Diocesi di Cordova

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La diocesi di Cordova (in latino Dioecesis Cordubensis) è una sede della Chiesa cattolica in Spagna suffraganea dell'arcidiocesi di Siviglia. Nel 2021 contava 781.243 battezzati su 785.240 abitanti. È retta dal vescovo Demetrio Fernández González.

Diocesi di Cordova
Dioecesis Cordubensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Siviglia
 
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoDemetrio Fernández González
Vicario generaleJesús Daniel Alonso Porras
Presbiteri343, di cui 272 secolari e 71 regolari
2.277 battezzati per presbitero
Religiosi118 uomini, 646 donne
Diaconi3 permanenti
 
Abitanti785.240
Battezzati781.243 (99,5% del totale)
StatoSpagna
Superficie13.717 km²
Parrocchie231 (17 vicariati)
 
ErezioneIII secolo
Ritoromano
CattedraleImmacolata Concezione di Maria Santissima
IndirizzoCalle Torrijos 12, 14003 Córdoba, España
Sito webwww.diocesisdecordoba.es
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Spagna
Patio de los Naranjos, all'interno della Cattedrale di Cordova
Interno della cattedrale di Cordova.
Palazzo episcopale di Cordova; attualmente ospita anche il museo diocesano delle Belle Arti.
La basilica di San Pietro di Cordova del XIII secolo.

Territorio

La diocesi comprende la provincia di Cordova.

Sede vescovile è la città di Cordova, dove si trova la cattedrale dell'Immacolata Concezione di Maria Santissima.

Il territorio si estende su 13.717 km² ed è suddiviso in 231 parrocchie, raggruppate in 17 arcipresbiterati a loro volta raggruppati in 4 vicariati.

Storia

L'evangelizzazione e la diffusione del cristianesimo a Cordova e nella sua regione è segnato dalla presenza di numerosi martiri, tra i quali si ricordano i santi Acisclo e Vittoria, ricordati nel martirologio romano al 17 novembre, i santi Fausto, Gennaro e Marziale, ricordati il 13 ottobre, e san Zoilo, celebrato il 27 giugno. Tutti questi santi subirono il martirio durante le persecuzioni dell'epoca di Diocleziano.

La diocesi di Cordova fu eretta presumibilmente nel III secolo, alla fine del quale si trovano i riscontri documentali del primo vescovo noto, sant'Osio, che lottò strenuamente contro l'arianesimo e partecipò al concilio di Nicea (325) e a quello di Sardica (343). Secondo alcuni il Credo niceno fu redatto dal vescovo di Cordova e almeno l'espressione homoúsios, consustanziale, gli si deve attribuire. Dopo Osio, sono noti i vescovi Higino, che lottò contro il priscillianesimo, ma che poi ne fu conquistato e per questo deposto dalla sua sede; e Gregorio che, secondo Strabone, fu elogiato dall'imperatore Teodosio I (379-395). Fin dalla sua fondazione, Cordova a sempre fatto parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Siviglia.

In epoca visigotica, la città episcopale si arricchì di numerosi edifici religiosi. Pérez[1] fa un elenco di ben 65 chiese, documentate con le fonti dell'epoca, tra cui l'antica cattedrale dedicata a San Vincenzo.

Nel 711 Cordova viene sottomessa alla dominazione araba. Entro il 785 non rimase nessuna chiesa cristiana nel centro della città e gli edifici di culto cristiano furono confinati ai margini dell'abitato. La successione episcopale sembra tuttavia che sia mantenuta con continuità almeno fino al X secolo, attestata da una cronaca araba della seconda metà dell'XI secolo. Tuttavia, a Cordova si assistette nel IX secolo ai primi martiri della persecuzione islamica anticristiana: Adolfo, Giovanni, Leocricia, Sancio ed Eulogio. Nell'891 furono martirizzati circa un migliaio di cristiani a Poley e nel secolo successivo si ricordano i martiri Dolce, Pelagio, Argentea e Vulfura.[2]

Nel 1236 Cordova fu riconquistata dai cristiani; la diocesi fu ripristinata dopo tre secoli di sede vacante e contestualmente si ampliò accorpando il territorio dell'antica sede di Egabro e di parte di quelle di Astigi, di Italica e di Elvira. La grande moschea di Cordova, che sorgeva sul luogo dell'antica chiesa visigotica di San Vincenzo, fu trasformata per ospitare la nuova cattedrale diocesana; il capitolo dei canonici fu istituito nel 1238.

Nel corso del XIII secolo, la sede di Cordova fu contesa dai metropoliti di Toledo e di Siviglia, che alla fine ebbero la meglio.

Nel 1464 Pedro de Córdoba y Solier fu l'ultimo vescovo eletto dal capitolo.

Nel 1482 fu stabilita l'inquisizione diocesana, che fu molto attiva, con numerosi autodafé documentati fino alla prima metà del Settecento.

Nel 1583, in ottemperanza alle decisioni del concilio di Trento, fu istituito il seminario diocesano, dedicato a san Pelagio. Subito dopo furono eretti gli ospedali di san Giacinto, fondato dal beato Francisco de Posadas, e di Gesù Nazareno, fondato dal religioso Cristóbal de Santa Catalina. La presenza e l'attività di grandi figure di santi spagnoli, come quelle di Giovanni della Croce e di Francisco de Borja, diedero un grande impulso alla riforma tridentina nella diocesi cordubense.

A metà del XIX secolo le soppressioni dei beni degli ordini religiosi e le desamortizaciones colpirono la diocesi, privandola dei mezzi finanziari. Tuttavia il vescovo Joaquín Tarancón y Morón reagì con una linea morbida, mirante alla conciliazione nei rapporti tra Chiesa e Stato.

A seguito del Concordato del 1851 furono aggregati alla diocesi due arcipresbiterati e alcune parrocchie.

Durante il periodo della Seconda repubblica e della Guerra civile furono martirizzati 82 sacerdoti diocesani, mentre altri due morirono in carcere. Inoltre, furono martirizzati un suddiacono, quattro seminaristi, 19 religiosi, la beata Victoria Díez e molti laici appartenenti all'Azione cattolica o al gruppo dell'Adorazione notturna. Lo stesso vescovo Adolfo Pérez Muñoz fu condannato a morte e incarcerato, ma riuscì ad evadere.

Nel 1958, facendo seguito al concordato del 1953 che stabiliva di far coincidere i limiti delle diocesi con quelli delle province civili, la diocesi di Cordova cedette l'arcipresbiterato di Castuera alla diocesi di Badajoz e la parrocchia di Villanueva de Tapia alla diocesi di Malaga; contestualmente acquisì le parrocchie di Fuente Palmera e di Puente Genil dall'arcidiocesi di Siviglia.[3]

La ricostruzione della diocesi dopo la guerra civile si concentrò nella formazione del clero che era stato decimato, nella costruzione di nuove chiese e nella diffusione delle associazioni cattoliche.

Cronotassi dei vescovi

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Istituti religiosi presenti in diocesi

Comunità maschili[9]
Comunità femminili[10][11]

Statistiche

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 785.240 persone contava 781.243 battezzati, corrispondenti al 99,5% del totale.

annopopolazionepresbiteridiaconireligiosiparrocchie
battezzatitotale%numerosecolariregolaribattezzati per presbiterouominidonne
19501.000.9001.001.005100,0291196953.4391971.285128
1967802.500802.700100,05743592151.398399984204
1980760.380765.62099,35083101981.4963371.023227
1990785.000792.00099,14092921171.919160887229
1999757.700767.17598,8325246792.331126737234
2000758.000767.17598,8326246802.325121734239
2001787.098789.37599,7332253792.3701291.152239
2002767.089769.62599,73682561122.0841601.100240
2003768.489771.13199,73662541122.0991601.089230
2004768.337771.13199,63702581122.0761541.089232
2006780.005783.52099,63762631132.0741811.006230
2013801.317805.85799,4354275792.263122778230
2016792.018795.61199,5360274862.2002136680231
2019786.640790.00099,6353283702.2282117658231
2021781.243785.24099,5343272712.2773118646231

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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