Area metropolitana

zona circostante che dipende per alcuni servizi dalla città principale

Un'area metropolitana è una zona circostante un'agglomerazione (o una conurbazione) che per i vari servizi dipende dalla città centrale (metropoli) ed è caratterizzata dall'integrazione delle funzioni e dall'intensità dei rapporti che si realizzano al suo interno, relativamente ad attività economiche, servizi essenziali alla vita sociale, nonché alle relazioni culturali e alle caratteristiche territoriali. Elementi necessari affinché esista una vera e propria area metropolitana sono, in particolare, la presenza di una rete di trasporti che colleghi tra loro i diversi ambiti urbani e la presenza di forti interazioni economico/sociali all'interno dell'area stessa.

Visione satellitare notturna dell'Europa

Descrizione

È difficile individuare un chiaro confine dell'area metropolitana basandosi esclusivamente sulle interazioni economiche e sulla rete dei trasporti, ma spesso, proprio l'esistenza di forti interazioni tra le diverse parti che compongono l'area metropolitana (grande città e gli ambiti urbani limitrofi), obbliga le amministrazioni locali a delegare parte delle proprie competenze ad un coordinamento centrale che superi gli ambiti locali al fine di garantire una corretta gestione dell'area metropolitana in alcuni ambiti specifici (pensiamo, ad esempio, alla gestione della rete dei trasporti, che deve avere una visione complessiva dei problemi). In questo caso, laddove esiste un ente di coordinamento centrale, è possibile avere una chiara indicazione dei confini dell'area metropolitana, almeno dal punto di vista legislativo/esecutivo.

Le più grandi aree metropolitane italiane sono, secondo gli studi del Censis, la milanese (8 047 125 abitanti), la napoletana (3 034 410 ab.), la romana (4 339 112 ab.) e la veneta (2 685 598 ab.).[senza fonte]

Metodi di perimetrazione delle aree metropolitane

Le aree metropolitane sono individuate e descritte dai geografi urbani secondo due principali metodologie: una tiene conto dei flussi in entrata verso una località centrale (aree pendolari), l'altra invece delle relazioni economiche e funzionali di un territorio indipendentemente dalla presenza di una grande città (aree economico-funzionali). Un ulteriore metodo, meno usato dei precedenti perché non fornisce il grado di integrazione tra le diverse municipalità che la costituiscono, è basato sulla contiguità territoriale e sulla tensione abitativa (densità di popolazione).

In Italia la definizione economico-funzionale prevalente si è affermata soprattutto a partire dallo studio del 1970 di Cafiero e Busca su "Lo sviluppo metropolitano in Italia". Tale studio ha considerato il fenomeno metropolitano non come un "gradiente diffusivo a partire da una località centrale" ma come un minimum quantum di mercato, ovvero una determinata densità territoriale di attività extra-agricole. Quindi non un grande centro con la sua corona contermine di flussi pendolari, ma una condizione di mercato del lavoro che si dispiega sul territorio.

Nello specifico se un comune raggiunge una densità di 100 attivi extra-agricoli per km² soddisfà la condizione base. Quando un insieme di tali comuni che presentano contiguità fisica raggiunge una soglia prefissata di abitanti e/o attivi costituisce un'area metropolitana. Gli studiosi fissano tale soglia a 110.000 abitanti e/o 35.000 attivi extra-agricoli.

Le aree risultanti sono essenzialmente statistiche in quanto non si tiene conto di eventuali cesure orografiche o diversità di ambiti storici, economici o culturali. Si tratta di aree metropolitane di mercato, geometricamente contigue, che pertanto possono differire anche di parecchio da altre scaturite da metodologie di altra natura.

Di seguito vengono schematizzati i principali metodi utilizzati per la perimetrazione delle aree metropolitane[1]:

Metodo di identificazioneDescrizione del metodoFonte e natura dei datiVantaggiSvantaggiIn sintesi
OCDE'S-Regione metropolitanaNUT3 (corrisponde alle Province)Definizione amministrativaSemplice. Disponibilità di numerose tipologie di dati. Unità di analisi stabile nel tempo.La dinamica socio-economica non coincide con la delimitazione amministrativa. Unità di analisi statica e costante nel tempoNel complesso, la provincia individua un territorio troppo ampio per descrivere un'A.M. Solo in rari casi l'A.M. copre il territorio provinciale.
Aree Funzionali Urbane (FUAs) ESPON 2006È composta da un nucleo centrale (core) e una corona che risulta economicamente integrata con il nucleo.Dati dei censimenti della popolazione, occupazione e di pendolarismo a livello comunale e provinciale. Le FUAs sono individuate con un approccio funzionale.Sono necessarie poche informazioni. Unità di analisi stabile.Non è stato trovato un metodo unico, da applicare in tutti i paesi, a livello amministrativo, morfologico o funzionale. Poche volte, infatti, l'area individuata corrisponde con l'area economica.Nel complesso, il metodo utilizzato non è chiaro e univoco. Il metodo non può essere applicato a numerosi paesi per la mancanza di dati coerenti, compresa l'Italia. Le più grandi unità ESPON (MEGA) sono simili a provincie, unità troppo vaste per essere amministrate.
Regioni Funzionali Urbane (FUR)

(GEMECA II)

Include un nucleo con una densità occupazionale superiore a 7 posti di lavoro per ettaro e una corona costituita da tutti i comuni che hanno oltre il 10% di pendolarismo verso il nucleo.Dati sui censimenti di popolazione, di pendolarismo e di occupazione a livello comunale.Unità di analisi dinamica nel tempo. Semplici informazioni sui requisiti di base e facile applicazione del metodo. Possibilità di un confronto tra le varie aree individuate.Non tiene conto delle relazioni tra le diverse parti dell'A.M.. È difficile che l'area individuata coincida con un reale spazio economico integrato.Semplicità di applicazione e utilizzo di pochi dati. A causa del suo approccio puramente morfologico non è sufficiente a descrivere aree economicamente integrate.
Grandi Aree Urbane

(LUZ)

Include un nucleo urbano più tutti i comuni che hanno un tasso di pendolarismo superiore al 15% verso il nucleo.Dati del censimento sui flussi pendolari casa-lavoro, sul numero degli occupati, sui posti di lavoro e sul numero dei residenti.Metodo dinamico nel tempo e nello spazio. Tiene conto delle relazioni socio-economiche tra comuni. Metodo di facile applicazione. Possibilità di un'analisi e comparazione europea delle aree ricavate.Le aree urbane individuate sono di solito troppo piccole, spesso limitate alla sola città centrale. Il metodo non si adatta bene alla descrizione delle aree metropolitane policentriche.Si ottengono aree inferiori alle aree di mercato del lavoro locale. Hanno il limite di separare i sub-centri della stessa A.M.
Urban Areas

(SERRA 2002)

Comprendono un nucleo urbano con almeno 100.000 abitanti e una densità territoriale superiore a 1.500 ab/km². Tutti i comuni contigui con una densità superiore ai 250 ab./km² si sommano al nucleo centrale.Dati sulla popolazione e superficie comunale. Approccio morfologico.Unità di analisi dinamica nel tempo. Semplici requisiti di base e facile applicazione del metodo. Possibilità di confronto europeo tra le aree individuate.Non tiene conto in alcun modo delle reali relazioni tra le diverse parti dell'A.M. Così è difficile che l'area individuata coincida con una vera e propria area economicamente integrata.Semplicità di applicazione e uso di pochi dati. Tuttavia, a causa del suo approccio puramente morfologico, non è sufficiente per la descrizione di aree economicamente integrate.
Metropolitan Areas of USA's

Census bureau

È costituita da un nucleo centrale di oltre 50.000 abitanti e da una corona metropolitana formata da tutti i comuni che hanno un flusso pendolare verso il nucleo superiore al 15% della loro popolazione. I comuni dell'anello devono avere una densità di popolazione di almeno 62 ab./km². In alternativa i comuni dell'anello metropolitano devono avere almeno 37ab./km² e il 30% di pendolarismo verso il core. Si tiene conto sia della contiguità territoriale e sia del grado di integrazione.Censimenti sui dati di popolazione, di occupazione e posti di lavoro, di pendolarismo. Dati sulle estensioni territoriali comunali.Unità di analisi dinamica nello spazio e nel tempo. Si tiene conto delle relazioni socio-economiche. Uso di una grande mole di dati. Possibilità di confrontare e classificare per estensione e peso demografico le aree metropolitane individuate.Alcune volte le aree metropolitane ottenute risultano troppo piccole per essere utilizzate per la pianificazione di alcuni servizi di interesse sovracomunale quali i trasporti. L'obiettivo del metodo è quello di individuare aree statistiche e non quello di descrivere la città reale.Il metodo funziona bene, ma non risolve ancora il problema della policentricità e non è adatto per la pianificazione delle infrastrutture e della mobilità.

Problematiche intrinseche e soluzioni per lo sviluppo

I principali disagi

In tutto il mondo, come è noto, la popolazione tende ad insediarsi prevalentemente nelle aree urbane.[2]

Ne consegue che la concentrazione di attività e persone, unita ad elevati livelli di mobilità per motivi di lavoro, studio e fruizione di servizi, contribuiscono all'insorgere di problemi ambientali, inquinamento, nuovi stili di vita, squilibri nel mercato edilizio che comportano la richiesta di nuove abitazioni, consumo di suolo e aumento degli autoveicoli.

Tutto ciò dà origine a gravi situazioni di invivibilità, legate sia al forte impatto sull'ambiente sia alla carenza di infrastrutture, ad un uso non pianificato del territorio e alla scelta di modalità di trasporto inadeguati e spesso insufficienti. È evidente che problemi di tale natura non possono essere fronteggiati in un ambito circoscritto come quello comunale, essendo interessato tutto il territorio coinvolto.

Soluzioni e aspettative

Al fine di risolvere adeguatamente le problematiche che, quasi inevitabilmente, insorgono all'interno del contesto metropolitano, è stata adottata in alcuni centri, italiani ed europei, la cosiddetta visione strategica, basata essenzialmente sulla dinamicità dei processi, su un sistema complesso di relazioni di tutti i soggetti presenti sul territorio, sul consenso necessario mediante la partecipazione attiva dei cittadini, sull'associazionismo degli imprenditori, per realizzare obiettivi spesso sfidanti e di lungo periodo.

Il piano strategico

Il piano strategico è un processo in costante evoluzione che non si esaurisce in un documento immodificabile o in una serie di progetti più o meno sistematizzati, ma di uno strumento definito in forma consensuale, soggetto a continue verifiche e revisioni, teso a favorire la messa in opera di soluzioni vantaggiose per la comunità.

I piani strategici, dunque, non possono rappresentare il patrimonio di una parte politica o di un'amministrazione ma, scaturendo dalla partecipazione e dalla condivisione dei cittadini, superano le scadenze elettorali ed assumono come riferimento un orizzonte temporale non inferiore a dieci anni e, talvolta, anche di venti anni.

Né un piano strategico può essere costituito da un elenco di richieste da sostanziare nei programmi amministrativi in occasione delle consultazioni elettorali, poiché le risorse necessarie per la sua realizzazione non possono essere tutte di provenienza pubblica ma garantite anche da quei soggetti privati che, avendolo concertato positivamente, lo hanno condiviso e sottoscritto.Nessun piano può essere limitato al ristretto ambito del comune promotore, ma sarà tanto più efficace quanto più riuscirà a costruire una “partecipazione a rete” allargata ai comuni limitrofi, in una dimensione territoriale di “area vasta”.Il piano strategico non riguarda, in un'ottica tradizionale, soltanto gli aspetti urbanistici e territoriali o il potenziamento delle infrastrutture, ma si estende anche agli altri aspetti essenziali di una società avanzata, per il miglioramento dei servizi e della qualità della vita, che coinvolgono le attività economiche, culturali e sociali.Valorizza e rafforza, pertanto, le democrazie elettive con un coinvolgimento nel sistema decisionale della società civile, che va ben oltre le esperienze più avanzate di bilancio sociale

Il sindaco e il presidente della provincia sono gli interlocutori naturali per dialogare con gli attori esterni, potendo svolgere una funzione fondamentale di avvio, di stimolo e di coordinamento dei processi di sviluppo territoriale in un'ottica di multilivel governance.

Aree metropolitane e concetto di città intelligente

Lo stesso argomento in dettaglio: Città intelligente.

La funzionalità dell'area metropolitana attualmente dipende non solo dalla tipologia di infrastrutture materiali, ma anche e sempre di più dalla disponibilità e dalla qualità della comunicazione e delle infrastrutture sociali e intellettuali. Quest'ultima forma di risorsa è determinante per la competitività urbana. In questo contesto è stato introdotto il concetto di "smart city", come strumento strategico per comprendere i moderni fattori produttivi urbani in un quadro comune e per sottolineare la crescente importanza delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione sociale e ambientale.

Le città intelligenti possono essere identificate (e classificate) lungo sei assi principali: economia, mobilità, ambiente, relazioni comunitarie, stile di vita, efficienza di governo, con particolare enfasi sul capitale umano e sociale e la partecipazione dei cittadini nel governo della città.

Aree metropolitane italiane

Mappa delle aree metropolitane italiane
Lo stesso argomento in dettaglio: Città metropolitana.

L'ordinamento giuridico italiano ha individuato lo specifico ente di governo, denominato città metropolitana, solo nelle aree metropolitane di 14 città italiane. Dieci di queste (Milano, Torino, Genova, Bologna, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria)[3] sono state individuate dal Parlamento italiano mentre quattro (Messina, Catania, Palermo, Cagliari) sono state individuate da apposite leggi dalle Regioni a statuto speciale.

Studi di settore recenti per le aree metropolitane italiane

Perimetrazione morfologica (densità di popolazione)

I dati del Censis[4]

Dal secondo dopoguerra sono andate lentamente a definirsi in Italia diverse grandi aree metropolitane, grazie all'allargamento delle periferie delle città, all'incorporazione dei comuni limitrofi, alla saldatura delle aree urbane lungo le linee di costa. Nel 2007 in queste grandi aree metropolitane (che coprono il 17% della superficie dell'Italia) viveva all'incirca il 61% della popolazione italiana.Il Censis aggrega in insiemi metropolitani tutte le unità comunali adiacenti che superano i 200 abitanti per km² e i 350.000 abitanti.

Queste conurbazioni o agglomerazioni possono essere divise in:

  • aree metropolitane di Milano, Napoli, Roma, Torino, Palermo, Verona, Cagliari, Pescara e Venezia-Padova-Treviso;
  • sistemi lineari costieri basso-adriatico, alto-adriatico, della Sicilia orientale e ligure;
  • aste territoriali emiliana e toscana.
Agglomerati metropolitaniPopolazione
(abitanti)
Superficie
(in km²)
Densità
(in ab/km²)
1Area metropolitana di Milano8.047.1258362,1965,6
2Area metropolitana di Napoli4.996.0843841,71300,5
3Area metropolitana di Roma4.339.1124766,3910,4
4Area metropolitana di Venezia-Padova-Treviso (PaTreVe)2.685.5987081,0379,3
5Sistema lineare basso-adriatico2.603.8316127,7424,9
6Sistema lineare alto-adriatico2.359.0685404,8436,5
7Area emiliana1.944.4013923,6495,6
8Area toscana1.760.7372795,9629,8
9Area metropolitana di Torino1.710.2021347786
10Sistema lineare della Sicilia orientale1.693.1732411,7702,1
11Sistema lineare ligure1.231.8811294,3951,8
12Area metropolitana di Palermo1.069.7541391,4750,6
13Area metropolitana di Verona714.2751426,0500,9
14Area metropolitana di Pescara655.1241612,2406,4
15Area metropolitana di Cagliari422.400568,0686,1
I dati dell'Institut d'Estudis Regionals i Metropolitans de Barcelona[5]

Un'"agglomerazione metropolitana" viene costruita intorno a comuni con almeno 100.000 abitanti e 1.500 ab per km². Vengono aggregati comuni contigui che soddisfino una densità media nell'area di oltre 1.500 ab/km² ed il totale dell'area deve essere superiore a 250.000 abitanti.In subordine vengono poi individuate le "agglomerazioni estese", che sono costituite da comuni contermini con oltre 250 abitanti/km² ed una popolazione nell'insieme di oltre 250.000 abitanti.Lo studio è stato realizzato alla scala dell'Unione europea nel 2000 ed aggiornato nel 2006.

In totale in Italia vengono individuate 12 agglomerazioni metropolitane.

Agglomerazione metropolitanaComuniPopolazione
(abitanti)
Superficie
(in km²)
Densità
(in ab/km²)
Milano4736.244.76041391509
Napoli1994.586.24529061578
Roma173.000.28119701523
Torino521.632.32410821507
Palermo16929.8255961558
Genova19800.3815171505
Firenze12790.3055181526
Catania21668.9834451501
Bologna6483.9403071575
Bari9466.5292931591
Padova10331.3872181517
Pescara9309.1251971569

Perimetrazione funzionale (flussi pendolari)

Lo studio dell'Institut d'Estudis Regionals i Metropolitans de Barcelona

Lo studio di ricerca, pubblicato da Rafael Boix e Paolo Veneri, edito dall'Institute of Regional and Metropolitan Studies di Barcellona nel marzo 2009, ha avuto lo scopo di misurare il grado di "metropolizzazione" raggiunto dalle aree urbane spagnole ed italiane e di fornire un valido strumento per governare le più grandi agglomerazioni umane dove si concentrano le maggiori attività economiche e di servizio delle nazioni. Per la ricerca sono stati utilizzati e messi a confronto i risultati ottenuti da due differenti metodologie, le più utilizzate in Europa e negli USA, per la delimitazione delle aree metropolitane:

  • Il Cheshire-Gemaca che individua le Regioni Funzionali Urbane (FUR) in base a indicatori di pendolarismo;
  • la versione iterativa dell'algoritmo USA-MSA, particolarmente indicato per individuare aree metropolitane policentriche (Dynamic metropolitan areas (DMA)).

Le aree ottenute, aggregando più comuni ad una città centrale di almeno 50.000 abitanti, sono state divise in quattro livelli in base al peso demografico[6]:

  • Livello A (più di 1.000.000 di abitanti), grandi aree metropolitane
  • Livello B (tra 250.000-1.000.000 di abitanti), medie aree metropolitane
  • Livello C (tra 100.000-250.000 abitanti), piccole aree metropolitane
  • Livello D (meno di 100.000), aree urbane

Per l'Italia, così come per la Spagna, i risultati ottenuti con i due metodi sono molto simili.

Functional Urban Regions (FUR)

In Italia sono state individuate con il primo metodo 82 FUR che contengono il 43% dei comuni (3493), il 67% della popolazione totale (38,6 milioni) e il 71,5% degli occupati (14,5 milioni).

La metodologia consiste nell'individuare "nuclei" composti da uno o più comuni che abbiano non meno di 20.000 posti di lavoro e una densità di almeno 7 posti per ettaro.Quindi vengono aggregati tutti i comuni contermini che abbiano almeno il 10% di tasso di pendolarismo verso il polo metropolitano.

A livello dimensionale si riportano i risultati:

  • 6 FUR di livello A
FURComuniPopolazione al 12-2008
(abitanti)
Superficie
(in km²)
Densità
(in ab/km²)
Milano4995.636.34351691090
Roma2394.816.91210797446
Napoli1253.964.48917462271
Torino2162.120.8504041525
Firenze511.270.3473407373
Palermo431.076.3272169496
  • 35 FUR di livello B
FURComuniPopolazione al 12-2008
(abitanti)
Superficie
(in km²)
Densità
(in ab/km²)
Bologna56969.9823389286
Catania39897.2581579568
Bari28876.6821833478
Genova62852.7761549550
Padova60693.9611265548
Ravenna35659.1743485189
Bergamo102632.992834759
Venezia19614.7881209509
Verona41606.8701389437
Brescia57580.353937619
Taranto29566.8892276249
Cagliari53529.9402721195
Pescara28527.2381453369
Modena20450.678981459
Livorno-Pisa13429.5891036414
Salerno18419.864461911
Parma37411.4922387172
Lecce33360.6591126320
Reggio Emilia21350.124971360
Foggia26337.1743059110
Perugia18332.8181858179
Udine54324.2911537211
Messina23319.703508629
Rimini18300.437502597
Trento73294.0141508195
Treviso20293.214559524
Vicenza29287.246567506
Sassari40283.0792400118
Pesaro27273.735981279
Reggio Calabria21266.731853313
Mantova26268.935863497
Ferrara23264.8851746152
Trieste7264.4282321138
Siracusa12264.0501301203
Cosenza52258.1771482174
Brindisi14253.7211092232
  • 38 FUR di livello C.
  • 3 FUR di livello D.
Dynamic Metropolitan Areas (DMAs)

Con il secondo metodo, la procedura DMA (Dynamic Metropolitan Areas), sono state individuate 86 aree urbane che contengono al 2001 il 49,9% dei comuni italiani (3962), il 69,4% del totale della popolazione italiana (39,6 milioni) e il 74,4% di occupazione (14,2 milioni di posti di lavoro).

La metodologia consiste nel partire dai centri con oltre 50.000 abitanti e nell'aggregarvi i comuni contigui che abbiano almeno un tasso del 15% di pendolarismo per lavoro o studio verso di loro. Il dato sui flussi pendolari è desunto dal Censimento 2001 dell'Istat. Ottenuta una prima area si esegue la stessa operazione verso l'area così aggregata per altre tre volte, ogni volta prendendo come "nucleo" l'area precedentemente ottenuta e sempre con un tasso di pendolarismo del 15%.

Per livello dimensionale risultano così suddivise:

  • 7 DMAs di livello A.
DMAsComuniPopolazione al 12-2008
(abitanti)
Superficie
(in km²)
Densità
(in ab/km²)
Milano5975.749.5236.089944
Roma2004.635.0208.521544
Napoli1193.425.8841.5782.171
Torino3412.351.8126.856343
Firenze591.402.3123.935356
Palermo391.057.9191.801587
Bologna671.039.4794.064256
  • 32 DMAs di livello B.
DMAsComuniPopolazione al 12-2008
(abitanti)
Superficie
(in km²)
Densità
(in ab/km²)
Brescia122993.0202.403413
Genova65892.1541.745511
Catania34827.1291.110745
Padova85824.2541.877439
Bergamo177810.1411.848438
Verona79803.4272.456327
Bari25763.5671.484514
Cagliari79628.7484.517139
Venezia20626.3331.226511
Pescara31526.0771.422370
Salerno25477.373628760
Udine107473.5793.175149
Modena22459.8831.072429
Parma49444.3953.516129
Perugia-Foligno28412.5972.586160
Varese97405.849672603
Vicenza45377.881848446
Reggio Emilia28375.0071.606233
Rimini33366.250912401
Mantova41356.1421.892172
Ancona24350.238885395
Treviso28342.594741462
Messina27323.077601537
Lecce28307.817964319
Pisa20306.5351.049292
Piacenza43276.7452.177127
Trento91276.1461.807153
Cosenza53268.8761.576171
Foggia22262.1032.322113
Reggio Calabria21258.504881293
La Spezia36256.2771.462175
Ferrara23250.6881.588158
  • 40 DMAs di livello C.
  • 7 DMAs di livello D.[7]

Perimetrazione mista

Le aree metropolitane in Italia e nel Mondo

La metodologia utilizzata dal professor Bartaletti[8] tiene conto del pendolarismo originato dai poli metropolitani, della densità di popolazione, della crescita demografica dei comuni nei singoli intervalli intercensuari dal 1951 ad oggi, del continuum edilizio.

La qualifica di area metropolitana viene limitata ai complessi urbani aventi un numero di addetti alle attività terziarie ed industriali commisurato ad un'area di gravitazione teorica di almeno 200.000 abitanti e che soddisfacciano poi il requisito di avere un numero di addetti alle tre funzioni centrali del commercio, credito e servizi alle imprese di almeno 320.000 abitanti. Il tutto naturalmente rapportandosi alla scala nazionale sia come addetti che come popolazione.

Vengono individuate 33 aree metropolitane, 15 delle quali sono raggruppate in 5 grandi aree consolidate attorno a Milano, Venezia, Modena-Reggio Emilia-Parma, Firenze-Prato e Napoli.

Aree metropolitaneComuniPopolazione al 12-2006
(abitanti)
Superficie
(in km²)
Densità
(in ab/km²)
Milano-Bergamo-Varese6286.656.1765.7121.103
Napoli-Salerno-Caserta1624.406.6172.4591.760
Roma864.030.9484.627871
Torino541.710.2021.347786
Padova-Treviso-Venezia751.404.4542.051636
Firenze-Prato-Pistoia361.138.2382.438447
Modena-ReggioEmilia-Parma551.137.1352.827371
Palermo271.069.7541.391751
Genova34840.392861965
Bari23816.3011.326600
Catania28784.734966794
Bologna34716.4881.905363
Rimini-Cesena-Pesaro32589.8751.148480
Verona27552.534922560
Brescia51536.634850589
Cagliari22442.8511.289334
Pescara18357.271569587
Trieste11291.806306961
Ancona16283.926593460
Vicenza20266.962432573
Bolzano-Merano28227.625751285
Udine21210.389506402
Lo studio dell'ANCI-Cittalia

Si tratta di una ricerca che prende in considerazione le aree delle città individuate da leggi varate dal parlamento italiano e dalle regioni a statuto speciale; la legge di riferimento è la 42/2009, da cui si cita: Le città metropolitane possono essere istituite, nell'ambito di una regione, nelle aree metropolitane in cui sono compresi i comuni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria... (art. 23 c. 2).

Delimitazione anelli metropolitani (metodo MSAs)

Per la delimitazione delle due corone (primo e secondo anello) delle 15 città metropolitane è stato adottato, come base metodologica di riferimento, il metodo utilizzato negli USA dall'Office of Management and Budget che combina indicatori di densità territoriale e d'integrazione economico-funzionale (Metropolitan Statistical Areas - MSAs). Questo metodo utilizza un algoritmo di calcolo che, combinando tre fattori (processi insediativi, relazioni funzionali, performance economica), fornisce il grado di integrazione di un determinato territorio con la città. Il primo anello è quel territorio fortemente integrato con il centro o nucleo. Il secondo anello, meno integrato con il nucleo, coincide con la rimanente porzione del territorio provinciale non compresa nella prima corona metropolitana.

L'analisi del livello di integrazione delle 15 città con i relativi anelli metropolitani evidenzia quattro distinte tipologie, di seguito descritte:

  • Aree metropolitane ristrette

Sono le aree metropolitane con rapida diminuzione dell'integrazione al crescere della distanza. L'integrazione diminuisce con evidenza all'aumentare della distanza dalla città. Sono queste le aree metropolitane in cui è più facile definire un primo e un secondo anello. Il primo anello, vicino alla città, è il luogo dell'integrazione forte. Il secondo anello, più lontano dalla città, interagisce debolmente con la città. Appartengono a questo tipo le aree metropolitane delle città di Bari, Bologna, Cagliari e Catania.

  • Aree metropolitane allargate

Sono le aree metropolitane con lenta diminuzione dell'integrazione al crescere della distanza. L'integrazione si mantiene alta anche con l'aumentare della distanza dalla città. I confini tra primo e secondo anello, sebbene tracciabili, appaiono più sfumati. Appartengono a questo tipo le aree metropolitane delle città di Firenze, Genova, Messina, Palermo, Roma e Torino.

  • Aree metropolitane integrate.

Sono le aree metropolitane con integrazione inizialmente crescente con ladistanza per poi diminuire lentamente con essa. Il fenomeno è spiegabile con la presenza di poli secondari significativi cui corrisponde un'integrazione più forte con la città. Appartengono a questo tipo le aree metropolitane delle città di Reggio Calabria e Venezia.

  • Aree metropolitane estese

Sono le aree metropolitane con integrazione costante al crescere della distanza. L'integrazione si mantiene costante anche con l'aumentare della distanza dalla città. In questo caso il primo anello coincide con l'intera provincia. Appartengono a questo tipo le aree metropolitane delle città di Milano, Napoli e Trieste.

Nella seguente tabella si riassumono i limiti dei ring metropolitani e il numero di comuni che ne fanno parte:

CoreLimite del primo ring (Km)Numero comuni 1º RingNumero comuni 2º RingNumero comuni Provincia[9]
Bari26241640
Bologna26362359
Cagliari21165470
Catania16134457
Firenze26251843
Genova31452166
Messina313275107
MilanoProvincia1380138
NapoliProvincia91091
Palermo36374481
Reggio Calabria21227496
Roma314674120
Torino31143171314
TriesteProvincia505
Venezia26222143

Solo Milano, Napoli e Trieste hanno il confine del primo anello metropolitano coincidente con il confine provinciale, mentre per le altre città tale confine risulta interno alla delimitazione provinciale. Nel caso di Milano ciò è da porre in relazione con il ruolo assunto dalla città rispetto ai comuni limitrofi e dal fatto di essere l'unica metropoli fortemente integrata con la sua area metropolitana e con parte dell'intero territorio regionale. Nel caso di Napoli la spiegazione risiede nella stretta relazione che la città ha con la sua popolosa provincia. Per Trieste ciò è dovuto all'esiguità del territorio provinciale al cui interno ci sono solo 5 comuni più il capoluogo giuliano. Per le rimanenti aree metropolitane i confini del primo anello appaiono più ristretti, in termini sia di superficie sia di abitanti.

Nella seguente tabella si riporta la popolazione nei comuni del primo e del secondo anello metropolitano e dell'area metropolitana (coincidente con il territorio provinciale)[10]:

Città MetropolitanaPop.CorePop.1º RingPop.Area MetropolitanaPop.2º RingPop.A.M.(Provincia)
Bari315.677442.890758.567488.6821.266.379
Bologna374.944419.305794.249181.9261.004.323
Cagliari157.297188.276345.573214.247559.820
Catania296.469241.410537.879547.0981.084.977
Firenze365.659431.867797.526187.1371.012.180
Genova558.171176.182734.35397.282884.635
Messina243.381178.807422.188232.413654.601
Milano1.295.7051.841.2663.136.97103.196.825
Napoli963.6612.110.7143.074.37503.118.149
Palermo659.433397.9141.057.347187.3331.276.525
Reggio Calabria185.62177.224262.845303.662566.507
Roma2.724.347887.3383.611.685498.3504.342.046
Torino850.8251.074.0551.922.880308.1102.290.990
Trieste205.34131.052236.3930236.393
Venezia270.098363.468633.566220.221853.787

Questo studio di ANCI-Cittalia, anteriore alla nascita per legge delle Città Metropolitane, è la dimostrazione che le città metropolitane non sono in grado di cogliere in maniera corretta il dispiegarsi dei fenomeni di urbanizzazione. Poiché seguono criteri prettamente politico-amministrativi ovvero la pedissequa trasformazione in Città Metropolitane delle province di origine ottocentesca, senza alcun adattamento ai cambiamenti avvenuti negli ultimi cinquanta anni.[senza fonte]

Note

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