Eva

antica eroina della Bibbia, prima donna mortale della terra secondo i racconti ebraici
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Eva (in ebraico חַוָּה?)[1] è il nome che Adamo, primo uomo secondo la Genesi 3,20[2], ha dato alla sua compagna dopo che l'aveva chiamata "donna".

Santa Eva
Eva dopo il peccato, Innocenzo Fraccaroli (1861-1862)
 

Prima donna

 
Venerata daChiesa cattolica
Ricorrenza24 dicembre
Attributimela, serpente
Patrona disarti

La Bibbia dà di questi due nomi un'etimologia popolare. Eva viene fatto derivare da "vivente" o "che suscita la vita" (Madre dell'umanità). Il nome "donna" (‘iššhāh) viene considerato come forma femminile di ‘išh (= uomo). L'intendere donna come "uom-a" indica una relazione essenziale: sia per origine che per finalità, la donna costituisce una unità con l'uomo. A ciò allude anche il racconto di Genesi 2,18-22[3], secondo cui la donna è tratta dal fianco del primo uomo[4].

È venerata come santa della Chiesa cattolica[Nota 1], che la considera un personaggio realmente vissuto[5].

Creazione di Eva

Lo stesso argomento in dettaglio: Adamo § La creazione di Eva dalla "costola" di Adamo.
Eva viene estratta già formata dal fianco di Adamo (Lorenzo Maitani e bottega, dettaglio della facciata del duomo di Orvieto).

Secondo una prima versione della Genesi, Eva fu l'ultima creatura di Dio, contemporaneamente ad Adamo[6], il sesto giorno, dopo che erano stati creati piante, animali e uccelli[7] e prima che il Signore si riposasse il settimo giorno[8].[9]
Nel racconto del secondo capitolo, invece, Dio crea Eva per ultima, dopo Adamo[10], piante[11], animali e uccelli[12], estraendola dal fianco dell'uomo stesso[13].[Nota 2] Il racconto ha lo scopo di affermare la consustanzialità dell'uomo e della donna (Gen 2,23) e l'indispensabilità della donna per l'uomo nel piano di Dio (Gen 2,18).

Eva e il frutto proibito

Lo stesso argomento in dettaglio: Adamo § Il peccato di Adamo e l'origine del male.

Grazie all'anticipazione della nascita di Adamo, il racconto colloca il divieto di mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male prima della creazione di Eva, che nel seguito del racconto risulta anche essere male informata sui termini esatti del divieto (Gen 3,3) e perciò più facilmente preda delle lusinghe del serpente tentatore. Comunque, nella neotestamentaria Prima lettera a Timoteo, Paolo scrive: "La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo a essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione." (1Tm2,11-14[14]), incolpando principalmente Eva per la trasgressione e l'aver indotto poi Adamo a peccare[Nota 3]. Affermazioni neotestamentarie come questa[15] vennero poi riprese dai cristiani dalla fine del I secolo e quindi da vari Padri della Chiesa e Dottori della Chiesa, nei secoli successivi, in senso oppressivo per la donna e Sant'Ambrogio (340-397) sosterrà in merito, riprendendo anche 1Tm2,11-14: "Adamo è stato indotto al peccato da Eva, non Eva da Adamo. È giusto che la donna accolga come padrone chi ha indotto a peccare"[Nota 4].[16][17][18][19][20] La disubbidienza di Adamo è poi determinata dal prestare maggior fede alle parole di un altro essere umano anziché alla parola di Dio e costituisce l'archetipo delle colpe dei suoi discendenti, fra cui Salomone (1 Re 11) e in generale tutto il popolo di Israele che si diede a culti idolatrici per seguire gli usi dei popoli circostanti. Il serpente che raggira Eva è il prototipo degli idoli delle mogli pagane di Salomone e degli dèi pagani, come Chemosh, che gli Israeliti adottarono da Ammoniti e Moabiti. Nelle culture mesopotamiche il serpente è un importante personaggio del pantheon pagano e il suo nome in ebraico è associato alla magia. L'assurda promessa che bastasse mangiare il frutto proibito per "diventare come dèi" è l'archetipo delle vane aspettative create dai culti magici degli dèi pagani.

Nel cattolicesimo

La predicazione ufficiale della Chiesa cattolica segue tuttora la teoria del monogenismo, cioè considera Eva un personaggio realmente vissuto, al pari di Adamo e, con quest'ultimo, reali progenitori di tutta l'Umanità, sia nel "Catechismo della Chiesa cattolica" (Compendio del 2005, quesiti: 7[21], 75[22] e 76[23]), sia nell'enciclica di Pio XII Humani Generis del 1950[Nota 5].
Questa scelta dottrinale (che non è un pronunciamento dogmatico) non manca di suscitare il dissenso di diversi teologi, in quanto "L'intenzione della dottrina della Chiesa di accentuare l'unità dell'umanità come entità teologica, può essere soddisfatta anche senza il presupposto di un monogenismo biologico".[24]

La lentezza della Chiesa nel definire una nuova posizione dottrinale e una lettura semplificata del testo biblico hanno suscitato l'ilarità dello storico del Cristianesimo Remo Cacitti[25], che in merito afferma: "Che la colpa di un remoto e mitico progenitore ricada su tutti i discendenti attraverso i secoli può risultare credibile solo in base a un'obbedienza dogmatica. La Chiesa, però, continua a ritenerla centrale nella sua dottrina, come ribadisce anche l'ultimo catechismo[Nota 6], che definisce il peccato originale «un fatto accaduto all'inizio della storia dell'umanità». Un «fatto», dunque, nonostante le ricerche abbiano restituito a quel racconto il suo carattere mitico. Tanto più che la creatura uscita dalle mani di Dio «a sua immagine e somiglianza», cede al peccato alla prima tentazione offerta da un improbabile serpente che parla. Come ha scritto il teologo Vito Mancuso, davanti a una tale fragilità «bisognerebbe parlare di un difetto di fabbricazione»".

Esegesi ebraica

Una raccolta delle tradizioni su Adamo contenute nella Mishnah e nel Talmud si trova nell'opera di Louis Ginzberg The Legends of the Jews (7 volumi, 1909-1938) [26]

  • Il serpente decise di tentare Eva e non Adamo per la facilità nel convincere le donne e far loro "cambiare idea".
  • Dopo il peccato, quando vide l'angelo Samael, Eva capì che sarebbe morta.
  • Eva decise che anche Adamo dovesse peccare come lei stessa per il timore che, dopo la sua morte, lui potesse trovare un'altra compagna; invero uno dei motivi per cui Adamo cedette fu il discorso di Eva sull'impossibilità che questo avvenisse dicendo: "se io vivo, vivi anche tu... ma se io muoio tu resterai solo...", fu per questo che Adamo decise di vivere e morire "assieme" ad Eva. (Midrash Bereshit Rabbah 19, 8)
  • Le sette maledizioni e la morte contro Eva (Pirke Derabbi Eliezer 14):
    • sofferenza e "sacrifici" per l'educazione e l'allevamento dei figli;
    • afflizione e sconforto nelle gravidanze;
    • dolori nel parto;
    • dominio del marito su di lei;
    • "custodirai però il desiderio nel tuo cuore";
    • relegata in casa e divieto di apparire in pubblico a capo scoperto;
    • divieto di essere ammessa a testimoniare davanti al Beth Din per essere menzognera;
    • "infine dovrai morire"
  • I modi per riparare all'errore fatto da Eva sono oggi per le donne ebree l'accensione dei lumi prima dello Shabbat ed anche di alcune festività ebraiche (cfr Berakhot e Qiddush), il prelevamento della Challah dal pane ed il rispetto delle leggi di Niddah, anche attraverso la Tevilah nel Mikveh.
  • Soprattutto prima del peccato originale Eva era molto bella, di bellezza celeste.

Figli

Lo stesso argomento in dettaglio: Adamo § Figli.

Con Adamo ebbe Caino, Abele, Set e generò ancora altri figli e figlie (5[27]). La tradizione biblica narra che i figli furono tra 14 e 140 [28].

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Note

Riferimenti

Bibliografia

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