Supercoppa UEFA 1984

edizione del torneo calcistico

La Supercoppa UEFA 1984 è stata la decima edizione della Supercoppa UEFA, la prima disputata in finale unica.

Supercoppa UEFA 1984
UEFA Super Cup 1984
CompetizioneSupercoppa UEFA
Sport Calcio
Edizione10ª
OrganizzatoreUEFA
Date16 gennaio 1985
LuogoTorino
Partecipanti2
Formulagara unica
Impianto/iStadio Comunale
Risultati
VincitoreJuventus
(1º titolo)
SecondoLiverpool
Statistiche
Gol segnati2
Pubblico55 384 spettatori
Il capitano della Juventus, Gaetano Scirea (con indosso la casacca del Liverpool), solleva il trofeo della Supercoppa UEFA — all'epoca, una targa — vinta per la prima volta dai bianconeri
Cronologia della competizione
19831986

Si è svolta il 16 gennaio 1985 allo stadio Comunale di Torino, dove si sono affrontati gli inglesi del Liverpool, vincitori della Coppa dei Campioni 1983-1984, e gli italiani della Juventus, detentori della Coppa delle Coppe 1983-1984: furono questi ultimi a conquistare il trofeo, prevalendo per 2-0 grazie a una doppietta di Boniek; si trattò del primo successo bianconero nella competizione, nonché il primo assoluto per una formazione italiana.

Partecipanti

SquadreQualificazionePartecipazioni precedenti
(il grassetto indica la vittoria)
 LiverpoolVincitrice della Coppa dei Campioni 1983-19842 (1977, 1978)
 JuventusVincitrice della Coppa delle Coppe 1983-1984Nessuna

Antefatti

La disputa di quest'edizione della Supercoppa europea risultò piuttosto lunga e travagliata. Dapprima, a causa dei problemi nel trovare all'interno del calendario internazionale delle date utili al suo svolgimento, la sfida venne posticipata all'inizio dell'anno successivo, giocata in casa della formazione piemontese e, per la prima volta nella storia della competizione, in gara unica:[1][2] il 13 dicembre 1984 la Juventus rinunciò dapprima a partecipare a una doppia finale con il Liverpool; tuttavia, a seguito del sorteggio dei quarti di finale della Coppa dei Campioni 1984-1985, effettuato a Zurigo il giorno dopo e che non oppose bianconeri e Reds, il club italiano cambiò la sua posizione, soprattutto dopo che gli inglesi accettarono di disputare la manifestazione in partita unica a Torino.[3][4]

Il Comunale di Torino ricoperto dalla neve nelle ore precedenti la partita, e gli spalaneve in azione per permettere la disputa dell'incontro.

A questa insolita — per l'epoca — formula si arrivò dopo un vertice nella città svizzera tra il presidente della Juventus, Giampiero Boniperti, e il general manager del Liverpool, Peter Robinson;[5] nonostante il fitto calendario d'impegni, entrambe le parti non volevano rinunciare a una manifestazione che, seppur a metà anni 1980 ancora non godeva di grande attenzione mediatica, metteva già sul piatto un sostanzioso ritorno economico.[6]

In particolare l'idea dell'abolizione della doppia finale, scaturita dall'accordo tra i due dirigenti, venne accolta con favore dalla UEFA:[5] la confederazione europea riproporrà questa formula nell'edizione 1986 — dato l'annullamento del previsto incontro Juventus-Everton del 1985, a causa della squalifica dei club inglesi dalle coppe continentali per i fatti dell'Heysel[1] — e, dopo un altro esperimento similare nel 1991, dall'edizione del 1998 ne farà lo standard della manifestazione.[7]

Lo stesso argomento in dettaglio: Nevicata del 1985.

Ulteriori disagi sorsero il giorno scelto per il match, il 16 gennaio 1985, quando la cosiddetta nevicata del secolo ricoprì l'intero Nord Italia sotto una grande coltre di neve, che a Torino raggiunse i trenta centimetri:[8] mobilitando la Protezione Civile, il Comune e la Provincia torinese nonché la Regione Piemonte, Boniperti fece spazzare le vie d'accesso allo stadio Comunale e liberare dal ghiaccio la pista dell'aeroporto di Caselle, per rendere possibile l'atterraggio del volo della squadra inglese[2] (che rimase in dubbio fino all'ultimo);[9] con l'aiuto di un centinaio di volontari arruolati come spalaneve,[10] riuscì inoltre a rendere agibile il campo del Comunale in tempo per il fischio d'inizio.[11][12]

Contesto

Il Liverpool vincitore della Coppa dei Campioni 1983-1984

A metà anni 1980 Liverpool e Juventus rappresentavano due delle migliori realtà calcistiche in ambito europeo;[13] questa finale risultò quindi molto sentita sia dai giocatori sia dai rispettivi tifosi, tanto che nelle ore precedenti la partita non mancarono alcuni episodi teppistici da parte delle opposte fazioni.[14] La sfida vedeva altresì un motivo d'interesse nel rinnovato dualismo italo-inglese, che da tempo mancava dal palcoscenico calcistico continentale.

Dalla seconda metà degli anni 1970 i club d'oltremanica stavano infatti vivendo uno dei loro momenti migliori, e con successi a ripetizione avevano quasi monopolizzato le competizioni europee; tra di loro primeggiava il Liverpool, detentore della Coppa dei Campioni dopo il successo ai rigori contro la Roma[15] — l'ultimo di una serie di quattro vittorie del massimo trofeo continentale da parte dei Reds, nell'arco di appena sette anni[16][17][18] —, che con la riconquista della Supercoppa europea (già messa in bacheca nel 1977[19]) volevano ulteriormente arricchire il loro palmarès.

La Juventus trionfatrice nella Coppa delle Coppe 1983-1984

A questo periodo di gloria per le formazioni inglesi corrispose una fase di flessione da parte delle squadre italiane, messa parzialmente in ombra solo dal trionfo della nazionale azzurra al campionato del mondo 1982. Si dovette attendere il 1984 affinché il successo della Juventus in Coppa delle Coppe, ai danni del Porto,[20][21] ponesse fine al lungo digiuno europeo delle compagini tricolori[22] (che durava dall'affermazione degli stessi bianconeri nella Coppa UEFA 1976-1977[23]); il club piemontese si giocava ora la possibilità di sollevare un nuovo trofeo continentale, peraltro fin lì mai ottenuto da nessuna formazione italiana. La Juventus vedeva inoltre la vittoria della Supercoppa come il terzo tassello che, nei piani, l'avrebbe portata nel dicembre 1985 a collezionare successi in — all'epoca — tutte e cinque le competizioni UEFA per club, per un grande slam mai raggiunto prima da alcuna squadra.[24]

La partita

Lo scambio di gagliardetti prima del fischio d'inizio tra i due capitani, Scirea e Phil Neal, il tutto sotto gli occhi dell'arbitro Dieter Pauly.

Alla vigilia della finale, la chiave tattica individuata dagli addetti ai lavori consisteva nel duello tra la punta gallese Rush, Scarpa d'oro 1984,[25] e che con Wark andava a comporre il tandem d'attacco del Liverpool, e il difensore bianconero Brio.[26] La compagine inglese allenata da Fagan non si presentava a Torino al meglio, costretta a rinunciare per infortunio a due pedine dell'undici titolare come il centrocampista Lee, in panchina, e l'attaccante Dalglish neanche convocato, oltre allo stesso Rush non al meglio per un problema al menisco;[9] la Juventus di Trapattoni poteva invece schierarsi quasi al completo, pur ricorrendo tra i pali al secondo portiere Bodini[26] frequentemente impiegato in quei mesi,[27] al posto del titolare Tacconi, il quale stava vivendo un periodo d'appannamento e di frizioni con la società.[28]

La partita, arbitrata da Pauly della Germania Ovest, vide per buona parte del primo tempo una certa superiorità da parte del Liverpool, cui la squadra di casa si trovò a ribattere con l'arma del contropiede[29] e, in parte, con la miglior conoscenza del terreno che nonostante l'opera di sistemazione nelle ore precedenti, rimaneva in difficili condizioni, penalizzando maggiormente il gioco della squadra ospite;[30] in questa fase il miglior palleggio degli inglesi non sfociò però in azioni degne di nota, anche per il buon lavoro in difesa del già citato Brio su Rush, e soprattutto di Favero su Walsh, e con gli stessi ospiti attenti a non farsi sorprendere dalle giocate in rimessa di Platini.[31] Questa stasi s'interruppe a sei minuti dall'intervallo quando la Juventus passò in vantaggio grazie a Boniek, il quale raccolse una palla vagante nata da un contrasto a metà campo tra Briaschi e Lawrenson, e s'involò in porta battendo poi Grobbelaar con un diagonale sinistro.[32] Si andò così all'intervallo coi bianconeri avanti col minimo scarto.

Zbigniew Boniek, mattatore della finale con la sua doppietta, in dribbling tra gli avversari; si nota lo speciale pallone rosso utilizzato nell'occasione, date le avverse condizioni climatiche.

La seconda frazione vide stavolta i bianconeri prendere le redini del gioco, coi Reds incapaci di ribaltare le sorti dell'incontro; non sortì effetti tra le loro file l'avvicendamento tra Lawrenson e Gillespie). Fu così che al 79' arrivò il raddoppio degli italiani, ancora sull'asse Briaschi-Boniek: il centrocampista, smarcandosi tra la difesa inglese, depositò agevolmente in rete un traversone del compagno di squadra, chiudendo di fatto la gara.[32] Proprio il polacco, match winner, assurse a protagonista assoluto della partita;[33] nel collettivo bianconero non mancarono menzioni a Platini e Tardelli,[29] nonché alla prova di due gregari come Bonini e Favero.[34]

Il coach degli inglesi, Fagan, accolse con fair play il successo bianconero e trovò modo di stemperare alcune polemiche sorte per via dell'operato dell'arbitro; soprattutto in merito a un presunto fuorigioco che avrebbe viziato il primo gol di Boniek, come sostenuto dal portiere Grobbelaar[30] e da Souness, quest'ultimo ex dei Reds e nell'occasione commentatore per la BBC.[35] Ciò nonostante, la stampa inglese in generale — compresi i due giornali di Liverpool — ritenne meritata la vittoria juventina, sottolineando come solo l'ottima prestazione fornita da Grobbelaar avesse evitato un passivo ancora più pesante ai suoi, anche in virtù della superiorità del centrocampo torinese palesatasi nel corso dell'incontro.[36] Dall'altra parte, Platini dichiarò d'essersi trovato di fronte un Liverpool non in formazione-tipo, pur senza mettere in dubbio la legittimità del trionfo juventino.[37] Come nelle ipotesi della vigilia, il buon esito della marcatura di Brio su Rush fu la chiave di volta della partita, e lo stesso gallese rimpianse l'assenza del compagno di reparto Dalglish e di tutta la sua esperienza internazionale.[30]

I bianconeri conquistarono così la prima Supercoppa UEFA della loro storia, divenendo allo stesso tempo il primo club italiano a scrivere il proprio nome nell'albo d'oro della manifestazione.[29] Per i torinesi questa vittoria rappresentò il terzo passo verso il poker europeo: Juventus e Liverpool si ritrovarono di fronte appena quattro mesi dopo, nella finale della Coppa dei Campioni conclusasi ancora con un successo dei bianconeri che divennero così, nel 1985, i primi a mettere in bacheca tutti i maggiori trofei confederali per club — pur se nella triste serata dell'Heysel.[1][17]

Tabellino

Torino
16 gennaio 1985, ore 20:30 UTC+1
Juventus2 – 0
referto
 LiverpoolStadio Comunale (55 384 spett.)
Arbitro:  Dieter Pauly

 Juventus
P1 Luciano Bodini
D2 Luciano Favero
D3 Antonio Cabrini
C4 Massimo Bonini
D5 Sergio Brio
D6 Gaetano Scirea (c)
A7 Massimo Briaschi
C8 Marco Tardelli
A9 Paolo Rossi
C10 Michel Platini
A11 Zbigniew Boniek
A disposizione:
P12 Stefano Tacconi
D13 Nicola Caricola
C14 Cesare Prandelli
C15 Bruno Limido
C16 Beniamino Vignola
Allenatore:
Giovanni Trapattoni
 Liverpool
P1 Bruce Grobbelaar
D2 Phil Neal (c)
D3 Alan Kennedy
D4 Mark Lawrenson 46’
C5 Steve Nicol
C6 Alan Hansen
A7 Paul Walsh
C8 Ronnie Whelan
A9 Ian Rush
C10 Kevin MacDonald
A11 John Wark
A disposizione:
D12 Jim Beglin
P13 Bob Bolder
D14 Gary Gillespie 46’
C15 Sammy Lee
C16 Jan Mølby
Allenatore:
Joe Fagan

Man of the Match:
Zbigniew Boniek (Juventus)

Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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