Partito Socialdemocratico di Germania

partito politico tedesco
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Il Partito Socialdemocratico di Germania (in tedesco Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD) è uno dei principali partiti politici tedeschi.

Partito Socialdemocratico di Germania
(DE) Sozialdemokratische Partei Deutschlands
PresidenteSaskia Esken
Lars Klingbeil
SegretarioKevin Kühnert
VicepresidenteKlara Geywitz
Hubertus Heil
Thomas Kutschaty
Serpil Midyatli
Anke Rehlinger
StatoBandiera della Germania Germania
SedeWilly Brandt-Haus, Wilhelmstraße 140,

10963, Berlino

AbbreviazioneSPD
Fondazione1863 (ADAV)
1869 (SDAP)
1875 (SAPD)
1890 (SPD)
IdeologiaModerna
Socialdemocrazia[1]
Socialismo liberale[2]
Progressismo[3]
Europeismo[4]
Correnti interne
Terza via
Storica
Socialismo
Marxismo
Socialismo rivoluzionario[5]
Socialismo democratico[6]
Correnti interne storiche
Marxismo ortodosso
Marxismo revisionista
Marxismo consiliarista[5]
CollocazioneModerna
Centro-sinistra[4][7] (1959–)
Storica
Sinistra (1914–1959)
Estrema sinistra (1863-1914)
CoalizioneCoalizione di Weimar (1919-1922)
Grande coalizione (1966-1969; 2005-2009; 2013-2021)
Coalizione semaforo (dal 2021)
Partito europeoPartito del Socialismo Europeo
Gruppo parl. europeoAlleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici
Affiliazione internazionaleAlleanza Progressista
Internazionale Socialista (1951–2013)
Seggi Bundestag
206 / 735
(2021)
Seggi Bundesrat
21 / 69
Seggi Europarlamento
16 / 96
(2019)
Seggi Parlamenti dei Länder
458 / 1 876
(2023)
TestataVorwärts
Organizzazione giovanileJusos
IscrittiDiminuzione 419.300 (dicembre 2019)[8]
Sito webspd.de
Bandiera del partito

L'SPD è il più antico partito politico dell'Europa continentale ancora esistente[9] e anche uno tra i più vecchi e più grandi del mondo, che ha celebrato il suo 150º anniversario nel 2013. Inoltre, può essere considerato in assoluto il "modello di partito 'nuovo', cioè organizzato, classista e di massa", cui si ispirarono i maggiori partiti del XX secolo.[10] Al 31 dicembre 2021 l'SPD contava 393.727 membri[11], confermandosi il partito più grande (per numero di iscritti) in Germania.

Radicato nel mondo sindacale e dei lavoratori, è considerato il partito che meglio ha incarnato nella storia l'identità socialista democratica.

Sotto la leadership di Gerhard Schröder (personaggio della "destra" del partito) tuttavia, l'SPD ha adottato anche alcuni principi della tradizione liberal-democratica. Con il leader Kurt Beck si è registrato un ritorno verso una più definita identità socialdemocratica.

A livello sovranazionale aderisce all'Alleanza Progressista, fondata dal partito stesso[12] dopo aver abbandonato nel 2013 l'Internazionale Socialista, accusata di ricomprendere al suo interno anche partiti coinvolti in violazioni dei diritti umani, di cui rimane tuttavia membro osservatore.[13]

Il movimento giovanile dell'SPD è lo Jusos.

Profilo

L'SPD fu istituito, come partito, nel 1875 nella città tedesca di Gotha[14]. Dovuto al fatto che si tratta di una fusione fra due partiti precedenti (l’associazione operaia lassalliana e il partito socialdemocratico tedesco nato a Eisenach nel 1869[15]) troviamo talvolta, nella letteratura, una data di fondazione differente. Karl Marx veniva considerato un maestro da entrambe le formazioni[16] politiche fondanti l’SPD tuttavia criticò fortemente il programma che si diede il nuovo partito a Gotha.Tuttavia, l'SPD subì un importante cambiamento nelle politiche riflesse nelle differenze tra il Programma di Heidelberg del 1925, che "richiedeva la trasformazione del sistema capitalista di proprietà privata dei mezzi di produzione alla proprietà sociale", e al programma di Godesberg del 1959, che mirava ad ampliare la sua base elettorale e spostare la sua posizione politica verso il centro. Dopo la seconda guerra mondiale, sotto la guida di Kurt Schumacher, l'SPD si ristabilì come partito socialista, rappresentando gli interessi della classe operaia e dei sindacati. Con il "programma Godesberg" del 1959, tuttavia, il partito si è evoluto da partito socialista della classe operaia a partito moderno socialdemocratico che operava all'interno del capitalismo.

L'attuale piattaforma di partito dell'SPD abbraccia l'obiettivo della socialdemocrazia, che è vista come una visione di un patto sociale in cui la libertà e la giustizia sociale sono fondamentali. Secondo la piattaforma del partito, la libertà, la giustizia e la solidarietà costituiscono la base della socialdemocrazia. L'"economia sociale di mercato coordinata" dovrebbe essere rafforzata e il suo output dovrebbe essere distribuito equamente. Il partito vede quel sistema economico come necessario per assicurare il "benessere" di tutta la popolazione. L'SPD cerca pertanto di proteggere i meno abbienti tramite lo stato sociale. Allo stesso tempo, è a favore di una politica fiscale sostenibile che non gravi sulle generazioni future, contrastando i deficit di bilancio. Nella politica sociale, l'SPD rappresenta diritti civili e politici in una società aperta. In politica estera, il DOCUP (Documento Unico di Programmazione del Dipartimento per le Politiche Europee) mira a garantire la pace globale bilanciando gli interessi globali con mezzi democratici. Pertanto, l'integrazione europea è una delle principali priorità del DOCUP. L'SPD supporta le normative economiche per limitare le potenziali perdite per banche e risparmiatori, sostiene una comune politica economica e finanziaria europea, cerca di impedire la formazione di bolle speculative e promuove la crescita sostenibile dal punto di vista ambientale.

Fazioni interne

L'SPD è composto principalmente da membri appartenenti a una delle due ali principali: i socialdemocratici classici e i socialdemocratici della terza via politicamente vicini a Seeheimer Kreis. Mentre il più moderato Seeheimer Kreis supporta in generale i programmi di Agenda 2010 introdotti dal cancelliere Gerhard Schröder, i socialdemocratici classici continuano a difendere le politiche della sinistra classica e lo stato sociale. La sinistra classica della SPD afferma che negli ultimi anni lo stato sociale è stato ridotto attraverso programmi di riforma come l'Agenda 2010, Hartz IV e la più liberale posizione del DOCUP, che sono stati sostenuti dai socialdemocratici centristi. Come reazione all'Agenda 2010, nel 2005 c'è stata l'ascesa di un movimento dissidente del partito interno, che ha portato alla fondazione del nuovo partito Lavoro e Giustizia Sociale - L'Alternativa Elettorale (WASG, in tedesco: Arbeit & soziale Gerechtigkeit - Die Wahlalternative). Il WASG è stato successivamente fuso nel partito La Sinistra (in tedesco: Die Linke) nel 2007.

Storia

Sotto l'impero guglielmino

Nella iconografia della SPD vengono rappresentati i 5 padri della Socialdemocrazia Tedesca: August Bebel, Carl Wilhelm Tölcke, Karl Marx, Ferdinand Lassalle e Wilhelm Liebknecht.

Ferdinand Lassalle nel 1863 aveva fondato la Associazione Generale degli Operai Tedeschi (ADAV, in tedesco: Allgemeiner Deutscher Arbeiterverein) per chiedere il suffragio universale diretto come premessa per ottenere le altre riforme sociali: la legislazione del lavoro e, soprattutto, la costituzione di cooperative di produzione sostenute dallo Stato. Bismarck appoggiò questo programma moderato e concesse il suffragio universale nel 1866, mentre Marx accusò questa politica di costituire un "socialismo di stato"[17][18].

August Bebel e Wilhelm Liebknecht avevano fondato nel 1869 il Partito Socialdemocratico Operaio di Germania (SAD, in tedesco: Sozialdemokratische Arbeiterpartei Deutschlands), di ispirazione marxista[17].

In occasione del Congresso di Gotha (22 - 27 maggio 1875), l'Associazione Generale degli Operai Tedeschi e il Partito Socialdemocratico Operaio si unirono per costituire il Partito Socialista Operaio di Germania (SAPD, in tedesco: Sozialistische Arbeiterpartei Deutschlands)[17]. Il nuovo partito si diede un programma "minimalista", il Programma di Gotha, giudicato da Marx troppo "lassalliano" nella Critica del programma di Gotha.

L'anno successivo Liebknecht fondò il settimanale di informazione Vorwärts. Alle elezioni federali del 1877 il partito, presentatosi la prima volta, raccolse il 9% dei voti.

Per reazione, nel 1879 il governo di Bismarck emanò le leggi antisocialiste, che misero praticamente fuori legge il Partito. La clandestinità, lungi dal distruggere la SPD, la abituò a quella disciplina che la contraddistinguerà successivamente[17].

Nel 1890, cadute le leggi antisocialiste, il partito venne rifondato al Congresso di Erfurt: in tale occasione assunse l'attuale denominazione di SPD, e si diede un programma spiccatamente marxista, il Programma di Erfurt, redatto dal teorico del partito Karl Kautsky[17]. Promotori della nascita di questo partito, che si può considerare una delle più antiche organizzazioni politiche europee d'impostazione socialista agenti nell'ambito della legalità, furono anche il segretario August Bebel e il direttore del giornale di partito Wilhelm Liebknecht.

Nello stesso 1890 vennero ricostituiti i sindacati, i "Liberi sindacati socialisti"[17]. La vicinanza del partito ai sindacati fece crescere il movimento fino a raggiungere la maggioranza relativa al Reichstag divenendo un modello per i socialisti europei fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

Negli ultimi anni dell'Ottocento si definirono le correnti interne al partito.Da un lato si delineò l'ala revisionista, il cui esponente più celebre fu Eduard Bernstein. Costui constatava un miglioramento delle condizioni dei lavoratori e un aumento del numero di operai specializzati, fenomeni contrari a quanto pronosticato da Marx. Riteneva perciò che il capitalismo non sarebbe crollato, ma che le condizioni dei lavoratori sarebbero migliorate all'interno di tale sistema, per effetto di un'attività politica e sindacale riformista[17].

A sinistra si delineò invece l'ala radicale e rivoluzionaria di Rosa Luxemburg, Georg Ledebour[17], Leo Jogiches, Julian Marchlewski, i quali ritenevano inevitabile la rivoluzione per abbattere il capitalismo. L'ideologo del centro, infine, era Kautsky, il quale sosteneva che il capitalismo era in crisi e pertanto sarebbe crollato da solo senza bisogno di una rivoluzione.

Prima guerra mondiale e scissione della USPD

Le divergenze tra le diverse correnti del Partito scoppiarono in occasione della prima guerra mondiale. Il 4 agosto 1914 il parlamento avrebbe votato la concessione dei "crediti di guerra" cioè l'emissione di titoli di debito pubblico per finanziare le spese militari. Alla riunione del giorno precedente, in cui si doveva decidere la posizione che avrebbero dovuto assumere i deputati del Partito, Kautsky, che non era deputato ma era la voce più autorevole del partito, propose che i socialdemocratici si astenessero. La sua proposta fu però respinta da tutti, essendo il gruppo parlamentare diviso fra chi voleva votare i crediti di guerra, in omaggio alla politica della Burgfrieden, e chi opporvisi. Allora Kautsky consigliò di subordinare il voto favorevole in parlamento a delle assicurazioni circa il tipo di guerra che si sarebbe fatta: difensiva e non offensiva[19].

Tuttavia il giorno successivo il cancelliere Bethmann Hollweg fece cancellare dalla dichiarazione che sarebbe stata letta in aula il riferimento alla guerra difensiva e perciò il voto socialdemocratico divenne una supina accettazione dell'imperialismo guglielmino[19].

Il 2 dicembre 1914 Karl Liebknecht scelse di votare da solo in tutto il Reichstag contro una nuova tranche di crediti di guerra: questo fatto incrinò l'unità della SPD. Il 19 giugno 1915 anche Kautsky, Bernstein e Hugo Haase pubblicarono un manifesto in cui denunciavano le intenzioni imperialistiche dei capitalisti tedeschi (annessioni territoriali in Belgio, Francia e colonie, riparazioni di guerra)[20]. E nel settembre dello stesso anno l'ala sinistra della SPD partecipò alla Conferenza di Zimmerwald con gli altri partiti socialisti pacifisti.

Intanto, le condizioni di vita della gente peggioravano a causa dello stato di guerra, di conseguenza scoppiavano scioperi e manifestazioni. I socialdemocratici "collaborazionisti" condannavano queste proteste, mentre gli spartachisti vi partecipavano e venivano anche arrestati[20].

Nel 1917 gli eventi precipitarono quando la SPD arrivò ad espellere alcuni gruppi di sinistra. Alla conferenza di Gotha dell'opposizione del partito, vinsero gli scissionisti e fu costituita la USPD. Ne facevano parte Bernstein,Kurt Eisner, Kautsky, Haase, Ledebour, Rudolf Hilferding, Franz Mehring, Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht, Clara Zetkin[20].

Nel 1922 l'USPD riconfluì nella SPD[21].

Dopo la scissione dei comunisti

Dopo la fine della guerra e in seguito alla rivoluzione russa si ebbe la scissione definitiva e l'ala sinistra si separò, dando vita al Partito Comunista Tedesco.

Negli anni di Weimar la SPD mantenne posizioni moderate e fu spesso al governo nella Coalizione di Weimar. Tuttavia, il Programma di Heidelberg del 1925 rimaneva improntato al marxismo.

Nel 1933 il partito fu sciolto dal partito nazista dopo che votò contro la promulgazione del Decreto dei pieni poteri.

Dopo la seconda guerra mondiale

Il partito si ricostituì nel 1946. Nel congresso di Bad Godesberg (1959), con il decisivo apporto di Herbert Wehner, abbandonò il marxismo, adottando il programma di Godesberg, di tipo socialdemocratico, che rimase in vigore fino al 1989 quando fu sostituito dal programma di Berlino.

Gerhard Schröder durante una campagna elettorale del partito.

Tra 1966 e 1969 partecipò al governo della "grande coalizione" (Große Koalition) con l'Unione Cristiano Democratica e l'Unione Cristiano Sociale. Nel 1969 la SPD assunse la guida del governo (con Willy Brandt e nel 1974 con Helmut Schmidt), conservata poi, in alleanza con i liberali, fino al 1982, accentuando i propri tratti riformistici. Rimasta all'opposizione per sedici anni, solo nel 1998 riuscì a riprendere la guida del governo, alla testa di una coalizione con i Verdi e presentando come candidato alla cancelleria il moderato Gerhard Schröder, fautore di una politica di "nuovo centro" (Neue Mitte).

Nel 2005, dopo le cocenti sconfitte del partito nelle elezioni regionali, Schröder decide di rompere l'alleanza con i Verdi e chiede al presidente federale di scogliere il Bundestag per indire nuove elezioni, un anno in anticipo rispetto alla scadenza naturale. Le elezioni del 18 settembre dello stesso anno vedono un sostanziale pareggio tra i socialdemocratici e i democristiani e l'impossibilità di formare una coalizione, tra partiti omogenei. L'alleanza rosso/verde (SPD-Verdi) e la coalizione cristiano democratici/liberali, non hanno numeri sufficienti. A ciò si aggiunge che una possibile alleanza tra l'SPD e il nuovo Partito della Sinistra - formato principalmente dai neo-comunisti dell'est, molti ex membri del SED - è rifiutata categoricamente da Schröder.

Si arriva infine per la seconda volta nella storia tedesca, ad un governo di "grande coalizione", presieduto dalla candidata cristiano-democratica Angela Merkel, con un numero di ministri pari tra socialdemocratici e democristiani. Le conseguenze però non sono positive per il partito, che alle elezioni politiche del 2009 ottiene solo il 23.5% dei voti, peggior risultato nel secondo dopoguerra.

Il 19 marzo 2017 Martin Schulz viene eletto presidente federale del Partito Socialdemocratico di Germania e candidato cancelliere.[22]

Il 13 febbraio 2018 Martin Schulz si dimette a favore di Olaf Scholz.[23]

Il 22 aprile 2018 Andrea Nahles viene eletta presidente del partito.

Il 3 giugno 2019 a seguito della sconfitta alle pesante alle elezioni europee del 2019, Nahles si dimette a favore di un triumvirato composto da Manuela Schwesig, Malu Dreyer e Thorsten Schäfer-Gümbel.

Nel settembre 2019 Malu Dreyer resta come unico Presidente - Commissario fino al nuovo congresso.

Il 6 dicembre 2019 durante il congresso straordinario vengono eletti Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken quali Presidenti del partito, per la prima volta con la doppia carica e con la parità di genere.

Cariche interne

Presidenti del partito dal dopoguerra

Willy Brandt, primo cancelliere SPD del dopoguerra
Martin Schulz, uno dei presidenti dell'SPD

Nelle istituzioni

Presidenti federali

Cancellieri

Presidenti del Parlamento

In Germania il presidente del Reichstag, e in seguito del Bundestag, è tradizionalmente nominato dal gruppo parlamentare più forte.

Risultati elettorali dalla fondazione al 1933

Impero tedesco

AnnoVoti%+/-Seggi+/-Status
1871[24]124 0003,2 (8.º)
2 / 382
Opposizione
1874[24]352 0006,8 (6.º) 3,4
9 / 397
7Opposizione
1877[25]493 3009,1 (4.º) 2,3
12 / 397
3Opposizione
1878[25]437 1007,6 (5.º) 1,5
9 / 397
3Opposizione
1881[25]312 0006,1 (7.º) 1,5
12 / 397
3Opposizione
1884[25]550 0009,7 (7.º) 3,6
24 / 397
12Opposizione
1887[25]763 10010,1 (5.º) 0,4
11 / 397
13Opposizione
18901 427 30019,7 (1.º) 9,6
35 / 397
24Opposizione
18931 786 70023,3 (1.º) 3,6
44 / 397
9Opposizione
18982 107 10027,2 (1.º) 3,9
56 / 397
12Opposizione
19033 010 80031,7 (1.º) 4,5
81 / 397
25Opposizione
19073 259 00028,9 (1.º) 2,8
43 / 397
38Opposizione
19124 250 40034,8 (1.º) 5,9
110 / 397
67Opposizione

Repubblica di Weimar

AnnoVoti%+/-Seggi+/-Status
191911 509 04837,9 (1.º) 3,1
165 / 423
55Governo
19206 104 39821,7 (1.º) 16,2
102 / 459
61Governo
Maggio 19246 008 90520,5 (1.º) 1,2
100 / 472
2Opposizione
Dicembre 19247 881 04126,0 (1.º) 5,5
131 / 493
31Opposizione
19289 152 97929,8 (1.º) 3,8
153 / 491
22Governo
19308 575 24424,5 (1.º) 5,3
143 / 577
10Opposizione
Luglio 19327 959 71221,9 (2.º) 2,9
133 / 608
10Opposizione
Novembre 19327 251 69020,4 (2.º) 1,2
121 / 584
12Opposizione
Marzo 19337 516 24318,3 (2.º) 2,1
120 / 647
1Opposizione

Risultati elettorali dal dopoguerra

Elezioni legislative

AnnoCircoscrizioneProporzionaleSeggi+/-Status
Voti%+/-Voti%+/-
19496 934 97529,2 (1.º)
131 / 402
Opposizione
19538 131 25729,5 (2.º)7 944 94328,8 (2.º) 0,4
162 / 509
31Opposizione
19579 651 66932,0 (2.º) 2,59 495 57131,8 (2.º) 3,0
181 / 519
19Opposizione
196111 672 05736,5 (1.º) 4,511 427 35536,2 (1.º) 4,4
203 / 521
21Opposizione
196512 998 47440,1 (1.º) 3,612 813 18639,3 (1.º) 3,1
217 / 518
14Opposizione[26],Governo[27]
196914 402 37444,0 (1.º) 3,914 065 71642,7 (1.º) 3,4
237 / 518
20Governo
197218 228 23948,9 (1.º) 4,917 175 16945,8 (1.º) 3,1
242 / 518
5Governo
197616 471 32143,7 (1.º) 5,216 099 01942,6 (1.º) 3,2
224 / 518
18Governo
198016 808 86144,5 (1.º) 0,816 260 67742,9 (1.º) 0,3
228 / 519
4Governo
198315 686 03340,4 (2.º) 4,114 865 80738,2 (1.º) 4,7
202 / 520
26Opposizione
198714 787 95339,2 (1.º) 1,214 025 76337,0 (1.º) 1,2
193 / 519
9Opposizione
199016 279 98035,2 (2.º) 4,015 545 36633,5 (2.º) 3,5
239 / 662
46Opposizione
199417 966 81338,3 (1.º) 3,117 140 35436,4 (1.º) 2,9
252 / 672
13Opposizione
199821 535 89343,8 (1.º) 5,520 181 26940,9 (1.º) 4,5
298 / 669
46Governo
200220 059 96741,9 (1.º) 1,918 488 66838,5 (1.º) 2,4
251 / 603
47Governo
200518 129 10038,4 (1.º) 3,516 194 66534,2 (1.º) 4,3
222 / 614
29Governo
200912 079 75827,9 (2.º) 10,59 990 48823,0 (2.º) 11,2
146 / 622
76Opposizione
201312 843 45829,4 (2.º) 1,511 252 21525,7 (2.º) 2,7
193 / 631
47Governo
201711 426 61324,6 (2.º) 4,89 538 36720,5 (2.º) 5,2
153 / 709
40Governo
202112 228 36326,4 (1.°) 1,811 949 75625.7 (1.°) 5,2
206 / 735
53Governo

Elezioni europee

AnnoVoti%+/-Seggi+/-
197911 370 03540,8 (1.º)
35 / 81
19849 296 41737,4 (2.º) 3,4
33 / 81
2
198910 525 72837,3 (1.º) 0,1
31 / 81
2
199411 389 69732,2 (1.º) 5,1
40 / 99
9
19998 307 08530,7 (2.º) 1,5
33 / 99
7
20045 549 24321,5 (2.º) 9,2
23 / 99
10
20095 472 56620,8 (2.º) 0,7
23 / 99
20148 003 62827,3 (2.º) 6,5
27 / 96
4
20195 914 95315,8 (3.º) 11,5
16 / 96
10

Note

Voci correlate

  • Presidente federale del Partito Socialdemocratico di Germania

Altri progetti

Collegamenti esterni

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