia urbana deteneva rilevanti prerogative di governo locale, che la dinastia lorenese intese fortemente limitare[41]. Principale strumento di questo disegno fu la «Legge per il regolamento della nobiltà e la cittadinanza», promulgata da Francesco Stefano di Lorena nel 1750, che impose a tutti i rappresentanti delle oligarchie locali che desiderassero istituzionalizzare il proprio status privilegiato di sottoporsi a un esame teso ad accertare la legittima appartenenza al ceto nobiliare[42]. In tal modo la nobiltà civica era formalmente equiparata a quella titolata, la cui legittimità era sempre derivata da concessione sovrana, e vedeva venir meno quell'autonomia che riuscì invece a preservare nello Stato Pontificio fino all'instaurazione del Regno d'Italia napoleonico.

Con la Restaurazione anche lo Stato Pontificio accolse le istanze uniformatrici e di centralizzazione dell'esperienza giacobina e napoleonica, abolì gli Statuti comunali sottraendo i contadi alla secolare subordinazione alle città, e aprì cautamente i Consigli civici alla partecipazione dei ceti non nobili[25]. In seguito molti Comuni delle Terre non vennero elevati a rango di città e rimasero perciò esclusi dal novero dei centri urbani aventi ufficialmente nobiltà per effetto della riforma dell’amministrazione contenuta nel Motu proprio di Papa Leone XII del 1827[43]. Nel Regno d'Italia per detti comuni la Regia Consulta Araldica, basandosi sugli elenchi compilati dallo Stato Pontificio in epoca di Restaurazione, non riconobbe né il titolo di Patrizio né quello di Nobile[44].

Il giudizio degli storici

Il reggimento oligarchico dei Comuni - di cui la Marca fu un esempio eminente - è stato ritenuto dagli storici un elemento caratterizzante della società italiana in epoca moderna, destinato ad avere importanti ripercussioni sull'identità della classe dirigente che avrebbe condotto l'Italia all'unificazione.

Fondamentale è stato riconoscere le radici storiche profonde dell'antagonismo di classe che portò all'affermazione dei nuovi ceti dirigenti. Questi emersero vittoriosi dalle secolari lotte di fazione tra cives e i rappresentanti popolari di arti e mestieri[45], che vennero infine completamente estromessi dal potere. Una dinamica che evidenzia la lunga gestazione delle oligarchie in seno ai Comuni e la natura essenzialmente ricognitiva della nobiltà civica, che rifletteva una preminenza sociale delle casate di lungo periodo[46].

A partire dal XVI secolo l'affermazione aristocratica impresse alla vita sociale una forma gerarchica, persino a livello paesaggistico con la diffusione della villa all'italiana, che assunse per i patriziati cittadini il significato che il castello aveva avuto per la feudalità[47]. Si instaurò un regime di dipendenza dalle famiglie potenti cui dovettero sottostare, oltre al contado, la quasi totalità delle classi urbane artigiane e commercianti, reintroducendo un sistema di clientele che era stato caratteristico della società feudale, e che la prima epoca dei Comuni sembrava aver eliminato con l'instaurazione di una società più mobile e aperta[48].

L'alto grado di integrazione sociale che venne a stabilirsi mise fine alle lacerazioni e ai contrasti che avevano caratterizzato l'epoca comunale, al costo di un assetto sostanzialmente paternalistico e autoritario[48], anche se le piccole patrie aristocratiche conservarono per le epoche successive il gusto della legalità, del confronto politico largo e dell'uguaglianza (entro il ceto)[49].

"La grande affermazione storica delle classi che diedero vita alla civiltà comunale e ai suoi sviluppi rinascimentali appare, così, inseparabile dalla prosecuzione di fatto di una condizione politica - il particolarismo - che era stata una caratteristica del mondo medievale"[48], con conseguenze che incideranno sulle capacità di sopravvivenza dei principati prima, e sul processo di unificazione italiano in seguito[50].

Le casate nelle Città della Marca Anconitana

Ancona[51]

Accialini -Agli -Albrici -Alessandri -Altobelli -Amboni -Amoni -Angeli -Antiqui/Antichi/Antici (col ramo Antici Mattei di Giove) -Aqueri -Aquila -Arcangeli -Armenticci -Balestrieri -Bartoli (Bertola?) -Bartulucci/Bartolucci -Baruti -Benincasa -Berardini -Bernabei -Bernardini -Betti -Bianchi -Binolfi -Boccaleoni -Boccamajori -Bompedoni-Zanni/Ziani -Bompiani -Bonandrini -Bonanni -Bonarelli (coi rami Bonarelli della Colonna e Bonarelli della Rovere) -Bonda-Giorgi -Bonfiglioli -Bongrani -Borbone -Bosdari -Brancaleoni -Brandolini -Brinci -Brizi -Buceleni/Buccelleni -Buscaratti -Camerata[20] -Cadolini -Camaianj -Capistrelli -Capoleoni, estinti nei Bussolari -Carboni -Carli -Carlino -Carrali -Cartolari -Casalini -Cavalli -Ceci -Cugni -Damiani -Diani -Fanelli (col ramo Fanelli-Tommasi) -Fatati/Fattati -Fazioli, originari di S. Vittoria in Matenano -Ferdini -Ferducci -Ferrantini -Ferrari -Ferretti (entrambi i rami) -Fiorini -Fulgentini -Gabrielli -Galli -Garucioli/Garrucioli -Gentili -Giacchelli -Giamagli -Giorgi-Bonda -Giovanelli/Giovannelli -Giraud -Gozolini -Graziani -Grazioli -Griffoni/Grifoni -Grimaldi -Gualterucci -Invitti -Iparchi -Leoni -Lucini -Ludovici -Lunari -Magi -Mainardi -Majù -Malacari -Mancini -Manfredi -Manzoni -Marcellini -Marchetti -Marganetti -Marinozzi -Mascioli -Masseri? -Mazzei -Migliorati -Monaci -Monte (del) -Monteferri -Montefani -Mugnadini -Muti -Nappi, forse estinti nei Carsuggiani -Nembrini (con ramo Nembrini-Gonzaga) -Orbeveteri -Ortoni -Palunci -Papis -Passeri -Pavesi -Pelago -Pera -Pichi di Borgo San Sepolcro (col ramo Pichi-Mei) -Pilestri -Pironi -Pizzocari -Pizzoni -Polidori -Polzoni -Querenghi -Racani -Reggi -Reppi -Righi -Rinaldini (col ramo Rinaldini-Tancredi) -Roscioli -Rossi -Ruffini -Sacchi -Saracini -Scacchi -Scalamonti -Scottivoli -Senati -Senili -Soranze (?) -Stocchetti -Stracca -Sturani -Tancredi -Tarelli -Tellini -Todini -Tomasi/Tommasi -Toriglioni/Torriglioni (col ramo Toriglioni de Passen) -Torresi -Trinchieri -Trionfi (col ramo Trionfi-Honorati) -Troili -Valentini -Vandergoes -Vecchioni -Venerj -Vincenzi -Vitali -Zanola -Zanni-Ziani-Bompedoni

Cingoli[52]

Bartoli -Bellaspiga -Benvenuti -Bernardi -Bertucci -Blancatelli -Boccacci -Bruni -Calvelli -Catani -Cavallini[21] -Ciamberlini -Cima[22][23] -Cima delle Stelle -Clavoni -Conti[24] -Cristiani -Eustachi -Falcetta -Fauni -Franceschini -Gallo -Gentiloni -Giulioni -Giustiniani -Graziosi -Leoncini -Lipponi -Longhi -Maria -Mattarelli -Mazzavelli -Mazzini -Muccetta -Onori -Perfetti -Pergoli[25] -Pinelli -Raffaelli[26] -Roccabella -Rocchetta -Romani -Sacchetti -Sanzi -Severini -Silvestri[27] -Simonetti[28][29] -Vannuzzi -Venanzi -Vici

Corinaldo[53][54]

Amati - Boscarini - Brunori (poi Brunori Querenghi) - Cesarini (poi Cesarini Duranti) - Ciani - Cimarelli - Gaetani - Gentili - Gioacchini - Marrovelli - Mattei - Mazzoleni - Orlandi - Ottaviani - Paris - Perozzi - Ridolfi - Roberti - Rossi - Sandreani - Sanzi - Sforza - Tesei - Torres - Vencenzi/Vincenzi

Fabriano[55]

Acciacca -Adami -Agostini -Alberti -Allegretti -Aloisi -Altini -Ambrosi -Angeletti -Apolloni -Arpi -Attidi -Attoni, feudali -Aymelda -Baldassini -Baldelli -Baldini -Balducci - Barberini -Barboni -Bargagnati - Baroni -Bartoli -Bartolo -Bastari -Battaglioni -Becchetti -Bellari -Benigni -Benvieni -Bianchi -Bigonzetti -Bizzocchi -Bonagura -Bontempi -Bosi -Braccini -Brasca -Broglio -Brunamonti -Brunetti -Bufera -Bugatti-Burzacchi -Buti -Caldori -Campana -Campioni -Capannaroli -Cappelletti -Carlucci -Castrica -Cave -Censi -Censori -Cerbelli -Cerilli -Chiavelli -Chiavellini -Ciappi -Cicchetti -Cinotti -Clari -Colini -Corradi -Corradini -De Vecchi -Del Grillo -Del Marro -Del Serchio -Della Genga, feudali -Della Porta -Della Torre -Dell'Uomo -Domizi -Donati -Ercolani -Fabbri -Farnese -Farratoni -Fattorelli -Favarelli -Favorini -Ferrata -Ferretti -Fidismidi -Fiorini -Flori -Fornari -Galli -Gennarini -Gentilini -Giampé -Giannini -Gilii -Gionantoni -Gionta -Giovani -Gobbetti -Graziosi -Guarini -Guerrieri -Guglielmi -Guzzolini -Isaia -Latini -Lenci -Licini -Lori -Lucatelli -Maffoli -Malatesta -Malvaioli -Mammoletti -Manari -Mancini -Mannelli -Manni -Marcellini -Marchetti -Mariani -Marini -Maruti -Maurizi -Mentenni -Mercurelli -Merli -Mezzanotte -Miliani -Mirabucci -Mondati -Montani -Morelli -Morichi -Moroncelli -Moscardelli -Moscatelli -Mostarda -Muccioli -Nepis -Olibani -Onesti -Orlandi -Ottoni -Paci -Paganelli -Palamidessi -Pallotta -Patrizi -Pedonei -Pellacchia -Pellegrini Quarantotti -Periberti -Peroli -Perozzi -Perucci -Petrollini -Pettoni -Piccinini -Pico -Possenti -Quirini -Rabatta -Raccamadoro Ramelli -Raffaelli -Ramelli -Razzanti -Refrigerati -Righi -Rinaldini -Romalduzzi -Ronca -Roncalli -Benedetti -Rosei -Rosi -Rossetti -Sabbatini -Santachiara -Santacroce -Santi -Sanucci -Saraceni - Sassi -Savini -Scacchi -Scarsellati -Semprebene -Serafini -Severini -Silvani -Simoncelli -Sinibaldi -Sordini -Stelluti Scala -Stufa -Taramanni - Teccosi -Tempestini -Tinti -Toccacieli -Toni -Torsello -Turco -Ungarini -Vallemani -Vecchi -Venanzi -Venimbeni -Venturini -Zobicco -Zonghi Lotti -Zuccari

Fano[56]

Agolanti -Alavolini - Alessandrini - Amiani - Angelici - Arnolfi -Avveduti -Bambini-Borgogelli - Barocci - Bartolelli - Bellocchi - Berardi - Bettera - Bettoli alias Della Fiorentina - Biancolini - Biccardi -Billiotti - Boccacci - Boglioni - Bonaccorsi - Borgarucci - Borgogelli - Borgognini - Bracci - Brichinelli - Brizi - Brunetti -Canossa - Cantarini - Carrara - Castracane - Castracane di Cagli - Cigni - Ciucci - Clementi - Corbelli - Costanzi - Cuppis (De) -Danielli - Della Fiorentina o Bettoli -Del Prete o Presbiteri - Dionigi - Diotallevi - Duranti - Durantini - Duti -Evangelisti -Fabri -Ferri - Firmani - Flavi-Costanzi - Floridi - Forestieri - Francescucci -Gabrielli - Gabuccini - Galassi - Galletti - Gambetelli - Gasparoli - Gianetti o Zanetti - Giangolini - Giorgi - Giorgi d'Orciano - Gisberti - Graziani - Gualteruzzi - Guarini -Lanci - Leonardi - Leonelli -Marcelli - Marcolini - Martinenghi-Colleoni - Martinozzi - Michelucci - Millioni - Montevecchio -Negusanti - Nicolini - Nolfi -Oddi -Palazzi di Fano e Palazzi di Brescia - Paleotti - Panezi - Pazzi (De) - Passeri - Peruzzi - Petrucci - Pichi - Pili - Podaliri - Poliardi - Priori -Righi - Rinalducci di Rimini - Rinalducci di Fano - Roncoli - Rusticucci -Sabbatini - Salvolini - Saraceni - Scacchi - Severi - Sigisberti - Simonetti di Fano - Simonetti di Jesi - Soldati - Sperandio - Speranza - Stamegna - Stati -Tomani - Tommasini di S. Costanzo - Tommasini di Fano - Tonsi (De) - Torelli -Ubaldi - Uffreducci -Vignattoli - Vincenzi - Vita -Zagarelli

Fermo[57]

Adami -Altocomandi -Ambrosij - Arbustini - Azzolini - Barabucci - Bartolotti - Bartacchini -Bevilacqua - Briscia - Brancadori - Calabri - Caluci - Careli - Cecichi - Cordella - Corsi - Costantini - Doria - Facci - Falconi - Ferranti - Gigliucci - Grassi - Grisostomi - Guerrieri - Helij - Luccili -Mancini - Martelli - Matteucci - Montani - Monti Mori -Morichi - Mortoni - Nobili - Olivieri - Orlandi - Paccaroni - Pacini - Palmieri - Pernessi - Piergiovanni - Potti - Rainaldi - Ricciardi - Riccamadori - Ricci - Rosati - Ruffi - Sabbini - Sanguigni - Santoni - Sauini - Scatoni - Sciaura - Semmbronij - Spaccasassi - Spinucci - Tassoni - Tornaboni - Vigoritij -Victorij

Jesi[58]

Baldassini -Benigni -Bonacci -Campagnoli -Colini -Colocci[30] -Familume -Ferranti -Fiordemonti -Fossa -Franceschini -Franciolini -Gherardi -Ghislieri -Greppi -Grizi -Guglielmi -Honorati -Leopardi -Magagnini -Marcelli -Misturi -Mosconi -Pianetti -Ricci -Ripanti -Salvoni -Tosi -Ubaldini

Macerata[59]

Accoretti -Adriani - Alaleona - Alaolini -Amici - Angelucci (XIV) - Asclepi -Aurispa -Balleoni (XVIII) -Bandini -Barvicchi (XVIII) -Bernabò - Boccaleoni - Bongrazi (XVIII) -Bonifazi (XVIII) -Borrocci (XIV) -Bracconi (XIV) - Buonaccorsi -Burgi - Capotosti (XVIII) -Carboni, feudali - Carradori -Cassini - Censio (XVIII) - Centi - Ciccolini (XIV) -Ciccolini-Silenzi -Ciminelli - Cinelli (XIV) - Cittadani - Civalli - Clarignani -Claudiani (XIV) - Collaterale (XVIII) -Compagnoni, feudali - Compagnoni-Burgi -Compagnoni-Marefoschi -Compagnoni-Floriani -Consalvi (XVIII) -Conventati -Costa - Daganelli - De Geronimis (XIV) - De Vico -De Vico-Ubaldini -Ercolani -Fedeli (XIV) - Ferri (XIV) -Filippucci -Firmani - Flaviani (XVIII) -Floriani - Frontoni (XIV) - Gabuzi - Galeotti -Gasparrini (XIV) - Gizzi - Gnudi -Graziani - Gregoretti (XVIII) -Ilari (XVIII) -Illuminati (XVIII) -Jozzi (XVIII) -Lauri -Lazzarini -Mancinelli (XIV) - Marchegiani - Marchetti - Marefoschi -Mareotti (XVIII) -Massi - Morichi (XVIII) -Mornatti (XVIII) -Mozzi - Nardi - Narducci -Narducci-Boccaccio -Nelli (XVIII) - Pallotta (XVIII) -Palmucci (XIV) - Palmucci de' Pellicani -Panici (XIV) -Pavoni (XVIII) -Pellicani - Pistaferri - Ranaldi (XVIII) -Ranaldi-Gregoriani -Ranucci -Razzanti -Regi -Ricci[31] - Ridolfi - Ridolfini - Romani -Rosati - Rossini (XVIII) -Rotelli - Ruggeri - Santij - Silvani -Silvestri -Spagni - Spinucci -Terribili (XVIII) -Tomassini (XVI)[60] -Tomassini Barbarossa (ramo del precedente reintegrato nel 1848)[60] -Torre Magno (de) -Tosti - Troili - Ugolini -Ulissi (XIV) - Virginii - Viscardi -Zamboni (XVIII)

Recanati[61]

Alberici (XIV)[32] - Alemanni (XIII), cavalieri di Malta 1574 - Angelita (XV), conti palatini imperiali 1468 -Antici (XII), conti di Castel San Pietro 1249, conti palatini imperiali 1269, cavalieri di Santo Stefano 1585, cavalieri di Malta 1611, marchesi 1637, principi -Ballatroni (XV) -Ballucci (XV)-Barlocci (XV) -Bencioli poi Pucci (XV) -Benvenuti-Angelelli (XIV) -Bonamici (XV) -Bongiovanni (XIII) -Bosoni (XV) -Botani (XV) -Bracci (XV) -Bramanti (XV) -Brancaleoni (XV) -Buratti (XVI), ordine di San Maurizio e Lazzaro sec. XVI -Calcagni (XIV), cavalieri di Malta 1711 -Calcioni (XV) -Cambi (XVII) -Capitosti (XV) -Carboni-Butoli (XV) -Carboni (XVI) -Ceccoli (XVI) -Ciattoni (XV) -Cima (XVII) -Colombella (XV), cavalieri di Santo Stefano 1630 -Condulmari (XIII), cavalieri di Santo Stefano 1569 -Gonfalonieri (XIII), cavalieri di Malta 1496, cavalieri di Santo Stefano 1573 -Corraducci poi Mazzagalli (XIV), conti sec. XVII -Costantini (di Andreuccio) (XIV) -Costantini (della Penna) (XV) -Costantini (delle Sonaglie) (XIII), cavalieri di San Maurizio nel 1567 -Cruciani (XIII), cavalieri di Santo Stefano 1599 -Flamini, cavalieri di Santo Stefano 1607 -Gherarducci (XIV), cavalieri di Santo Stefano 1600 -Giardini (XVI), conti palatini 1518, cavalieri di Santo Stefano 1564 -Gigli (XIV) -Giorgi (XVI) -Giunta (XV) -Jacobelli (XVII) -Jacometti (XV) -Lazzari (XV) -Leopardi (XIII), cavalieri di Malta 1565, conti di San Leopardo 1726 -Lepretti (XV) -Lizzonetti (XV) -Lucidi (XV) -Lunari (XIV), cavalieri di Malta -Masi (XIV), cavalieri di Santo Stefano 1630 -Masini-ConsoIi (XIV) -Massi (XV) -Massioni (XV) -Massucci (XIII), cavalieri di Malta 1575, cavalieri di Santo Stefano 1604 -Mazzaferro (XV) -Mazzoni (XV) -Melchiorri (XIV), cavalieri di Malta 1573, marchesi -Meoli (XIV), cavalieri di Santo Stefano 1709 -Monaldi (XIV) -Moroni (XVI) -Pastrovicchi (XVI), cavalieri di San Michele 1622 -Percivalli (XIII), cavalieri di San Maurizio e San Lazzaro -Perozzi (XVII), cavalieri di Santo Stefano nel sec. XVII -Piercicarelli (XV) -Pierviti poi Pazzaglia (XV) -Polini (XIV) -Politi (XII), conti palatini imperiali 1249 con predicato di Nussignano -Pronti (XIV) -Pucci (di Firenze) (XV) -Riccabella (già Servanni?) (XVI) -Roberti (XIV) -Rogati (XV) -Ruffini (XV) -Ruggeri (XVI) -Sanguigni (XIV) -Servanni (XIV) -Soffia (XV) -Squarcia (XV) -Stabili (XVI) -Tomassini (XVII)[60] -Trebbiani (XV) -Venieri (XIII) -Verzelli (XVII) -Vignati (XV) -Vitali (XVI) -Vulpiani (XIII) -Zenobi (XVII)

Le casate nelle Terre della Marca Anconitana

Di seguito sono elencate le casate ascritte alla nobiltà di ventiquattro Terre della Marca pontificia di antico regime, identificate dallo storico Bandino Giacomo Zenobi[11]. Egli mostra attraverso l'esame della legislazione statutaria che in quei nuclei urbani era avvenuta la separazione di ceto, e grazie a una ricerca condotta su fonti archivistiche settecentesche («bussoli», «estrazioni», «consigli») identifica i 365 lignaggi[62] che parteciparono in maniera ereditaria al loro reggimento. Accanto a ciascun cognome tra parentesi è indicata l'epoca a cui è possibile far risalire il casato[63].

Giova precisare che Zenobi, per redigere il suo elenco, ha analizzato solo piccole porzioni temporali dei registri dei bussoli e dei Consigli ed afferenti principalmente al secolo XVIII. Ciò ha portato alla conseguente esclusione delle famiglie ascritte ai reggimenti delle Terre sia prima delle date da lui considerate, sia dopo, ovvero durante le varie restaurazioni del Governo Pontificio avvenute prima della grande riforma amministrativa del 1816[64][65].

Va inoltre ricordato che nelle Terre - specialmente dopo la metà del secolo XVIII - avvenivano aggregazioni nel cosiddetto "Bussolo degli Onorari". In questo bussolo figuravano famiglie non residenti localmente e che non erano chiamate a partecipare direttamente alla vita politico-amministrativa, ma che all'occorrenza potevano esserlo: l'esempio più classico consisteva nell'utilizzo degli Onorari per rimpiazzare le estinzioni delle stirpi locali di reggimento, evitando quindi aggregazioni dagli altri ceti sociali. Anche queste famiglie - per ovvi motivi - spesso non figurano nell'elenco redatto da Zenobi[65].

Un fulgido esempio di quante casate non figurino negli elenchi di Zenobi per questioni puramente metodologiche lo fornisce Marco Moroni, il quale ha enumerato tutte le schiatte di reggimento di Castelfidardo suddivise per secolo di aggregazione, per un totale di ben 84 famiglie, rispetto alle appena 24 individuate da Zenobi[66].

Amandola[67]

Benattendi (XVI), nobili di Cingoli 1799 - Bongrazi (XVI) - Calza (XVI) - Ciccarelli (XVIII) - Farina (XVI) - Gallo (XIV)[33], nobili di San Severino, conti 1804 - Guglielmi (XVIII) - Lucidi (XVIII) - Manardi (XV), aggregati anche a Montefortino - Muziani (XVII) - Pascucci già Righi (XIII), feudali, nobili 1690 - Passeri (XVI) - Plebani (XVI), conti fine sec. XVIII - Pochini (XVIII) - Ricci-Spadoni (XVII) - Ronconi (XVI) - Rossi (de') (XVII) - Treggiali (XVI) - Vermigli (XVII), nobili di Cingoli 1788 - Zucchi (XVII)

Apiro

Boncambi (XVIII) -Canonici (XVI) -Conti (XVIII) -Fedeli (XVII), nobili di Macerata -Madagnini (XVII) -Mariotti (XVIII) -Pelagalli (XVIII) -Perucci (XVI) -Scoccianti (XV) [34] -Turchi (XVIII) -Ventroni (XVII)

Castelfidardo[68][69]

Bartolini (XVIII) -Bertoni (XVIII) -Carelli (XVIII) -Ciccolini (XV), originari di Macerata, patrizi maceratesi, nobili romani 1574, marchesi 1666 -Federici (XVIII) -Filippi (XVIII) -Fiorani (XVIII) -Gentilucci (XIII), originari di Montecassiano, ove erano aggregati, nobili di Recanati, conti 1667, estinti nei Mei di Ancona sec. XIX -Ghirardelli (XV), nobili di Cingoli 1787 -Leopardi (XIII), nobili di Recanati, conti di San Leopoldo 1726, aggregati 1793 -Lepretti (XVIII), nobili di Recanati 1795 -Massimi (XVI) -Massucci (XVI), nobili di Osimo -Quarantotti-Pignocchi (XVIII), marchesi, nobili romani -Ranaldi (XVIII) -Riccardini (XV), nobili di San Severino 1795 -Sabbatini (XVIII) -Sciarra (XVIII)[70], nobili di Numana 1775 -Silva (XVI), nobili di Ancona 1750, nobili di Osimo, aggregati sec XVIII -Tassetti (XVIII) -Tomassini (XV)[71], nobili di Macerata e Recanati -Uguccioni (XVIII) -Vigentini (XVIII) -Zani (XVIII)

Castignano

Angelini (XVIII) -Brunamontini (XVI) -Carlini (XVI), nobili di Montalto 1730 -Gasparrini (XVII) -Gelosi (XV), nobili di Montalto 1711 -Ianni (XVIII) -Marinucci (XVI) -Pignotti (XVI) -Recchi (XV), nobili di Ferrara, nobili di Montalto 1747, conti palatini del S.R.I. -Siliquini (poi De Carolis) (XIV) -Tanzi (XV)

Montecassiano

Antimi (XVII) -Antolini (XV), nobili di Macerata 1441, nobili di Montalto 1650, nobili di Cingoli 1788, nobili di Ostra -Buratti (XIII), ordine di San Maurizio e Lazzaro sec. XVI, nobili di Recanati 1567, reintegrati 1735, nobili di Cingoli 1744 -Capponi (XVI), ordine di ...1602 -Cesaretti (XVII) -Compagnucci (XV) -Dionisi (XIII), nobili di Treia, nobili di Montalto 1715 -Ferri (XII)[35], feudali, eredi di un ramo Buratti e aggregati 1689, patrizi maceratesi 1724, marchesi sec. XIX -Filippo (XVIII) -Gaspari (XVII) -Gentilucci -Giannucci (XVIII) -Mancini (XVII) -Mariotti (XVII) -Orsini (XVII), originari di Apiro, aggregati 1645-40 -Pochini (XVII) -Quattrini (XV) -Salvucci (XVII) -Scaramuccia (XV) -Schinetti (XVII) -Tosi (XVI) -Tulli (XVII)

Monte Fano, oggi Montefano

Alessandrini (XVIII) -Balleani (XVIII) -Carradori (XIV) [36], patrizi maceratesi, nobili di Ancona, nobili di Recanati, conti 1728 -Consalvi (XVI), patrizi maceratesi 1776, marchesi -Consoli (XVIII), nobili di Osimo -Panici (XIV), patrizi maceratesi, conti -Perugini (XVIII) -Volponi (XVIII), nobili di Osimo

Montefortino

Andreozzi (XVII) -De Cesaris (XVIII) -Geminiani (XVII) -Giuliani (XVII) -Gualtieri (XVIII) -Lamponi (cfr Monterubbiano) -Leopardi [37](cfr. San Ginesio) -Manardi (cfr. Amandola) -Pomponi (XVIII) -Spagnoli (XVIII) -Sparretti (XVII)

Montegiorgio

Agliati (XVI) -Alaleona (XIV), feudali, nobili romani, patrizi maceratesi -Allevi (XIV) -Boncori (XIII) -Calisti (XVI) -Ercolani (XVII) -Gallucci (XVI), ordine di Santo Stefano -Isopi (XV) -Latini (XV) -Natali (XVI) -Passari (XIII), nobili romani, patrizi di Fermo e di Foligno, marchesi di Fontebella -Patti (XVII) -Pellei (XVI), ordine di Cristo 1651, nobili di Montalto 1845 -Prosperi (XVI) -Radicini (XVI) -Rossi (de') (XVI), conti palatini del S.R.I. 1654, nobili di Narni, patrizi fermani -Valera (XVIII) -Zenobi (XIV), nobili di Recanati 1601, nobili di Montalto 1742

Montelparo

Adriani (XV), nobili di Montalto 1795 -Aloisi (poi Palma) (XVI) -Berardi (XVIII) -Capestrelli (XVI) -Catalani (XVI) -Colangeli (XVIII) -Cornacchia (XVIII) -Ercolani (XVI) -Felici (XVII), nobili di fermo 1754 -Giustiniani (XVIII) -Lorenzini (XVI) -Morelli (XVIII) -Pellei (cfr. Montegiorgio) -Poncellini (XVI) -Squarcia (XVI) -Stecchi (XVI), ordine di Cristo 1650 -Travalloni (XVI) -Valeriani (XVIII)

Montelupone

Aureli poi Pozzi (XVII) -Barbarossa poi Tomassini (XV) -Basvecchi (XV), nobili di Norcia 1783, nobili di Recanati 1784 -Celsi (XVII) -Eleuteri (XVIII) -Garulli [38] (cfr. Monterubbiano) -Pochini (XVII) -Santoni (XVIII) -Spina poi Borgianelli (XVII) -Terenzi (XVIII) -Tomassini[72] -Urbani (XVIII)

Monte Milone, oggi Pollenza

Assortati (XVIII) -Fiorenzi (XIII), conti 1570, nobili di Osimo e di Ancona -Galli (XVIII) -Lazzarini (XIII), conti, patrizi maceratesi 1669 e 1770 -Marchetti (XVIII) -Morroni (XVIII) -Narducci (XIII), nobili di Siena, nobili di Macerata -Padovani (XVIII) -Palmesani (XVII) -Palmucci (XVII) -Ranaldi (XVIII), nobili di Macerata -Sbrilla (XVIII) -Scolastici (XVIII)

Monte Novo, oggi Ostra Vetere

Buti (XVII), nobili di Ancona, patrizi romani, marchesi 1734 -Franceschini (XVI)[39], conti, nobili di Jesi -Guerra (XVIII) -Innocenzi (XVIII) -Maurizi (XIII), conti, nobili veneti 1468, nobili milanesi, nobili di Fossombrone 1559, di Jesi 1728, di Pesaro e San Marino sec. XVIII -Monti (XVI), nobili di Senigallia -Ricci (XVIII)

Monterubbiano[73]

Bennati (XV) -Falconi (XIV), conti, patrizi di Fermo -Garulli (XIV)[40], conti, patrizi fermani 1681, nobili di Ripatransone 1712, nobili di Ancona sec. XIX -Lamponi (XIII), patrizi fermani 1555, ordine di Santo Stefano sec. XVI -Laurenzi (XV) -Monti (XVIII) -Morici (XII), nobili di Montalto 1706, di Tolentino 1797, patrizi fermani 1777, marchesi 1829 -Onesti (XV) -Paccaroni (XIV)[41], patrizi fermani 1525, patrizi di Ascoli, conti 1610 -Secreti (XIV)[42], nobili di Camerino 1717, nobili di Montalto 1788

Monte San Pietrangeli

Acerbotti (XVI) -Amici (XVI), nobili di Ascoli -Avetrani (XVII) -Barbarossa (XVII) -Bracci (XVIII) -Ciapponi (XVIII) -Fedeli (XVIII) -Gasparrini -Leopardi (XVII) -Mandiroli (XVI), patrizi maceratesi, nobili di Montalto 1631 -Mistichelli (XVII) -Olivieri (XVIII) -Ouintiliani (XVII) -Rossini (XVIII) -Tresani (XVII)

Monte Santo, oggi Potenza Picena

Bernabei (XIII), patrizi anconitati, conti 1700 -Buonaccorsi (XIII), patrizi maceratesi 1496, bolognesi 1677, conti di Castel San Pietro -Cenerelli (XVIII) -Carradori (XIV), conti, patrizi maceratesi, nobili di Ancona e di Recanati -Gasparrini (XVI) -Grisei (XVI), nobili di Camerino sec. XVIII -Manciforte (XVII)[43], patrizi anconitani, marchesi -Marefoschi (XVII) -Mazzagalli (XIII)[44], conti sec. XVII, nobili di Recanati, patrizi di Foligno -Pasquali (XVI) -Rinaldini (XV)[45], conti, patrizi anconitani -Scoccia (XVI) -Torre (della) (XVII), conti, patrizi maceratesi 1720, nobili di Recanati 1732

Montolmo, oggi Corridonia

Bartolazzi (XV), nobili di Cingoli 1788, nobili di Fabriano -Foglietti (cfr. Sant'Elpidio) -Franchellucci (XVIII) -Gregoretti (XVIII) -Latini (XVI) -Marucci (XVIII) -Nobili (XI), feudali, signori di Petriolo 1236 -Orsetti (XVI) -Pampinoni (XVI) -Paoletti (XVIII), nobili di Fabriano 1800 -Riccardini (XVIII) -Rossini (XVI) -Tomassini (XVIII) -Ugolini (X), feudali, signori di Castel Collebucato, marchesi -Vincenzi (XVIII)

Morrovalle

Amici (XVI), patrizi maceratesi -Bartoli (XVIII) -Buzi (XVIII), nobili di Fiume -Ciccolini (cfr. Castelfidardo) -Collaterali (XV) -Giovannoni (XVIII) -Grisei (cfr. Montesanto) -Luciani (XVIII) -Malvezzi (XVII) -Marchetti (XV), nobili di Macerata -Mazza (XVII) -Meconi (XVIII) -Mozzi (XV)[46], patrizi maceratesi -Porfiri (XVI), conti -Prosperi (XVIII) -Roberti (cfr. Sant'Elpidio)

Penna San Giovanni

Brancadori (XVIII) -Brancondi (XVIII) -Cini (XVIII) -Colucci (XIII), nobili di Ascoli 1775, nobili di Camerino 1793 -Ferraguti (XVII), nobili di Ascoli 1788 -Miti (XVIII) -Perucci (XVII) -Rioli (XVI) -Scipioni (XVI) -Vecchi (XIII), patrizi fermani

Roccacontrada, oggi Arcevia

Alavolini (XIV), nobili di Fano, patrizi maceratesi, conti palatini del S.R.I. 1499 -Anselmi (XVI) -Bianchi (XIII), feudali, signori di Rosora dal 1249 -Brunamonti (XII), feudali, conti di Serra e nobili di Gubbio sec. XIII, nobili di San Marino sec. XVII -Carletti (XV), conti palatini del S.R.I. 1721 -Filippini (XIII), feudali, signori di Montesecco 1238 -Fossi (XIII), feudali a Rocca 1284, nobili di Jesi -Mannelli (XIII) -Michelangeli (XVI) -Niccolini (XVII) -Orsini (XV), nobili di Norcia -Padovani (XV) -Palazzi (XVI), ordine di Cristo 1613 -Pascuzi (XIV) -Rotati (XVI) -Stelluti-Scala (XIII), feudali, conti di Rotorsio 1662, nobili di Fabriano 1711, nobili di Macerata 1737 -Tarugi (XIII), feudali, signori del Monte 1226 -Tasti (XIII) -Tesei (XVI) -Zitelli (XIV), conti palatini del S.R.I.

San Ginesio

Barbi (XVI), nobili di Macerata 1642 -Benigni (XVI) -Bruti (XVII) -Caioti (XVII) -Clementini (XVII) -Flaviani (XVII) -Gentili (XII), feudali, marchesi, nobili del S.R.I. -Giberti (XII), feudali, consorti di San Costanzo e Cerreto, marchesi, nobili di Ascoli 1607, nobili di Montalto 1649, nobili romani 1654 -Leopardi (XIII) -Lucci (XVIII) -Maiani (XVII) -Matteucci (XIII), feudali, patrizi fermani, ordine di San Michele sec. XVI, nobili di San Severino, nobili di Ravenna -Mazzabufi (XIV) -Michelangioli (XVIII) -Migliorelli (XIII) -Morichelli (XVI) -Onofri (XVI), ordine di San Michele 1650, conti di San Benedetto in Valle Maestra 1795 -Pallotta (XIII), feudali, conti, patrizi di Camerino e Macerata, nobili di Tolentino e di Ferrara -Passeri (XIII), ordine di Cristo 1631 -Petrelli (XV) -Ragoni (XVI) -Vannarelli (XIV)

San Giusto, oggi Monte San Giusto

Bazzani (XVI) -Bonafede (XIV), conti, patrizi fermani -Capparucci (XVIII) -Cardelli (XVIII) -Ercolani (XVII) -Felicioni (XVIII) -Foglietti (cfr. Montolmo) -Olivieri (XVIII) -Pansoni (XVII) -Pesci (XVI) -Roberti (cfr. Morrovalle) -Romani (poi Romani-Adami) (XVI)[47], patrizi maceratesi e fermani, conti 1794 -Rossi (XVII) -Sperandi (XVIII) -Tallevi (cfr. Sant'Elpidio) -Vincenzi (XVIII)

Sant'Elpidio, oggi Sant'Elpidio a Mare

Acciarrini (XIV) -Antonelli (XVIII) -Asclepi (XIV)[48], nobili romani sec. XVII, conti 1704, patrizi maceratesi 1726 -Bartocci (XVIII) -Brancadoro (XII), feudali, conti palatini del S.R.I. sec. XIII, marchesi, patrizi fermani, nobili di Fano e di Orvieto -Bulgarini (XIII), patrizi maceratesi 1593 -Cassini (XIV), nobili di Macerata -Compagnoni-Marefoschi (XII), feudali, conti, patrizi maceratesi, anconitani e sammarinesi, nobili romani coscritti, nobili di Orvieto e di Todi -Conventati (XV)[49], patrizi maceratesi 1645, 1722, conti -Errighi (XVI) -Passitelli (XIII) -Ferranti (XVIII) -Foglietti (XVI), patrizi maceratesi, conti 1805 -Gerardini (XIII) -Gigliucci (XV)[50], patrizi fermani, patrizi ferraresi, conti di Serravalle -Guerrieri (XV) -Magnalbò (XVI), patrizi sammarinesi 1850 -Mallio (XIV) -Medaglia (XIV) -Moscati (XVIII) -Natinguerra (XIII) -Odoardi (XIV) -Palmili (XVIII) -Pangrazi (XVIII), patrizi ascolani -Roberti (XIV) -Rossi (XIV) -Ruggeri (XVIII) -Sinibaldi (XV) -Sisti (XVIII) -Tallevi (XVIII) -Tomassini (XVIII) -Ubicini (XVII) -Urbani (XV)

Serra de' Conti

Agostinelli (XVII) -Caosi de' Grandis (XVI) -Fossa (cfr. Roccacontrada) -Giampieri (XVIII) -Honorati (XV), nobili di Jesi, marchesi 1673 -Laguidara (XVIII) -Laurenti (XVII) -Moroncelli (XVIII) -Palazzesi (XVIII) -Palazzi (cfr. Roccacontrada) -Tomassini (XVIII)

Serra San Quirico

Anselmi (XVIII) -Armezzani (XVI) -Biradelli (XVII) -Bonacci (XVI) -Borgiani (XVIII) -Castiglini (XVI) -Colbassani (XVI) -Colelli (XIV), ordine di Santo Stefano 1703 -Fontana (XV) -Gaspari (XVIII) -Genga (della) (XIII), feudali, conti della Genga, nobili di Fano -Grassi (XVIII) -Laurenti (cfr. Serra de' Conti) -Lupi (XVIII) -Manci (XV) -Marcellini (XVI), nobili di Fabriano 1710 -Nicolai (XVII) -Nicolini (XVI) -Pandolfi (XVII) -Racani (XVII) -Rinaldi (XVIII) -Romaldi (XV) -Stefanini (XVI) -Tosi (XV) -Valeriani (XVII) -Ventroni (XVI)

Note


Bibliografia

  • Giuseppe Colucci, Delle antichità picene, 1795.
  • Fabio Cusin, Antistoria d'Italia, Torino, Editore Einaudi, 1948.
  • Carmelo Arnone, Vittorio Burattini, Dizionario della Nobiltà, dei Titoli e degli Stemmi delle Famiglie Marchigiane, Ancona, tip. Venturini, 1951.
  • Marino Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Torino, editore Einaudi, 1965.
  • Mariella Troscé, Governanti e possidenti nel XVI e XVII secolo a Macerata, Quaderni Storici, 21, 1972.[51]
  • Carlo Alberto Mastrelli, Elementi germanici nella toponomastica dell'Alto Medioevo, Spoleto, Atti V Congresso Studi Alto medievali, 1973.
  • Giuseppe Galasso, Potere e istituzioni in Italia. Dalla caduta dell'Impero romano ad oggi, Torino, editore Einaudi, 1974.
  • Bandino Giacomo Zenobi, Ceti e potere nella Marca pontificia. Formazione e organizzazione della piccola nobiltà fra '500 e '700, Bologna, il Mulino, 1976.
  • Bandino Giacomo Zenobi, Dai governi larghi all'assetto patriziale, Urbino, Argalìa Editore, 1979.
  • Philip Jones, Economia e società nell'Italia medievale, Torino, editore Einaudi, 1980.
  • Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Forni, 1981.
  • Raffaele Molinelli, Città e contado nella Marca pontificia in età moderna, Urbino, Argalia Editore, 1984.
  • Giovanna Accrescimbeni, La formazione del ceto di governo in una "Terra Mediocre" della Marca pontificia: Cingoli 1533-1650, Tesi di Laurea in Storia, Università di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, 1991.[52]
  • Bandino Giacomo Zenobi, Le ben regolate città. Modelli politici nel governo delle periferia pontificia in età moderna, Bulzoni, 1994.
  • Sergio Anselmi, Contadini marchigiani del primo Ottocento. Una inchiesta del Regno Italico, Senigallia, Edizioni Sapere Nuovo, 1995.
  • Francesca Paoloni, Chiusure, conflittualità e autonomia del ceto dirigente nella Macerata del Settecento, Proposte e Ricerche, 1995.[53]
  • Lorenza Banci, Il ceto dirigente arceviese tra 1750 e 1815, Università di Macerata, 1996.[54]
  • Renzo Paci, Economia e società nelle Marche di fine Settecento, Proposte e Ricerche, 47, 2001.[55]
  • Maria Ginatempo, La mezzadria delle origini. L'Italia centro-settentrionale nei secoli XIII-XV, Rivista di storia dell'agricoltura, XLI(1), 49-110, 2002.
  • Giorgio Chittolini, Città, comunità e feudi negli Stati dell'Italia centro-settentrionale (XIV-XVI secolo), Unicopli, 2004.
  • Mario Ascheri, Le città-Stato, Bologna, il Mulino, 2006.
  • Francesco Pirani, L’officina dei «facchini eruditi»: storiografia municipale e centri minori nel secolo dei Lumi, Andrea Livi Editore, 2014.[56]
  • Marco Moroni, Castelfidardo da castello a città, Fermo, Andrea Livi Editore, 2015.
  • Angelo Squarti Perla, Titoli e nobiltà nelle Marche, Gambini Editore, 2015.

Voci correlate

Collegamenti esterni